Certe volte, quando meno ce lo si aspetta, esplode un bagliore nell’oscurità, un flash straniante che illumina il reale quella frazione di secondo che basta per delineare l’ignoranza di chi oramai è abituato al buio. Questo trauma lascia la “vittima” in uno stato di balbo stupore e dolorante stordimento, ma spesso è scaturito da un elemento minimo e apparentemente insignificante che trascina con sé una serie di considerazioni di ampio respiro. Io, evidentemente, farei la felicità di un redivivo Freud che, prima di strapparmi il cervello coi suoi possenti denti zombi, gioirebbe nello scoprire che le mie mancanze siano sottolineate brutalmente da un paio di tette.
Facciamo un passo indietro. Recentemente mi è capitato di mettere mano su uno di quei fumetti della scuderia Panini che, nonostante l’alto profilo dell’editore, pare essere condannato a un destino di nicchia. Si tratta del primo volumetto di Riconquiste, scritto e sceneggiato da Sylvain Runberg (meglio noto per Konungar), ormai punto saldo della produzione fantasy franco-belga, e illustrato dal canadese François Miville-Deschênes. Immergendosi nella lettura vien naturale notare come il disegno sia caratterizzato da un sapore di altri tempi, quasi fosse in stasi dagli anni ’60 – non vien difficile credere che, ignorando ogni approccio informatizzato, l’illustratore si sia messo con pennello e pazienza ad acquarellare ogni singola vignetta. Artigianalmente si tratta di un lavoro più che encomiabile (basti pensare che il commettere un piccolo errore nel colorare equivale a dover ridisegnare e reinchiostrare un’intera tavola), ma il biondo americano contribuisce ben poco al ravvivare uno stile già formalizzatosi da mezzo secolo, limitando il proprio ruolo a quello di meticoloso accompagnatore di una trama portante. Bando all’estetica, vediamo come funziona l’intreccio.
A metà del 1200 a.C. il sovrano “sciita” Hattushili (“ispirato” ovviamente a Hattusili III) muove guerra contro gli ittiti, popolo governato da un triumvirato tra callipedei, sarmati, cimmeri e spalleggiato dalla presenza degli ultimi superstiti dei maghi atlantidei. Babilonia, dal canto suo, si mostra interessata ad ampliare la propria biblioteca con dei reportage di guerra e, nelle fasi iniziali della schermaglia, offre il proprio supporto alle armate sciite a patto che la scriba di corte, Thusia, possa affiancare gli eserciti per assistere in prima persona ai grandi avvenimenti dei campi di battaglia. Thusia diviene parallelo e guida del lettore che, senza alcuna nozione pregressa, deve essere guidato in un mondo distante sia nel tempo che nella fantasia; non solo i riferimenti storici risultano essere quantomai remoti, ma la loro veridicità è ulteriormente stravolta dalla presenza di bestie e poteri sovrannaturali. Riti, tecniche di guerra, costumi, depravazioni, tradimenti: l’esercito sciita è animato da una serie di intricate sfumature che, a prescindere dalla trama bellica, rendono vivi questi popoli pur sforando grandemente dai più elementari principi di verosimiglianza.
Prima parlavo di tette, però, non pensiate me ne sia dimenticato! Sin dalle primissime vignette, infatti, è possibile assistere a uno dei molteplici usi di quel nudo artistico che pare essere vitale per qualsiasi fumettista di stampo francofono (vedi anche “Azimut”). Per non impazzire in interminabili ragionamenti vedo di omettere eventuali indagini sul quanto possa essere considerabile sessista il creare donne forti e indipendenti per poi lasciarle con le nudità esposte, ma mi chiedo ugualmente se questa peculiarità fosse affine ai costumi del contesto storico-culturale. In effetti non so assolutamente nulla di quel periodo, né ho conoscenze approfondite della cultura dell’Iran; il cercare di documentarsi in proposito pare essere altrettanto complicato, con testi che sembrano balzare dalla pedanteria accademica dei tomi storici all’imbarazzante superficialità delle pagine trovate sul web
Come per il Fargo dei fratelli Coen, anche Riconquiste cavalca uno stile che, pur spacciandosi per uno stralcio di verità, suggerisce al fruitore di mettere ampiamente in discussione la buona fede dell’autore, invogliandolo a rivestire un ruolo meno passivo. Se nella sopracitata opera cinematografica questa scelta era volontaria, tuttavia, qua parrebbe essere incidentale e legata al desiderio di cavalcare la moda fantasy fomentata da Game of Thrones, scomodando personaggi esistiti e aggiungendovi feroci grifoni. Anche facendo leva sull’ottimismo e valutando le dinamiche del fumetto come una virtuosa provocazione, tuttavia, non si possono sorvolare completamente le debolezze narrative di Runberg, il quale si trova occasionalmente a dover far ricorso a imbarazzanti escamotage trapelanti da scambi di battute tutt’altro che naturali e spontanei.
– Walter Ferri –
Riconquiste #1: la recensione
Isola Illyon
- Disegni degni di nota;
- I momenti drammatici sono ben costruiti;
- Si può romanzare la storia, ma lo si deve fare bene;
- Non sono sicuro che l'autore sappia cosa sia uno sciita;
- Sviluppi di trama esposti in maniera didascalica;