Quando ci si accosta a un prodotto come ‘Pillars of Eternity’, dopo la lunga attesa che ha fatto montare a neve l’hype, lo si fa quasi con cautela, come se il confronto con la realtà potesse risultare deludente; come se il baratro tra ciò che ci siamo prefigurati e ciò che in effetti abbiamo davanti ci impedisse di apprezzare l’opera che abbiamo tra le mani. Rompiamo la suspense e vi diciamo subito che per ‘Pillars’ non è affatto così: il lavoro finale supera di gran lunga le aspettative, nonostante la Obsidian, dal 2012 ad oggi, abbia fissato un’asticella incredibilmente alta. Raramente, anche davanti a proprietà intellettuali più blasonate, di fronte a budget di svariati zeri più elevati di quello di ‘Pillars of Eternity’, abbiamo provato lo stesso senso di meraviglia, la sensazione di scoprire un qualcosa di completamente nuovo e, al tempo stesso, di ritrovare un oggetto per lungo tempo perduto (cosa, questa, molto fantasy).
Urge un piccolo passo indietro, per chi si fosse perso qualche passaggio. ‘Pillars of Eternity’ è un progetto lanciato dalla Obsidian Entertainment (‘Star Wars: Knights of the Old Republic II’, ‘Neverwinter Nights 2’, ‘Fallout: New Vegas’, nonché il prossimo venturo gioco su licenza ‘Pathfinder’), software house nata dalla costola dei leggendari Black Isle Studios, che sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter ha raccolto la bellezza di quasi 74.000 backers e circa quattro milioni di dollari di finanziamento, a fronte di un solo milione richiesto. La promessa di un gioco di ruolo di stampo old school, con visuale isometrica, che restituisse il feeling dei classici della fine degli Anni Novanta del Ventesimo Secolo, ha attirato una pioggia di appassionati e nostalgici. Da ottobre 2012 lo sviluppo è andato avanti, con una tabella di marcia che ha dovuto subire diversi rinvii per consegnare un prodotto finito e limato ai sostenitori e ai nuovi acquirenti. Fino ad arrivare alle 17:00 del fatidico 26 marzo, quando – dopo un periodo di open beta per i finanziatori – il gioco è stato reso disponibile sulle piattaforme di distribuzione digitale, consentendoci di metterci sopra le mani e di testarlo in ogni modo possibile, immergendoci nel fantastico mondo di Eora.
Ecco, dunque, che cosa pensiamo di ‘Pillars of Eternity’.
CINQUANTA SFUMATURE DI PG
La prima cosa che il gioco, dopo averci accolto con la sontuosa colonna sonora, ci invita a fare è creare il nostro personaggio, mettendoci a disposizione un editor forse non comparabile con quelli dei videogiochi più moderni, ma capace di fornirci un discreto grado di personalizzazione. Le sei razze disponibili mostrano già quale sarà l’impronta di ‘Pillars’, a mezza via tra classico e innovazione: accanto a Umani, Elfi e Nani, la Obsidian ci mette a disposizione i giganteschi Aumaua, che nell’impostazione di base si presentano alti, azzurrini e tatuati di giallo (ricordando un po’ i Na’vi di ‘Avatar’); gli Orlan, simili agli halfling dei giochi di ruolo più mainstream, si riconoscono per la piccola taglia e le lunghe orecchie da gatto; infine gli inquietanti Divini, creature “benedette” con aspetti fisici mostruosi e capacità precluse a tutte le altre razze. A questo punto tocca scegliere la classe (tra undici), la distribuzione dei punti tra gli Attributi principali, lo stile di combattimento e il background del nostro personaggio, stabilendone la provenienza e dando un indizio sulle sue passate attività (cacciatore, mercenario, vagabondo…). Andando avanti con la storia, le nostre scelte andranno a stabilire quale sia il nostro allineamento e a comporre la nostra biografia, consultabile nella apposita sezione del Diario e aggiornata quasi in tempo reale; ma a costruirla contribuiranno anche le risposte alle domande dei nostri compagni.
CATAPULTATI NELL’EIR GLANFATH
A questo punto veniamo immersi nella storia: il nostro PG fa parte di una carovana di coloni diretta verso Valdoro, attirata dalla promesse di Lord Raedric, signorotto locale. L’inizio ricorda da vicino, complice la presenza della carovana, l’incipit di ‘Icewind Dale’ – e dubitiamo che sia un caso. Dopo poco tempo l’immancabile tragedia si abbatte sul gruppo nella forma di un biawac, una terribile tempesta (tipica dell’Eir Glanfath, la zona che stiamo visitando) che ha la brutta abitudine di strappare le anime ai legittimi proprietari. Il nostro sopravvive – e ci mancherebbe! –, acquisisce uno strano potere che minaccia di farlo impazzire e dà definitivamente inizio all’avventura. Non diciamo altro per non rovinarvi la sorpresa, ma la trama appare fin dalle prime ore in grado di affascinare, stupire e sedurre con la sua componente a tratti dark fantasy e la giusta dose di misteri da dissipare. Strada facendo potremo reclutare i nostri compagni, che contribuiranno a formare il party (composto da un massimo di 6 personaggi presenti contemporaneamente, come da tradizione); con gli stessi potremo lungamente dialogare, scoprendo di più sul loro passato e ricevendo interessanti quest. Per gli amanti delle storie d’amore a la ‘Dragon Age’, però, una piccola nota negativa: non è previsto che il personaggio intrattenga romances. Niente che una patch futura (o il modding) non possa risolvere, ma per adesso questo è quello che passa il convento.
TRA CLASSICISMO E INNOVAZIONE
Il gioco ci consente di settare diversi livelli di difficoltà, e soprattutto di combinarli con modalità che escludono i suggerimenti dall’interfaccia o consentono un solo salvataggio: roba per veri hardcore gamers, insomma, che con ‘Pillars of Eternity’ avranno modo di sbizzarrirsi. Come abbiamo già avuto modo di dire, questo prodotto è un tributo e un atto d’amore verso gli RPG old school, ma al tempo stesso si pone come un innovatore nel campo. Il risultato, da questo punto di vista, è strabiliante.
Sotto il primo profilo, infatti, PoE abbonda di citazioni che faranno balzare il cuore in gola ai giocatori della prima ora di ‘Baldur’s Gate’ e ‘Icewind Dale’: dalla mascotte disponibile con il preordine, il Maialino spaziale che tanto ricorda il criceto Boo, passando per l’animazione del fuocherello che indica il trascorrere del tempo durante il riposo del party, per finire con il tono con cui una misteriosa voce fuori campo di informa che “You must gather your party before venturing forth”, pronunciata con la stessa identica cadenza di quei classici indimenticabili. Anche la resa grafica, nonostante l’abbandono dell’Infinity Engine, si discosta di poco: quantunque non faccia certo gridare al miracolo (cosa che però consente al gioco di girare tranquillamente anche su PC datati!), il motore grafico fa il suo lavoro, amalgamando in maniera riuscita – almeno a livello di colpo d’occhio – i fondali con i personaggi tridimensionali. Il feeling che si prova nell’osservare i dungeon dall’alto, con le colonne che terminano in un apparente nulla, è esattamente lo stesso che davano i progenitori spirituali di questo progetto. Non mancano, purtroppo, piccoli bug (che però non rovinano la complessiva esperienza di gioco): ci è capitato, ad esempio, di notare schizzi di sangue spostati di diversi metri rispetto alla creatura che li produceva quando ferita, oppure di assistere ad un blocco delle cutscene dovuto all’incastrarsi di un personaggio con una componente dell’ambiente (cosa che ci ha costretto a ricaricare dall’ultimo autosave). Anche i personaggi, di tanto in tanto, iniziano a correre sul posto o girarsi avanti e indietro a scatti. Ma tant’è, nulla di veramente grave.
D’altro canto, però, non si tratta di un’imitazione pedissequa: ‘Pillars of Eternity’ vive di un proprio sistema di regole, sicuramente tributario di quello di altri giochi di ruolo cartacei, ma autonomo rispetto a questi; così come autonomi sono il lore ed il bestiario del videogame, una componente di ignoto che spingerà i giocatori ad esplorare quello che, a tutti gli effetti, è un mondo nuovo. Il combat system, pertanto, è molto intuitivo (forse proprio perché simile a quello dei capolavori old school), nonostante si basi su regole diverse: grande enfasi è posta sulla pausa tattica, che il giocatore è libero di impostare secondo le proprie esigenze (avvistamento del nemico, attacco contro il nemico, vigore che cala sotto un certo tot…), oltre che libero di attivare per proprio conto in caso di necessità, consentendo di gestire al meglio le situazioni di combattimento. Tranne che per il protagonista, la cui morte – va da sé – pone fine all’avventura, gli altri personaggi sono passibili di permadeath, cosa che spinge a ragionare su ogni mossa, piuttosto che a lanciarsi a testa bassa contro il nemico. Ma ‘Pillars’ non è solo combattimento: è anche dialogo (con opzioni che possono essere sbloccate da punteggi particolarmente alti in certe Abilità) e sequenze scriptate. Queste, a differenza delle cutscene preimpostate, consentono al giocatore di intervenire scegliendo una delle diverse opzioni (anche qui, alcune verranno sbloccate in base a determinati punteggi): capiterà, ad esempio, di dover afferrare un compagno che rischia di cadere dal burrone, oppure di dover utilizzare la spada a mo’ di giavellotto per impalare un nemico ostinato (perdendo l’arma, naturalmente).
Tanta carne al fuoco, insomma, se considerate che oltre alla componente prettamente ruolistica viene introdotta una parte dall’anima gestionale, legata alle riparazioni e agli ampliamenti della Fortezza (Stronghold, in originale), che ci riserviamo di approfondire in futuro. E ora siete pronti a conoscere il nostro verdetto, Illyoners? Procediamo!
– Stefano Marras –
‘Pillars of Eternity’: la recensione!
Isola Illyon
+ Restituisce il feeling dei classici dell'isometrico con tante citazioni che trasudano amore per i giochi old school
+ Opzioni di personalizzazione del personaggio più che discrete
+ Colonna sonora sontuosa e coinvolgente
+ Impostazione grafica che amalgama piacevolmente sfondi e personaggi in 3D
+ Trama appassionante
+ Un lore immenso e ignoto, tutto da esplorare
+ La componente gestionale della fortezza!
+ Tante quest
+ Eccellente localizzazione in italiano
- La grafica non fa gridare al miracolo
- Qualche piccolo bug, ma niente che qualche patch non possa sistemare
- Niente romances