Versione testata: PlayStation 4
Illyoners, se gli zombie sono la vostra passione sicuramente avrete già sentito parlare di 7 Days to Die, il “survival horde crafting game” sviluppato dal team The Fun Pimps. Dopo il discreto successo (oltre un milione e mezzo di download) ottenuto con la versione PC, distribuita ormai quasi tre anni fa (ma tutt’ora ancora in Accesso Anticipato su Steam), il titolo è stato convertito anche per PlayStation 4 e Xbox One.
Scopo del gioco è quello di costruire, entro una settimana (in-game un minuto corrisponde ad un paio di secondi reali), tutto ciò di cui potreste avere bisogno per sopravvivere in una landa desolata, ricavando le materie prime da ciò che vi circonda. Dovrete costruire la vostra base, le vostre armi e accrescere le vostre abilità, non dimenticando che avrete soltanto sette giorni prima di rischiare di morire.
MECCANICHE DI GIOCO
Come dicevamo prima, la definizione piuttosto particolare di 7 Days to Die si riscontra nelle aspettative che si potrebbero avere nei suoi confronti. Il tentativo è quello di fondere diverse meccaniche e stili di gioco che in qualche modo possano combaciare con le esigenze di un videogame post apocalittico.
Sicuramente l’aspetto da crafting game è quello maggiormente sviluppato. È possibile interagire praticamente con ogni elemento presente su schermo: partendo dai sacchi dell’immondizia nei quali rovistare, fino al cotone da raccogliere, alle case in rovina e alla cacciagione, non c’è niente che i vostri pugni (come vedrete nel gameplay qua sotto) o i vostri strumenti nuovi di zecca non possano fare. Proprio per questo motivo è interessante anche la modalità di creazione degli ambienti o l’esplorazione di quelli generati casualmente, che aumentano il grado di rigiocabilità.
Il secondo aspetto interessante è dato dalla crescita e dallo sviluppo delle abilità del personaggio, in perfetto stile RPG: contestualmente all’esplorazione, alla ricerca di risorse e alla costruzione, infatti, il sopravvissuto sviluppa delle skill e aumenta di livello, aggiungendo all’esperienza del crafting quella tradizionale di un Gioco di Ruolo.
In più, gli sviluppatori hanno scelto di introdurre anche meccaniche da tower defense: come lo stesso titolo suggerisce (e come è giusto che sia per ogni gioco infestato da zombie), l’obbiettivo ultimo è la sopravvivenza del personaggio ai gruppi di non-morti che di notte si presentano alla vostra porta, sempre più numerosi. Il settimo giorno, poi, al calar del sole e con l’alzarsi della luna di sangue, si viene assediati da una vera e propria orda di vaganti, tale da mettere alla prova la solidità del rifugio e l’efficacia delle armi – che si tratti di arco e frecce o armi da fuoco di fortuna, questo dipenderà soltanto da voi e dalla vostre capacità di esplorazione e costruzione; nel caso riusciate a sopravvivere, avrete modo di riparare le strutture danneggiate e costruire difese sempre migliori.
Il mescolarsi di tutti questi stili tende a gettare delle buone basi per il gioco ma, allo stesso tempo, crea confusione in chi si approccia per la prima volta ad un survival così atipico. Per sopravvivere ci vuole soprattutto tanta pazienza: se non ne avete molta, probabilmente 7 Days to Die vi farà perdere le staffe facilmente. Vi ho detto che dovete fare anche in modo che il vostro alter ego non muoia di fame o, peggio ancora, disidratato? Meglio un po’ d’acqua recuperata dal cesso, dopotutto. O no?
GRAFICA E GIOCABILITÀ
Uno dei tasti dolenti della versione console di questo gioco è la scarsa qualità del comparto grafico che, appena riaprirete gli occhi e vi ritroverete da soli nella desolazione più totale (nudi, soprattutto), noterete essere di molto inferiore alla media dei prodotti dell’attuale generazione: zombie ed edifici sono piuttosto spigolosi, le texture della vegetazione e del terreno sono di bassissima qualità, e a volte avrete difficoltà a distinguere gli oggetti senza che ne leggiate la breve descrizione a disposizione nel menù. A questo si unisce la poca attenzione da parte del team di sviluppo nell’adattare la versione PC del gioco al sistema di controllo delle console: per esempio, sia navigando nel menù rapido che in quello completo, si intuisce perfettamente come questi siano progettati per essere utilizzati con una tastiera, piuttosto che con un gamepad. Probabilmente qualche mese di sviluppo in più avrebbe reso il prodotto finale tecnicamente più accattivante e meno legnoso da giocare.
Quali sono dunque le aspettative che un giocatore può avere nei confronti di 7 Days to Die? Da un lato l’idea di dare al titolo tutte queste diverse sfumature, pescando fra tanti stili di gioco differenti, è una scelta di base vincente. Dall’altro, però, proprio per l’estrema meccanicità delle dinamiche e per il comparto tecnico datato, è difficile che il titolo faccia breccia nel cuore del grande pubblico, ormai abituato a ben altri standard. Va comunque detto che molti potrebbero trovare “rifugio” nella modalità online, dove è possibile incontrare e scontrarsi con altri sopravvissuti, o decidere di combattere insieme i non-morti.
Ancora indecisi? Allora non perdete questo nostro video gameplay, che dovrebbe chiarire tutti i vostri dubbi!
– Antonio Sansone –
7 Days to Die: recensione e gameplay
Antonio Sansone
- È un titolo sicuramente unico nel suo genere;
- C'è la possibilità di giocare in coop locale attraverso lo schermo condiviso (massimo due giocatori);
- L'esperienza di gioco non è ottimizzata per console;
- Tecnicamente scadente;
- Non adatto a chi ha poca pazienza;