Vi ricordate quando, qualche tempo fa, comparvero in rete alcuni scatti in cui il nostro amato Sir Ian McKellen indossava una t-shirt rossa su cui capeggiava la scritta a dir poco leggendaria I’m Gandalf and Magneto. Get over it (Sono Gandalf e Magneto. Fatevene una ragione)? Nonostante le immagini fossero chiaramente photoshoppate, a partire da una maglietta che veramente McKellen ha indossato per una campagna a favore dei diritti degli omosessuali (Some people are gay. Get over it), le foto che lo ritraevano divennero virali in brevissimo tempo e uno degli attori più amati di sempre dal pubblico fantasy – e non solo – divenne ancora più amato, divenne un idolo. E vista l’uscita nelle sale del suo ultimo film, in cui interpreta l’investigatore più famoso della letteratura, adesso potremmo aggiungere anche …and Sherlock Holmes. Ci pensate? Ma che ruoli ha rivestito costui? C’è solo un uomo nell’universo – meglio, nella Galassia – che può competere in figaggine con McKellen nell’immaginario fantasy e d’avventura, e quest’uomo si chiama Harrison Ford. Se ricordate bene, non tardò ad arrivare la risposta – altrettanto digitalmente ritoccata – a quella t-shirt rossa tanto idolatrata e, così, un rilassatissimo Ford in calzoncini corti venne avvistato in rete con addosso una maglietta dalla scritta I’m Han Solo, Indiana Jones e Blade Runner. I’m fuckin’ over it (Sono Han Solo, Indiana Jones e Blade Runner. C**zo se me ne sono fatto una ragione). Direi anche che a tal proposito anche Hugo Weaving potrebbe dire la sua in questa contesa, avendo interpretato Megatron, l’agente Smith, Elrond, il terrorista V e Teschio Rosso…
Comunque, battaglia per la t-shirts più geek a parte, due recenti notizie hanno scosso il cinema hollywoodiano: dopo aver dismesso i panni del generale/contrabbandiere Han Solo nel chiacchieratissimo “Star Wars: Il risveglio della Forza”, Harrison Ford tornerà all’azione con il confermato seguito di “Blade Runner” – in cui sarà nuovamente Rick Deckard – e riporterà sul grande schermo anche l’iconico archeologo avventuriero con frusta e cappello in quello che sarà il quinto episodio della saga di Indiana Jones. A darne notizia è stato niente meno che l’amministratore delegato della Walt Disney Company Bob Iger (ricordiamo a chi è tornato ora da Marte che la Disney è proprietaria del marchio LucasFilm), che in un’intervista ha di fatto ufficializzato il progetto affermando che “Indiana Jones 5” si farà perché ci sono molte altre storie del mondo cinematografico creato da George Lucas da raccontare, non solamente legate al brand “Star Wars”. Ufficialità che, di fatto, conferma le dichiarazioni di Steven Spielberg riguardo un suo possibile ritorno dietro la macchina da presa per dirigere nuovamente Harrison Ford – solo e soltanto lui, però, e nessun altro – nei panni di Indy.
Allora, ve lo dico subito: io amo Harrison Ford. Ci sono attori che, in qualche modo, diventano i loro personaggi e che vincolano definitivamente il proprio volto ad essi. Anzi, dirò di più, ci sono personaggi che diventano l’attore che li interpreta. Un po’ come accade con Superman, no? Clark Kent non si traveste da Superman, è Superman che si traveste da sfigato. Ecco, Han Solo, l’agente Deckard e Indiana Jones si travestono da Harrison Ford, non il contrario. Vi potevate immaginare Han Solo con una faccia diversa da quella sbruffona e da schiaffi di Ford? Dopo il finale aperto del primo “Blade Runner”, potevamo accettare la sua assenza dal cast del sequel? Potreste pensare ad un volto diverso per interpretare il celebre professore archeologo che deve farla in barba a divinità e nazisti, mescolando avventura e ironia? Al di là di ciò che penso io, ci sarà un motivo se l’attore americano detiene il record per gli incassi complessivi al botteghino di tutti i film in cui è ha recitato. Harrison Ford ha ricoperto ruoli entrati nella leggenda del cinema americano e lavorato in pellicole amatissime dal pubblico: non solo “Star Wars”, “Blade Runner” o “Indiana Jones”, ma anche “American Graffiti”, “Apocalypse Now”, “Witness. Il
testimone”, “Giochi di potere”, “Le verità nascoste” e “Crossing Over” solo per citarne alcuni. Bene, Harrison Ford ha settantatré anni suonati e una stella dedicata sulla Hollywood Walk of Fame. In tanti, guardando il settimo episodio di Star Wars, avranno pensato che il tizio, poveretto, pareva ingessato e non correva più con il blaster in mano; allo stesso modo, molti altri si staranno chiedendo se era davvero il caso di lanciare il progetto per un nuovo capitolo di Indiana Jones e, di conseguenza, affidargli nuovamente il ruolo. Dunque, ai primi rispondo così. Han Solo è vecchio, come è vecchio il buon Harry. Cosa ci aspettavamo di vedere? Un vecchio che finge di essere giovane? Certo che non corre più, è anziano! L’alternativa sarebbe stata di non prevedere il ritorno di Solo ne “Il risveglio della Forza”, cosa che avrebbe negato del tutto i (pochi) sussulti emotivi presenti nel film per la disperazione dei fan di vecchia data come me. Se preferivate Star Wars senza Han solamente perché non volevate vederlo con i capelli bianchi, non abbiamo più niente da dirci ragazzi. Magari ricordatevi che il giovincello Obi-Wan (amo anche Ewan McGregor) che apre in due Darth Maul è ben diverso dall’eremita canuto e mezzo matto che deve usare Luke come bastone ne “Una nuova speranza”.
A chi, invece, si domanda se “Indiana Jones 5” sia una buona idea, mi sento di dire che una cosa è discutere sul fatto che girare un nuovo film della saga sia o meno una pensata intelligente, un’altra è chiedersi se vogliamo rivedere Harrison Ford nei panni della frusta più sexy del cinema. Tradotto: se si dovesse fare un altro film su Indiana Jones, certo che vogliamo vedere Ford nel ruolo di protagonista! Oppure il Professor Jones non invecchia mai? Magari non salterà i fossi per il lungo appeso ad una trave con la frusta mentre spara in fronte ad un gerarca nazista, ma potrà fare altre cose come, per esempio, usare il cervello. Lo so che a tutti noi piace ricordarlo così, ma pensateci bene: qualora la Disney dovesse produrre il quinto capitolo della saga, vorreste davvero vedere un viso diverso da quello di Harrison Ford solo per via delle rughe? Piuttosto ditemi che dopo il criticabile “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” – secondo film più visto del 2008 dopo “Il Cavaliere Oscuro” di Nolan – preferireste non assistere ad ulteriori episodi controversi. A proposito: so che alla maggior parte del pubblico quell’ultimo Indiana Jones non è piaciuto per la scena in cui Indy si salva da un’esplosione atomica chiudendosi in un frigorifero. Mi chiedo, allora, come mai abbiamo tutti accettato senza futili obiezioni razionalistiche Arche dell’Alleanza che contengono forze ultraterrene, santoni che strappano a mani nude i cuori alle vittime sacrificali senza ucciderle o a Cavalieri Templari sopravvissuti per secoli a guardia di una fonte la cui acqua, se bevuta dal calice giusto, guarisce ogni male.
Come non si è sottratto al ritorno sul set di Star Wars, Ford non rinuncerà a vestire di nuovo i panni del Professor Henry Jones. Ci ha proposto un Han Solo diverso, segnato dagli anni e più maturo, una delle poche cose che personalmente salvo del film diretto da J.J. Abrams; allo stesso modo, sono convinto che un eventuale nuovo Indiana Jones non sarebbe lo stesso senza lo sguardo carismatico e il fascino da spaccone a cui ci ha abituati il buon Harry, perfino se dovesse recitare con il girello. Akira Kurosawa ha detto che gli eroi sono quelli che cambiano, che evolvono. Ecco, io non volevo un Han Solo diverso da quello che ho visto e così non mi aspetto un Indiana Jones con il lifting.
– Michele Martinelli –