FN-2187 ed EA: no, non sto parlando di qualche fantomatico aereo/nave/carro armato della seconda guerra mondiale e di quanto sia superminchiapower. E non ho nemmeno bevuto del pessimo alcool (o forse sì). Mi riferisco allo scambio di battute tra John Boyega, attore salito agli onori della cronaca per aver interpretato Finn nel settimo capitolo di Star Wars, e il famoso publisher di videogiochi Electronic Arts, che non penso abbia bisogno di presentazioni. La faccio breve: il signor Boyega ha twittato alla casa statunitense, chiedendo l’aggiunta di un comparto single player/offline più grande per il videogioco Star Wars Battlefront perché, a suo modo di vedere, renderebbe l’esperienza più piacevole. Mio nonno, dopo avergli spiegato cosa siano i tweet e che cosa sia Star Wars, liquiderebbe la questione con un sintetico “tutte cazzate!”, o in alternativa un più diplomatico “ah, questi giovani e le loro cazzate!”. Sì, mio nonno la diplomazia non la conosce. Però siamo nel 2016, e per quanto anche io desideri che la questione adesso venga risolta in un duello con le pistole, bisogna accontentarsi dei “cinguettii”.
Prima di addentrarci nella questione vera e propria, una considerazione è d’obbligo: qua ci sono delle vittime, signori (mi sento molto avvocato Matlock a scriverlo)! Chiaramente sto scherzando. Però pensate al povero addetto social della EA, abituato a non considerare la massa di persone che quotidianamente scrive sull’account, e che all’improvviso si ritrova un attore del film che in maniera molto velata gli dice che il videogioco non gli piace! Ma pensate, soprattutto, agli utenti di cui sopra, tra cui ci saranno videogiocatori che da mesi, inascoltati, si lamentano della stessa cosa e che in questi giorni mediteranno rappresaglie contro la casa statunitense, soprattutto perché la querelle è finita a tarallucci e vino.
Già, perché il buon vecchio Johnny è riuscito pure ad assicurarsi il biglietto gratis per visitare la sede inglese della EA e andare a dire di persona quelle due o tre cosette che non gli vanno molto a genio. Personalmente lo vedo come un contentino per tenerlo buono e allo stesso tempo farsi un po’ di sana pubblicità a vicenda, magari con qualche foto in cui lui gioca alla PS4 spaparanzato su un divano con un sorriso a 32 denti. E che i plebei continuino pure a lamentarsi!
Chiusa la parentesi semi-divertente, è il momento di capire se il nocciolo della questione sia quantomeno attendibile e in che misura. Chi ha giocato Star Wars Battlefront sa che le lamentele espresse via social network non erano proprio campate in aria: il titolo si basa per la maggior parte sull’elemento multiplayer online, mentre l’offline è ridotto quasi all’osso, con brevi missioni collegate tra loro che sembrano messe lì giusto per far prendere dimestichezza con i controlli. Si possono affrontare anche in cooperativa, certo, ma se dovessi usare una similitudine le paragonerei alle decorazioni di zucchero messe sulle torte: difficili da mandar giù, rendono il tutto un po’ più completo, ma sai benissimo che senza di esse il dolce lo mangeresti lo stesso. Bisogna, però, ammettere che ormai il trend dei videogiochi è questo. Nella mia vita il sorpasso dell’online a discapito dell’offline è coinciso con Assassin’s Creed Brotherhood e relativi sequel. Per quanto non fosse niente di eccezionale (e mi sto trattenendo), il multiplayer in AC si è ripresentato come l’influenza per diversi anni a seguire – quindi al giorno d’oggi non bisogna più stupirsi di questa cosa. Semmai la questione è un’altra: un gioco con del potenziale enorme come Battlefront può permettersi di trascurare una modalità single player? Forse la risposta è nella stessa domanda. In molti si saranno fiondati nei negozi a comprare il titolo solamente per la risonanza che ha avuto l’uscita del film. Di conseguenza EA sapeva benissimo di poter contare su questa onda d’urto per assicurarsi milioni di vendite facili. Però c’è anche l’altro lato della medaglia, ovvero: quanto maggiori sarebbero state le vendite se il gioco avesse avuto un comparto single player vero e proprio e, soprattutto, ispirato in maniera decisa ai personaggi della saga? Ricordo ancora i controller consumati a furia di giocare a Il ritorno del re su PS2.
A distanza di anni non ho problemi ad ammettere che il gioco non fosse chissà che grande prodotto, però riusciva a intrattenermi dandomi la sensazione di rivivere le stesse identiche situazioni del film. Quando sceglievo i personaggi, potevo impersonare Legolas/Orlando Bloom, non Legolas/uno-che-ricorda-vagamente-Orlando-Bloom, e durante le missioni c’erano scene in cui venivano riprese le stesse battute cinematografiche. Vorrei che provaste a immaginare cosa sarebbe Star Wars Battlefront se affiancasse un offline di questo tipo al multiplayer già presente.
Sicuramente dietro ci sarebbero discorsi più ampi da fare, come il problema dei costi di realizzazione. Però al giorno d’oggi, con il fandom a governare incontrastato, avrebbe avuto, a mio avviso, un impatto pari a quello del film.
Difficile che ormai le cose cambino: fortunatamente ci ha pensato Boyega a esprimere il pensiero di molti altri utenti, che altrimenti avrebbero semplicemente fatto la figura degli eterni insoddisfatti. Ma con l’ottavo film all’orizzonte, neanche il valoroso Finn potrà fare molto. Magari tra qualche settimana chiedetegli se ha delle novità. Ma fatelo via Twitter, mi raccomando!
– Andrea Camelin –