Come indubbiamente vi ricorderete, la pubblicazione del trailer di “Warcraft – l’Inizio” (per chi non lo sapesse, in uscita il prossimo 10 giugno) ci aveva entusiasmati e al tempo stesso preoccupati: diversi erano (e sono tutt’ora) i dubbi che circondavano la produzione della Legendary Pictures, e il tempo (nonché i borbottii di una certa fascia – la più fastidiosa – dei nerd sull’Internet) non ha certo contribuito a fugarli.
Per quanto sia piuttosto insensato criticare qualcosa che ancora deve uscire, sull’argomento c’è poco da scherzare: Warcraft è più di un franchise, si tratta di una delle colonne portanti del fantasy moderno in generale, e dei giochi per PC in particolare. Dunque, per quanto odiosa sia la prospettiva di ritrovarsi di fronte a un flop, è ugualmente un imperativo sviscerare la faccenda nel dettaglio, giungendo anche a certe (amare) conclusioni.
Che sappiamo dunque? Punto uno, è un film tratto da un videogioco.
Ora, l’ultimo lungometraggio decente tratto da un videogioco che la critica cinematografica ricordi aveva come protagonista un Pokémon (probabilmente, qualcuno meno stupido di un portachiavi). Anche tenendo conto che il 90% dell’odio riservato ai cine-giochi sia stato scatenato da Uwe Boll (“Alone in the Dark”), si tratta di un precedente quantomeno deprimente, quasi a voler indicare che i due media non siano compatibili.
Perché? Forse il fascino dei videogiochi dipende soprattutto dall’essere coinvolti in prima persona, o forse è impossibile rendere su schermo la complessità di tutte le sfaccettature contenute in essi. In ogni caso, già solo per questo motivo Warcraft parte svantaggiato: per quanto si amino ambientazione e storia, tale amore deriva dall’averle giocate, e sedersi in sala per vedere il gioco di qualcun altro non sarà la stessa cosa.
Sul regista, sappiamo che Duncan Jones col fantasy ci azzecca poco, il che non indica un fail automatico, ma neppure fa stare in una botte di ferro: come si rapporterà Jones con il genere? Saprà gestirlo e renderlo su schermo? Buttateci dentro un cast piuttosto variegato, con scelte decisamente adeguate (il Ragnar di Vikings, Travis Fimmell) e altre quantomeno dubbie, e le perplessità si moltiplicano.
Tuttavia, essendo il cast composto in massima parte da orchi (o, comunque, creature non esattamente umane), diventa doveroso esaminare il comparto effetti speciali e computer grafica. Anche qui, situazione spinosa: basta scostarsi dal fotorealismo assoluto, e subito si avrà l’impressione di vedere una cinematic lunga due ore (non che sia necessariamente un male, la Blizzard ha sempre e solo creato le cinematics più belle della storia). In questo caso, alcune rassicurazioni ci arrivano: certo, in specifiche parti del trailer la grafica sembra quasi amatoriale, ma contando che per la CGI i lavori di post-produzione proseguiranno fino a un paio di minuti dalla prima, quanto visto sembra almeno adeguato, e da lì in poi si potrà solo migliorare.
Ciò tuttavia introduce un nuovo ordine di problemi: la CGI è condizione necessaria, ma tutt’altro che sufficiente (a meno che non vogliate vedere un altro “Avatar” con gli alieni verdi anziché blu). È obbligatorio rendere giustizia alla trama e ai personaggi, alcuni dei quali, trattandosi di Warcraft, possiedono un background che si qualificherebbe come esame universitario per il numero di pagine di lunghezza. Buttare dentro troppi dettagli, però, aumenterebbe a trenta il numero di ore passate a blaterare e ridurrebbe a zero quelle trascorse a martellarsi in faccia a vicenda: per i fan del gioco sarebbe ridondante, per gli spettatori casuali noioso. Questi ultimi, però, non possono essere certo lasciati a se stessi, né si può pretendere (seguendo la politica della DC Comics) che si studino qualche decennio di premesse per godersi il film: un rischio tutt’altro che ipotetico, visto che tra gli spettatori del trailer al Comic-Con 2015, una rilevante minoranza pare abbia commentato con un “bellissimo, non c’ho capito una sega” (parafrasi nostra).
Infine, c’è un piccolo dettaglio che potrebbe (dovrebbe?) preoccupare i cinefili più attenti: in un paio di occasioni, Jones ha fatto capire di stare già pensando alla possibilità di un sequel (pratica nota agli addetti ai lavori come “vender la pelle prima di accoppare l’orso”). Quando si gira un film è buona pratica, beh, girare un film, raccontando cioè una storia autoconclusiva, pensando a un eventuale proseguimento solo in un secondo momento. Certo, esistono casi particolari ed eccezioni, ma l’ultima stagione ci ha insegnato che, salvo quelle rare “botte sicure” (Star Wars), non si tratta quasi mai di una buona idea.
Dunque “Warcraft” farà necessariamente e incontrovertibilmente schifo, oppure che non piacerà a nessuno? Non è quello che abbiamo detto. Tuttavia, se siete il genere di persona che deve pulire abbastanza spesso lo schermo del PC dagli schizzi di bava dell’hype, accettate il consiglio di mettere un limite (quantomeno, un limite umano) alle vostre aspettative.
– Federico Brajda –