“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?”
Con questo celebre interrogativo, emblema delle cupe atmosfere foscoliane, nel cimitero di Como hanno inizio le vicende di Ugo Foscolo, indagatore dell’incubo. Il volume pubblicato da saldaPress è una delle più recenti fatiche di Davide La Rosa, autore del già celebre Suore Ninja, ospite anche alla passata edizione del Lucca Comics & Games. Con questo primo libro della sua serie a fumetti SPeM!, Davide ci riporta nel suo universo (già denominato La Rosa Universe) fatto di scarabocchi e vignette scritte come un bambino di terza elementare. Qual è il perno di questo stile espressivo e allo stesso tempo basilare? Un’indubbia demenza universale che a tratti proprio per la sua immediatezza risulta intelligente, tanto pura da apparire disarmante. Non è facile catturare l’aspetto estetico del genere, per quanto possa a volte sembrare banale e diretto: c’è un’intelligenza sottile da parte dell’autore che, però, lo mette duramente alla prova, soprattutto nei confronti dei lettori più critici e alla ricerca di illustrazioni. I risultati possibili di un esperimento del genere sono essenzialmente due: potrebbe rivelarsi una “cagata pazzesca” di fantozziana memoria, oppure riuscire a superare la soglia per elevarsi al di sopra della media, con del buon gusto garbatamente ricamato nella trama e perfino nelle scelte stilistiche (atipiche) di quest’albo in particolare.
Sicuramente, per i lettori, non sarà difficile riconoscere lo stesso intento sottile di Sio, animato però da uno spirito diverso, che vuole fra queste pagine la presenza di uno dei più grandi uomini di cui la letteratura italiana abbia memoria (ed Ugo non sarà l’unico personaggio storico della vicenda, anzi). Non è un caso se ad introdurci alla lettura è la testa di Alan Moore, che senza ombra di dubbio ci trascina in un universo pieno di cazzate ben fatte e dal tono fortemente dissacrante. L’occhio attento però potrà aiutarci a riconoscere la qualità dietro a questo lavoro apparentemente ruvido, già dando un’occhiata fugace alla cover con la quale è stato presentato a dicembre (un chiaro omaggio a “Fargo”) oppure a quella della variant, disponibile dalla metà dello stesso mese in fumetteria e nello store online di saldaPress, disegnata da Carmine Di Giandomenico e Davide Le Rosa, con colori di Sara Spano, chiarissimo omaggio alla copertina dello storico “Dylan Dog #1” di casa Bonelli (esplicito tanto quanto il titolo dell’albo in questione). Copertine del genere, a dispetto delle illustrazioni che definire essenziali è un eufemismo, testimoniano un’intenzione più alta e intelligente della finta immediatezza nella comunicazione, messaggi in codice per appassionati della letteratura, spunti di riflessione e critiche feroci. L’intento in questo caso è pienamente riuscito, donando un risultato divertente, a tratti esilarante per gli amanti del genere.
La trama è un delirio. Riuscite ad immaginare una narrazione di impronta noir piena di eventi e battute nonsense che spesso finiscono per raggiungere il lettore con un messaggio ben preciso, una critica o un’osservazione? Stiamo parlando proprio di questo: il poeta di Zante si prodiga nell’indagare sulla non tanto misteriosa morte per suicidio della sua creatura Jacopo Ortis. Per risolvere questo caso misterioso, l’autore di “Dei Sepolcri” (reso riconoscibile dalla capigliatura rossiccia e voluminosa, ma più di tutto dalle sue fantastiche basette filiformi) avrà a che fare proprio con la non-morte e col tema a lui tanto caro della pace eterna. Si passerà da una scena spaghetti western per liberare Napoleone Bonaparte dalle grinfie di Ippolito Pindemonte (al quale l’Editto di Saint Cloud non è andato proprio giù), a combattimenti contro golem di salumi assemblati da “Il Vegano senza nome”. Una traccia narrativa rimane, con l’effetto simile a quello di una buona puntata de I Griffin carica di flashback ed incisi da sbellicarsi. L’attenzione del lettore viene continuamente catturata da spunti e chiavi di lettura diverse, sia per via delle citazioni dei testi che danno carattere ed animo a degli scarabocchi, che per via dell’assurdo incrocio di generi da guazzabuglio alla “Intralci” di Maccio Capatonda. Quando poi si arriva al finale (che preannuncia già un secondo volume presentandone i protagonisti) non si vede l’ora di mettere le mani sul prossimo capitolo della storia per leggere altri riferimenti, altre citazioni che “capiranno solo in quindici” o, semplicemente, altre cazzate surreali. Ovviamente, il tutto incorniciato perfettamente da disegni e scarabocchi che probabilmente l’ultima volta avrete visto disegnati sui banchi del liceo.
Ugo Foscolo farà sicuramente centro nei cuori degli amanti dell’umorismo demenziale che nasconde riferimenti intelligenti, ma faticherà invece con chi non digerisce facilmente lo stile minimale e satirico del quale le pagine di questo libro a fumetti sono sature (parliamo infatti di oltre 150 pagine di albo). Se La Rosa è stato capace di riesumare persino il fratello Giovanni, tanto celebrato dal poeta, pur di riuscire a portare un prodotto divertente, dissacrante ed intelligente allo stesso tempo, probabilmente ne è valsa la pena.
– Antonio Sansone –
Ugo Foscolo, indagatore dell’incubo – Recensione
Antonio Sansone
- Brutale, dissacrante ma sagace quanto basta;
- La corrente chiaramente derivante dalle tendenze tipiche del web è accattivante e funziona;
- Trash allo stato puro e colpi di satira, critica o semplicemente riflessione sono perfettamente amalgamati;
- Il rapporto qualità prezzo è onesto;
- Acquisto del quale gli amanti del genere non si pentiranno di sicuro;
- Nel suo essere dissacrante a volte si spinge in derive che gli appassionati di letteratura ed i lettori più rigidi sicuramente non apprezzeranno;
- In alcuni punti le battute diventano percettibilmente fiacche;