Nel 1982 ci è stata raccontata una storia. Era ambientata nel 2019, in una Los Angeles distopica, in una realtà dove nel 1992 era scoppiata la terza guerra mondiale che aveva portato alla distruzione del mondo a cui eravamo abituati, ridotto la Terra all’ombra di ciò che era, e costretto la razza umana alla fuga nello spazio. È la storia di Rick Deckard e la sua caccia a quattro replicanti, androidi organici impiegati in molti lavori, fuggiti dalle colonie extramondo e tornati sulla Terra. Il loro problema è la data di scadenza di ogni replicante, assegnatagli dagli ingegneri per impedire che a lungo andare compaiano sentimenti. Evidentemente anche così i sentimenti sono arrivati e ora vogliono una vita completa, per questo sono alla ricerca del loro creatore. Ora non starò a raccontarvi tutto, tanto sapete già dal titolo di che film stiamo parlando, no? Per chi se ne fosse dimenticato, è Blade Runner.
Dopo anni il mondo, e non solo i suoi fan, è tornato a parlarne, e questa volta non per nuovi premi o riedizioni. La ragione è un’altra: un nuovo Blade Runner. La regia sarà di Denis Villeneuve, mentre Sir Ridley Scott avrà il ruolo di capo produttore. Qualcos’altro? Harrison Ford tornerà nella parte di Rick Deckard, l’ex-poliziotto cacciatore di replicante fuggitivi e Katy Perry si è proposta per la parte di Rachael, scatenando le ire di Sean Young. La Young ha detto di voler sabotare questo nuovo film, se non ne farà parte. Qualcuno le ha ironicamente risposto che un secondo Blade Runner sarebbe da sabotare semplicemente perché non dovrebbe esistere. Molti fan, infatti, sono certi che non potrà mai raggiungere il livello qualitativo del primo film, ed è già stato definito da qualcuno come “il sequel più inutile di tutti i tempi”.
Sarà davvero così? Del nuovo Blade Runner si sa poco o niente, Harrison Ford ne ha apprezzato così tanto la sceneggiatura da definirla una delle migliori che abbia mai letto, e la storia sarà ambientata decenni dopo quella narrata nel primo. Sappiamo che le riprese dovrebbero cominciare nel 2016 e che il film dovrebbe uscire tra il 2017 e il 2018. Fine. Certo, sembra difficile produrre il seguito di qualcosa che nel corso degli anni è diventato simile ad un testo sacro, ma forse dovremmo concedergli il beneficio del dubbio, non credete?
E visto che di quello nuovo sappiamo così poco, parliamo ora del “vecchio” Blader Runner, se si così si può definire. Si può dire che l’Odissea sia vecchia? È classica… la stessa cosa vale per questo film. Non dirò nulla che possa venire considerato uno spoiler, anche se in realtà, visto che lo abbiamo definito “un classico”, sarebbe anche da considerare inspoilerabile. Pensateci, dire che alla fine dell’Odissea Ulisse si libera dei Proci lo considerate uno spoiler? No e lo stesso ragionamento dovrebbe valere anche per certi film.
Tanto per cominciare, lo sapevate che neanche il primo Blade Runner venne apprezzato ai suoi tempi? Nelle sale americane guadagnò “solo” 27 milioni, senza riuscire a rientrare nei costi di produzione, 28 milioni. Nel corso del tempo la pellicola è passata attraverso molti tagli e aggiunte, e ne esistono svariate versioni. La prima è la Workprint Version, che venne presentata in alcuni cinema americani selezionati. Venne apprezzata talmente poco che spinse Ridley Scott & co. a cambiare parte del film, aggiungendo la voce narrante di Deckard e un finale felice in quella che oggi è conosciuta come Domestic Cut, che venne presentata in America nel giugno del 1982. Al resto del mondo invece arrivò l‘International Cut, un’altra versione con l’aggiunta di alcune scene che venne poi tagliata per il Nord America. Sempre negli Stati Uniti nel 1986 uscì un’altra versione, sempre tagliata, per la televisione questa volta.
Per nostra fortuna nel 1992 comparve la Director’s Cut. Molto più fedele alla versione originale, senza voci narranti e fastidiosi finali felici che, diciamocelo, potranno andare bene in Frozen, ma in un film del genere sono fuori luogo. In più, in questa venne aggiunta la scena in cui Deckard sogna l’unicorno e quella di Rachael e l’origami, così da far nascere nello spettatore la domanda a cui molti fan non vogliono risposta: Deckard è un replicante? So che non vi interessa il mio parere, ma secondo me lo è. Anche Scott ha detto per lui dovrebbe esserlo. Voi cosa ne pensate?
Ah, nella Director’s Cut viene anche risolto il problema della 5° replicante, Mary. Inizialmente, infatti, i replicanti del film sarebbero dovuti essere sei: uno veniva catturato prima dell’inizio e Mary, la quinta, sarebbe morta di morte naturale durante la pellicola. Venne poi deciso di eliminare questo personaggio, ma il film era già stato fatto, e la cosa finì per creare qualche problema. Ah, giusto per precisare, la Director’s Cut del 1992 non sarebbe mai dovuta esistere, e Scott l’ha disconosciuta. Uscì per errore quando Scott stava lavorando ad una versione finale e perfetta del suo film, e venne rinominata così dalla casa produttrice, senza mai ricevere la benedizione del suo regista. La versione di cui invece Scott si sente padre è l’ultima uscita, nel 2007, la Final Cut. Immagine e suono sono stati rimasterizzati, oltre ad aver ricevuto miglioramenti estetici. Infine, per chi di voi l’ha visto, sappiate che in questa edizione viene risolto un piccolo problema presente nel combattimento con Zhora delle versioni precedenti: la sua controfigura le somigliava ben poco. Nella Final Cut, grazie alle tecnologie del nuovo millennio, il problema è scomparso.
Bello, no? Un film che ha subito molte critiche negative, per cui molti Paesi hanno pensato fosse necessaria un’età minima per poterlo vedere e che è passato attraverso fin troppe versioni, è riuscito, con il tempo, a diventare uno dei più grandi film di fantascienza (e non solo) di sempre. E le difficoltà che Blade Runner ha dovuto affrontare non sono solo state date dal mondo esterno, ma anche all’interno. Inizialmente Scott non accettò di lavorare al film, perché pare che il primo copione fosse orribile, e una volta che cambiò idea e decise di esserne il regista, finì con il litigare con praticamente tutto il cast. E ora ha ispirato giochi, fumetti e anche libri, il che è curioso se teniamo conto del fatto che l’idea di Blade Runner è nata dal libro “Do Androids Dream of Electric Sheep?” di Philip K. Dick. In pratica sono dei libri tratti da un film che è stato ispirato da un libro…
In ogni caso, vista l’infanzia difficile del primo Blade Runner, viene da pensare che tutte queste critiche al suo sequel possano anche essere un buon segno.
E poi, davvero non vorreste vedere a cosa hanno pensato Scott e soci questa volta? In che modo potranno cavarsela in quella che sembra un’impresa impossibile? Non sappiamo neanche che personaggi ritroveremo, tranne Deckard. Rutger Hauer tornerà? Rivedremo Roy? E Rachael? Com’è cambiato quell’universo in questi decenni? Ormai la storia è stata scritta, non volete sapere di cosa parli? Non siete minimamente curiosi? Partite con il presupposto che questo secondo Blade Runner non sarà mai all’altezza del primo, e magari quando lo vedrete non ne rimarrete delusi. Forse. Non ci resta che attendere.
– Caterina Gastaldi –