Ah, gli anni ‘90. Il minimalismo, le Boy-band, Beverly Hills, Baywatch, le tute dai colori impossibili grandi due taglie in più… Va bene, forse non c’era da stare così allegri rispetto ad altri periodi ruggenti, ma di sicuro il decennio qualcosa di davvero memorabile, almeno ai videogiocatori, lo ha regalato: sto parlando di quella indimenticabile stagione d’oro degli RPG che, tra la fine degli anni ’90 e i primi del nuovo millennio, regalò (e ancora regala, complici Steam e GoG vari) tante nottate insonni a una intera generazione di utenti. Fondali isometrici pre-renderizzati o treddì agli esordi, controllo di tutti i membri del party, pausa tattica, regolamenti pen-and-paper seguiti alla lettera (principalmente AD&D e D&D 3.x, ma non solo, come vedremo) furono gli ingredienti di una stagione dei GdR digitali talmente amata da essere stata riproposta negli ultimi tempi da operazioni vintage di vario successo (dal fantastico Pillars of Eternity al trascurabile Sword Coast Legends): dunque, questa è la mia personalissima classifica degli RPG old school davvero imperdibili, conscio che chiunque di noi abbia vissuto quel periodo abbia la sua, e che tutti i titoli elencati qui sotto possano essere considerati letteralmente dei capolavori, cioè prodotti che hanno aggiunto meccaniche innovative e a volte addirittura dato il via a un genere. Non ho incluso MMORPG alla Ultima, action RPG alla Diablo o i recenti titoli vintage di cui sopra: qui si parla esclusivamente di GdR tattici con componente single player predominante, per la barba di Moradin!
7) THE TEMPLE OF ELEMENTAL EVIL
Alla base della classifica ho inserito, paradossalmente, il gioco che ha rappresentato, nel 2003, il canto del cigno degli RPG isometrici old school. Partorito da Troika Games (i quali membri chiave avevano lavorato anche su Fallout) e basato sulla leggendaria avventura tabletop scritta da Gygax e Mentzer nel 1985 (e non su Ritorno al Tempio del Male Elementale, sorta di sequel per la 3.0 del 2003 di Monte Cook), The Temple of Elemental Evil è tuttora un titolo piuttosto controverso. Non esente da difetti, tra i quali una mole di bug incredibile all’uscita, una scarsa longevità e una certa freddezza a livello di coinvolgimento, il titolo rappresenta però, a mio parere, ancora la trasposizione digitale più aderente al regolamento cartaceo basato sul d20: rigorosamente a turni, il giocatore prende il controllo in successione di ogni personaggio in base alla sua iniziativa, con la replica più fedele mai vista a schermo della profondità e varietà tattica tipica di una sessione D&D cartacea. Da questo punto di vista, il gioco è dannatamente divertente, e si fa ricordare e apprezzare ancora oggi.
6) BALDUR’S GATE II – SHADOWS OF AMN
Solitamente non inserisco giochi appartenenti a una stessa saga nella stessa classifica, tendendo a premiare più il ciclo che il singolo titolo, ma nel caso di Shadows of Amn faccio un’eccezione. Il trio delle meraviglie Black Isle Studios, Interplay e Bioware, nel 2000 porta vicino alla perfezione tecnica l’RPG isometrico con pausa tattica con questo sequel del celeberrimo Baldur’s Gate, ancora basato sul regolamento Advanced, limando i pochi difetti che il predecessore aveva palesato: i combattimenti si fanno più scorrevoli e meno frustranti, e l’azione più concitata. Personaggi, interazioni e trama si mantengono su livelli qualitativamente eccelsi, stavolta spostando però il setting nella torbida Athkathla. Gioco longevissimo, ma senza un singolo passaggio a vuoto.
5) ARCANUM
Per una volta usciamo da D&D e dai Forgotten Realms con questo gioiellino del 2001, sempre realizzato dalla compianta Troika Games. Il fascino steampunk unito a una classica ambientazione fantasy, e il dualismo tecnologia-magia con pesanti ripercussioni sul gameplay (dall’evoluzione del personaggio alla creazione degli oggetti magici) ne fanno un unicum all’interno degli RPG old school. Basato su una meccanica sviluppata in-game, Arcanum offre un buon bilanciamento combattimento-esplorazione, risultando difficile senza essere (quasi) mai frustrante. Insomma, la solidità di un ottimo GdR isometrico coniugata a un’ambientazione davvero originale, per una perla che non può mancare nelle nostre librerie digitali.
4) ICEWIND DALE II
Mazzate, mazzate, mazzate e ancora – indovinate? – mazzate. Tra il 2000 e il 2002 Black Isle ci immerge nell’estremo Nord dei Reami, nella Valle del Vento Gelido e nella disperata lotta per la sopravvivenza delle Ten Towns, già teatro di innumerevoli romanzi di R.A. Salvatore. Pur con tutti i crismi del genere (isometrico, pausa tattica, party, ecc.), Icewind Dale II e il suo predecessore sono pesantemente orientati al combattimento: ci si ritrova a dover fronteggiare ondate su ondate di nemici a ogni nuovo scenario, centellinando le preziose risorse e pregando che nessuno venga a disturbare il meritato riposo del party dopo aver superato una terribile lotta, consci che dietro il prossimo passo montano ce ne attende una ben peggiore. – altro che Dark Souls. Cito il secondo episodio invece che il primo esclusivamente per una curiosità: si tratta del primo gioco ad abbandonare l’Advanced e a fare uso del nuovo regolamento d20 3.0.
3) NEVERWINTER NIGHTS
Sul gradino più basso del podio, ecco un’altra pietra miliare, che segnò il passaggio dell’RPG dall’isometrico al 3D modulare. Nel 2002 Bioware e Infogrames sparigliarono le carte e con un triplo carpiato concettuale abbandonarono l’Infinity Engine per il 3D dell’Aurora Toolset: poteva essere un disastro, e invece fu uno dei più grandi successi di tutti i tempi, complici una campagna single player ben bilanciata e dannatamente divertente da giocare, ma soprattutto la modularità e facilità di utilizzo del motore di gioco, che consentì forse davvero per la prima volta nella storia dei Giochi di Ruolo la nascita di una comunità online, dove finalmente ogni giocatore poteva sviluppare moduli in proprio (alcuni dei quali veri e propri capolavori) e metterli a disposizione di tutti. È per questo che le notti a Neverwinter non sono mai finite.
2) BALDUR’S GATE
Evvabbe’, non poteva essere altrimenti, sante Bioware e Halifax: il patriarca dell’epoca d’oro degli RPG nel 1998 semplicemente definì uno standard per gli anni a venire, con un’implementazione del regolamento Advanced mai vista prima, col suo perfetto bilanciamento combattimento-interpretazione-esplorazione (“fammi vedere ancora il prossimo quadro e poi spengo…”), con la sua trama avvincente, coi suoi personaggi memorabili (Minsc e Boo su tutti), e con la sua grafica evocativa e coloratissima. C’è bisogno di dire altro?
1) PLANESCAPE: TORMENT
Lo so, attirerò delle critiche per questa scelta, ma a mio parere il titolo della Black Isle del 1999, che fu un discreto insuccesso a livello commerciale, è ancora oggi l’esperienza ruolistica più coinvolgente di tutti i tempi. Pochi combattimenti, ma tonnellate di interpretazione e di scelte morali del Nameless One nella sua ricerca su SIgil e attraverso i piani di esistenza del multiverso: Gioco di Ruolo nella sua accezione più profonda, capace di mettere in discussione non il personaggio, ma il giocatore. Al fatidico The End vi ritroverete a fissare lo schermo per mezz’ora senza riuscire a dire una parola. Provare per credere.
E voi, illyoners? Quali titoli togliereste e quali includereste? Fateci sapere!
– Luca Tersigni –