Konnichiwa, amici lettori: torno a parlarvi ancora una volta in giapponese, visto cosa andrò a recensire oggi. “The Ancient Magus Bride” è, infatti, un nuovo manga proposto proprio recentemente sulle fresche valli del territorio italiano, disponibile dallo scorso 24 febbraio. La sua autrice, la giovane e già talentuosa Kore Yawazaki, madre di “Frau Faust” e “Futari no Renai Shoka”, si sta facendo notare nel panorama nipponico dopo aver raggiunto, proprio con “Mahou Tsukai no Yome” (il titolo originale giapponese di “The Ancient Magus Bride”), il secondo posto nella classifica dei fumetti più apprezzati tra i lettori maschili nel 2015 (secondo la guida “Kono Manga ga Sugoi!“). Proprio così: questo manga uscito nel 2013, che trae ispirazione dai libri di J.K. Rowling, D. Shan, e H. P. Lovecraft, è un piccolo gioiello che la Star Comics ha ben pensato di pubblicare anche da noi, e ho dato uno sguardo al primo volume, trepidante di curiosità per questa storia così…“magica”.
LA MAGIA È ROMANTICA (E SEXY)
Chise Hatori, una ragazzina di quindici anni, non ha più nulla nella vita. Ha perso i genitori, e i parenti adottivi si rifiutano di tenerla con sé, forse per colpa delle cose che vede, cose strane e misteriose che la isolano da questo mondo così crudele con lei. Un giorno un signore, compreso lo scarso valore che per lei ha la sua esistenza, le offre di “vendersi”: viene così comprata da un uomo alto, misterioso ed elegante, con un teschio caprino al posto della testa… ma non è neppure la cosa più buffa. La cosa più strana è che dice di essere un mago.
Questa, a grandi linee, è la storia con cui partiamo nella lettura. Vi dico subito che ovviamente il primo volume non basta a dissolvere tutto il velo di mistero che aleggia sulle vicende: chi, o meglio, cosa sia veramente Chise Hatori, non è ancora dato saperlo. E men che meno si scopre molto del misterioso Elias Ainsworth, il mago con la testa caprina. L’evoluzione della storia, che dovrebbe appartenere alla tipologia “shōnen”, non ha però i tratti classici di questo genere, ovvero del manga di avventura “per uomini” – nel senso di fumetti strutturati con molta azione e colpi di scena (stile Naruto) e dove le ragazze sono spesso sensuali (stile One Piece) e con un caratterino deciso. O meglio, nel primo volume l’azione c’è, ma soppesata con tanto “romanticismo”.
E, per piacere, non prendete le mie virgolette con malizia, birichini discepoli di Golden Boy che non siete altro. Diciamo che si vede come dietro l’opera ci sia una giovane donna: ci sono le battute che evocano qualcosa (senza dire nulla), e queste sì che sono un classico, e le pose grafiche tra i due personaggi, che rendono subito chiaro un futuro fangirlaggio da parte delle lettrici romantiche. Per intenderci, ci sono alcune scene dove lui abbraccia lei o mette una mano sulla sua spella, e così via, robine delicate che a noi dotate di ciglia lunghe piacciono tanto. I disegni, poi, li trovo molto, molto graziosi: le linee sono delicate ma precise, e la particolarità con cui sono rappresentati i volti rende la storia ancora più personale e caratteristica dell’autrice. Gli occhi, in particolare, hanno qualcosa di diverso, sono… tristi, profondi, toccanti quasi. Ma vabbe’, questi sono dettagli che forse interessano solo a me…
Continuando a parlare della storia, il fatto che si crei mistero mi piace e va anche bene. Ma, come in tutte le cose, ci vuole equilibrio. Ho riscontrato tante frasi un po’ troppo sibilline, e okay che la storia si indirizza a un pubblico dai quindici/sedici anni in su, ma creare confusione è un’arma a doppio taglio. Quindi, spero solo che nei prossimi numeri si facciano meno battute e più dialoghi concreti, altrimenti potrebbe trasformarsi in una storia classica che vorrebbe dire tanto, senza però dire mai nulla. I dubbi, tuttavia, che non ci troviamo di fronte ad una trama banale sono per ora confermati in queste 170 pagine circa di storia. Prima di tutto, l’ambientazione: Londra.
Alzi la mano chi, come me, ama Londra. Perfect, quindi siamo tutti felici che l’autrice abbia scelto questa incantevole città, differenziandosi e donando ancora più originalità al tutto. Ma non solo: come accennato sopra, la Yawazaki trae ispirazione anche dalle credenze dell’Inghilterra, con la loro cultura fatta di maghi, streghe, fate e draghi. Nel fumetto vedrete quindi tutti questi richiami con le creature più variegate della tradizione norrena e celtica (e non solo…), oltre a quel tocco irrimediabilmente sexy che ha la magia – quella vera, fatta di incantesimi, pozioni, rituali e oggetti incantati. Personalmente, mi sarebbe piaciuto vedere che lo spazio dato a questi dettagli della magia e delle creature fosse stato più ampio, anche a discapito di qualche battuta “alla giapponese” (ovvero quelle che vi dicevo prima, dove si cita un particolare elemento di un personaggio, senza rivelarne mai troppo), e meno concentrato in un ridotto numero di pagine. Ma è pur sempre un primo volume e sarebbe sbagliato, oltre che stupido, pensare che il manga sia tutto qui.
Insomma, “The Ancient Magus Bride” è apprezzabile, originale, misterioso, accattivante, e tutto quello che succede non fa porre la spietata domanda “perché accade?”. Si segue, come un sogno. E voi l’avete letto? Cosa ne pensate? Personalmente aspetto con ansia il prossimo volume, in uscita il 20 aprile.
– Elisa Erriu –
The Ancient Magus Bride #1: Recensione
Isola Illyon
- Elias è così… “magico”;
- Chise è un personaggio femminile “stranamente” simpatico, anche se ricopre il perfetto ruolo della donna ideale per i giapponesi: finta tonta (o tonta totale);
- L’ambientazione inglese e il richiamo alla mitologia occidentale… gorgeous!
- I disegni e gli occhi dei personaggi;
- Alcune battute che rievocano uno stile un po’ banale;
- Come faccio ad aspettare fino ad aprile?!