Personalmente ho sempre pensato che l’horror, in quanto genere a sé, avesse due possibili rappresentazioni: quella gore, con budella e cervella ovunque, condita con musica heavy metal in sottofondo, e quella raffinata, senza jumpscare, che trasmette un malessere costante. Freak Island, di Masaya Hakazono, pur essendo un manga, rientra saldamente nel primo caso, e unisce i vari cliché dell’horror classico ad una location più particolare.
FACCIA DI PORCO E RADIAZIONI
La storia inizia, incredibilmente, su di un’isola tropicale. Una bella ragazza, in costume, sta scompostamente correndo verso la spiaggia. La sua corsa viene però interrotta dal suono meccanico di una tagliola che si chiude, guarda caso, proprio sulla sua caviglia. Non potendo camminare, la giovane cerca di liberarsene, ma ecco spuntare un individuo rozzo quanto grosso, in giacca e cravatta, con una maschera da maiale… vera. Ha con sé un machete e, senza pensarci due volte, ghigna e cala il primo colpo. Colpisce la ragazza alle mani, e delle dita rimangono solo dei moncherini. Afferra il braccio sinistro della povera sventurata e, con la sua bocca quasi sdentata, comincia a succhiarne il sangue e a morderla. Il secondo colpo di machete centra la ragazza, incredula, proprio in mezzo agli occhi, strozzandole un urlo in gola. Nessuno ha visto o sentito nulla, nemmeno i ragazzi su quella barca, poco lontani…
Freak Island entra senza troppe cerimonie nel vivo della trama, illustrandoci, già nelle prime quattro pagine, chi sia il malvagio, chi siano le sventurate vittime e, soprattutto, quale sia il luogo nel quale il primo pianterà il machete nel culo delle seconde. Ma fermiamoci qua con gli spoiler e andiamo ad analizzare, elemento dopo elemento, i punti forti di questo horror. Abbiamo un uomo grosso, muscoloso e senza troppi scrupoli, chiaramente il nemico da abbattere contro il quale i ragazzi sembrano avere ben poche possibilità. Un gigantesco lupo in un recinto di pecore: tipico, seppur sempre vincente, cliché dei gore. Il genere è molto simile a quello di “Non aprite quella porta”, una caccia nel quale gli sventurati protagonisti cercheranno, forse riuscendoci, di scappare e salvarsi.
I protagonisti, invece, sono i soliti ragazzetti senza troppa sagacia, senza alcuna capacità intellettuale, destinati a morire nei modi più sciocchi e stupidi per il nostro piacere. Non so voi, ma a me questa situazione piace un sacco. Anche questo, ovviamente, è un luogo comune non troppo elaborato ma, alle volte, riesce a dare vita a cambiamenti di trama non indifferenti: parliamo di Funny Games, ad esempio, dove i cattivi sono i veri protagonisti, o di Grindhouse: A prova di morte, dove le buone arrivano, alla fine, a dare la caccia al malvagio, dimostrandosi malvagie a loro volta.
La location, infine, è abbastanza generica, ma non approfondita abbastanza in questo primo volume: potrebbe nascondere qualche luogo segreto, qualche mistero, o perfino qualche altro nemico. Per non parlare di un pericolo radioattivo nascosto ma non troppo, un vecchio villaggio abbandonato, una strada che conduce su di una montagna (forse il rifugio dei cattivi?) e tanto altro. Insomma, c’è molta carne al fuoco ma, avendo a disposizione solo il primo numero, ammetto che le premesse non sono ancora abbastanza per decretare come e dove andrà a a parare questo Freak Island.
Tralasciando la trama e i personaggi, che sicuramente si evolveranno nei prossimi capitoli, il manga può contare su un’ottima realizzazione tecnica. I disegni di Masaya Hakazono sono splendidi e, lo ammetto, ho notato una certa somiglianza col tratto del Dylan Dog di Sclavi: i particolari, inoltre, sono ricercatissimi, come la scritta Diadas sulla maglietta, con il logo delle Adidas capovolto per non incorrere in problemi di copyright. Lividi, sangue, cervella, tutto è rappresentato rozzamente ma, allo stesso tempo, è esattamente sporco, sudicio, e grezzo come dovrebbe essere. La Star Comics ha fatto un ottimo lavoro, mantenendo e utilizzando un font piacevole, elaborato e raffinato quanto basta per rendere la lettura scorrevole, leggera e decisamente fluida. Questa è scivolata via abbastanza velocemente, e mi ha lasciato una grande voglia di andare avanti: già nella seconda parte del volumetto si notano evoluzioni della trama non indifferenti, che terminano con un grosso colpo di scena.
In definitiva, Freak island mi ha fatto una buona impressione, e la continuazione della storia potrebbe rivelarsi decisamente interessante. Questo primo tankōbon è già disponibile in fumetteria al prezzo di 4,90 euro, mentre l’uscita del secondo è prevista per l’8 giugno.
Voi l’avete letto? Quali sono le vostre conclusioni? Scrivetecelo qua sotto!
– Yari Montorsi –
Gore, motoseghe e maiali: ecco Freak Island #1!
Yari Montorsi
- L'evoluzione della storia potrebbe essere molto interessante;
- Bellissimi disegni, pieni di dettagli particolari e ricercati;
- Font semplice e fluido;
- Un ingresso, forse, troppo diretto;
- Il nemico principale è uno stereotipo;
- A parte qualche eccezione, anche i personaggi ricalcano i soliti cliché del genere;