Settimana dopo settimana, gli episodi di ‘Game of Thrones’ scivolano via come caramelle offerte ai compagni durante la ricreazione, da ragazzini. E così, senza quasi nemmeno rendercene conto, ci ritroviamo già all’ottavo episodio, preludio della battaglia dei Bastardi prossima ventura e di un finale di stagione più lungo del solito (69 minuti) – e, si spera, anche più scoppiettante.
DISCLAIMER: Questo articolo contiene SPOILER dall’ottavo episodio della stagione in corso. Non procedete oltre se non siete in pari con le puntate.
Pur regalandoci cinquanta minuti densi di sviluppi e complessivamente piuttosto interessanti, anche questo episodio stenta a decollare e, con esso, fatica l’intera stagione. Ancora una volta vediamo in piena attuazione il paradosso che sottolineavo nella precedente recensione, vale a dire il bipolarismo – se non una vera e propria schizofrenia – con cui lo show si rapporta alla sempre maggiore vicinanza alla propria definitiva (?) conclusione: da un lato correndo in maniera forsennata, condensando in poche (e comunque brevissime) scene degli eventi che meriterebbero maggiore approfondimento; dall’altro continuando a sprecare preziosi minuti su situazioni e personaggi di cui, oggettivamente, si potrebbe benissimo fare a meno.
Incarnazione di questa tendenza, nell’episodio ottavo, sono le storyline di Arya e degli alleati di Daenerys a Meereen. Iniziando da quest’ultima, assistiamo alla partenza di Varys, che si dirige verso Westeros – par di capire – alla ricerca di alleati; un saluto quasi emozionante, quello tra Tyrion e il suo semi-quasi-amico Ragno Tessitore, ma soprattutto un verosimile riallineamento (anche qui) alla trama dei libri di Martin. Dopodiché circa cinque minuti se ne vanno con Tyrion, Missandei e Verme Grigio intenti a raccontarsi delle freddure raggelanti, tanto da far sorgere il dubbio che vogliano far arrivare l’inverno a colpi di “scherzi da prete”. Sì, interi minuti. Seriamente. Quindi finalmente sentiamo il suono delle campane e veniamo a sapere che la flotta degli schiavisti – schiavisti con cui Tyrion ha stipulato la pace… o ricordo male? – è giunta ad assediare Meereen. Perché? Non ci viene spiegato, come se non fosse importante. Gli avversari sono talmente bidimensionali, che nemmeno li vediamo: ci vengono proposte solo delle navi che iniziano a bombardare la città con delle catapulte. Per carità, tutto reso molto bene grazie alla CGI, ma tutto troppo, troppo veloce. Si fa appena in tempo a pensare “Tyrion dovrebbe liberare i draghi”, ed ecco arrivare una Daenerys aviotrasportata che, senza una parola (!), prende in mano la situazione. E magari usare qualcuno dei minuti sprecati nei preliminari dei giochini alcolici per farle dire due parole? O per far reagire i suoi alleati? Robe tipo: “Ehi, non sei morta!”, “No, sono arrivata con un’orda dothraki e un drago che mi sballa l’IMU, ora apriamo culi di schiavisti.” Invece niente.
Le cose vanno giusto leggermente meglio per quanto riguarda Arya Stark e le sue ambizioni da Uomo senza volto. Anche qui qualche minuto viene dedicato a dimostrarci che Lady Crane, l’attrice originariamente bersaglio della lupacchiotta (dalla stessa, poi, risparmiata), ha seguito i consigli di Arya e ha enormemente migliorato l’immedesimazione nel personaggio di Cersei, con conseguente riscontro di pubblico. In questo caso la spendita di minuti può essere giustificata dalla muta richiesta di soccorso della giovane Stark, praticamente sbudellata, che grazie alle sapienti cure dell’attrice si riprende tanto da riuscire a saltare sui tetti (‘Assassin’s Creed: Braavos’, prossimamente sulle migliori console) e a combattere con Ago in pugno. In tutto questo ovviamente non poteva mancare l’inseguimento finale da parte dell’odiosa Orfana, nel quale Arya riesce ad avere la meglio proprio grazie alla lunga cecità che l’ha afflitta all’inizio della stagione. Jaqen dimostra approvazione per il fatto che Arya abbia sconfitto l’Orfana, dichiarando che finalmente è pronta per essere “No One”. Arya però rivendica fieramente la sua identità e si allontana baldanzosa dal suo maestro, che continua a sorridere, imperturbabile. Anche questo faceva parte dei piani di Jaqen H’ghar? Ad Arya sarà consentito di allontanarsi senza intralci dal Tempio del Dio dai mille volti?
Ad Approdo del Re, Cersei “sceglie la violenza”, quando l’Alto Passero la convoca al Tempio di Baelor per un’udienza privata. Il che significa sguinzagliare la Montagna-zombie, che afferra un povero esponente del Credo Militante e… lo decapita a mani nude. A fronte della superiorità… schiacciante (ah-ah-ah…!) del bodyguard di Cersei, il Re – su consiglio dell’intrigantissimo Alto Passero – decide dunque di bandire per sempre i processi per duello, in quanto reliquia barbarica di epoche passate. Scacco alla Regina, verrebbe da dire. Basterà questo per sgonfiare l’hype, giunto ormai quasi a livelli di allarme, venutosi a creare per il Cleganebowl, il profetizzato scontro tra la Montagna e il Mastino?
Forse il destino ha in serbo altre carte, però, per il nostro Sandor, il quale massacra quattro poveri cristi nella foresta, per poi raggiungere finalmente gli autori della mattanza alla comunità hippie dove lui stesso aveva trovato rifugio. Solo che questi sono già stati catturati dalla Fratellanza senza Vessilli, pronta a ristabilire le regole che quei tre hanno violato. Fortunatamente, dunque, la produzione non ha violentato l’ideologia della Fratellanza senza Vessilli, come avevamo temuto vedendo la scorsa puntata: sono sempre i simpatici Robin Hood delle Terre dei Fiumi. Dopo un siparietto comico tutto sommato non spiacevole, il Mastino sembra comprendere di aver giudicato male la Fratellanza, e si ferma con loro. Beric e Thoros avanzano il sospetto che, per tutti loro, il destino abbia in serbo qualcosa. E io dico che questo qualcosa ha le iniziali di LS (se non ne conoscete il significato, evitate di cercarlo su Google). I want to believe.
Infine, sempre nelle Terre dei Fiumi, molto spazio viene riservato all’assedio di Delta delle Acque. A grandi linee, anche qua si seguono gli sviluppi della storyline di Jaime in ‘A Feast for Crows’. Viene però introdotto un incontro con Brienne, in cui tra i due emerge una forte tensione che viene captata anche da Bronn e Podrick. Alla guerriera di Tarth viene dunque consentito di entrare a Delta delle Acque per proporre a Brynden Tully, zio di Sansa, di lasciare il castello con tutte le sue truppe per unirsi alla nipote nella riconquista del Nord. Prevedibilmente, il Pesce Nero rifiuta. Jaime cambia dunque strategia e, come nei libri, si reca da Edmure, legittimo signore di Delta delle Acque; in un confronto piuttosto serrato col prigioniero, Jaime dimostra di essere uno stratega e un politico non meno spietato ed efficace del compianto (?) Tywin. Minacciando di scagliare il figlio di Edmure dentro Delta delle Acque con una catapulta, fa sì che sia lo stesso prigioniero, una volta liberato, a consegnare la città ai Lannister e ai Frey. Quelle della presa di possesso del castello sono scene che trovo molto ben girate (mettendo da parte la computer grafica delle tende dell’accampamento), con una fotografia molto cupa, fumosa. E quando ci si aspetterebbe che Brynden possa fuggire, come fa nei libri, dalla porta sul fiume, ecco che il Pesce Nero rifiuta, preferendo morire. Ennesimo decesso fuori scena, come già quello di Stannis nel finale della scorsa stagione: sarà mica colpa di Brienne? L’uccisione, comunque, pare confermata dai soldati Lannister. Alla fine Brienne e Pod si allontano sul fiume, e la donna, forse percependo Jaime con la Forza a dispetto della nebbia e della distanza, sembra dire addio per sempre al suo cavaliere dall’armatura dorata.
Non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima settimana, con la recensione della 6×09, ‘The Battle of Bastards’, di cui trovate il lunghissimo promo (circa cinquanta secondi) qui sotto:
– Stefano Marras –
Game of Thrones 6×08: No One – Recensione
Isola Illyon
- Gradevoli i siparietti comici fra Pod e Bronn e fra il Mastino e i membri della Fratellanza senza Vessilli;
- Piuttosto fedele ai libri e ben girata la parte dell’assedio di Delta delle Acque;
- Le trame di Arya e Meereen paiono giunte all’apice del climax, in attesa della decima puntata;
- La Montagna in azione (anche se per poco)!
- Ancora una volta: troppa fretta, da un lato, e troppo tempo sprecato;
- Viene bistrattata, per la fretta, la parte su Meereen;
- Anche le storyline di Arya e del Mastino soffrono dello stesso problema;
- Perché far fare quella fine al Pesce Nero, senza nemmeno il gusto di un ultimo combattimento?