Finalmente abbiamo messo le mani su Woolfe – The Red Hood Diaries, gioco platform per PC sviluppato e distribuito da GRIN Gamestudio che vede come protagonista una giovane ragazza ispirata al noto personaggio di Cappuccetto Rosso: vestiremo, in chiave estremamente dark, i panni di quella che un tempo era una bambina innocente e indifesa e che, al contrario, ora è una ragazza astuta e coraggiosa alla ricerca di vendetta. Una buona presentazione, intrigante, che subito ha fatto sperare che all’uscita ufficiale del gioco ci si potesse ritrovare di fronte ad un bel titolo, che potesse essere all’altezza delle aspettative. Per chi ama sicuramente i giochi dalle venature dark con questi personaggi dall’essenza un po’ stravolta rispetto all’originale, Woolfe – The Red Hood Diaries può essere un prodotto modesto, un buon passatempo per colmare qualche buco tra un impegno e l’altro; per chi invece si aspetta di trovare qualcosa in più, possiamo subito consigliargli di abbassare le aspettative poiché con certezza siamo consapevoli che ne rimarrebbe scottato.
Giocando con la demo che qualche mese fa era presente su Steam, sin da subito siamo rimasti affascinati dalla meravigliosa ambientazione che dal punto di vista stilistico è riuscita subito a catturare. Quest’aria di trasgressione in cui Cappuccetto Rosso, da bambina ingenua, è diventata una ragazza spavalda e pronta a tutto pur di inseguire il desiderio di vendetta è stata davvero stuzzicante, ma nonostante i buoni presupposti che in quella sede erano emersi, nel giocarlo effettivamente si notano i numerosi difetti che purtroppo lo rendono uno di quei titoli dove, dopo averlo finito, si pensa subito “carino, aveva del potenziale, un personaggio intrigante, peccato per il resto”.
Red Riding Hood è la protagonista, una giovane ragazza dai capelli color platino di cui sin dal primo istante comprendiamo il carattere: spavalda, determinata, coraggiosa, ma anche fragile; è davvero pronta a tutto e si incammina in quest’avventura pericolosa in un mondo (la città di Ulrica) dove, così come nella realtà, sono sempre i più potenti a decidere delle sorti dei più deboli. È infatti mossa dalla ricerca di vendetta per la misteriosa morte del padre, scienziato della Woolfe Industries, e dal sentimento di ingiustizia che prova nei confronti del capo dell’azienda, B. B. Woolfe, uomo malvagio che dopo aver sostituito i suoi dipendenti con degli automi e diffuso terrore nella città creando un enorme esercito di robot per vegliare sulle strade, sta portando malcontento tra gli abitanti del posto. Ovviamente Red Riding Hood, che sta a Cappuccetto Rosso come B.B. Woolfe (come gli amanti di Fables sicuramente riconosceranno) sta a Big Bad Wolf, ovvero il Lupo Cattivo, dovrà andare alla ricerca della verità nella speranza di porre fine in tutti i modi a questa tirannia.
La trama è molto semplice, così come il background della nostra eroina; ciò che colpisce è la rivisitazione di protagonista e antagonista. Così come Red Riding Hood stravolge completamente il personaggio a cui è ispirato, anche il lupo lo ritroviamo rivisto in chiave moderna e oggi, nel ventunesimo secolo, non può esser altro che il rappresentante di chi nella realtà, anche a costo di far del male, persegue l’unico obiettivo di riempire di denaro le proprie tasche. Questo malvagio capo di un’azienda è pronto a tutto pur di poter estendere il proprio dominio sugli altri, e direttamente proporzionale a questa malvagità c’è un altrettanto protagonista che invece è pronto a tutto pur di salvare il proprio mondo. In questa cornice dobbiamo fare i conti con momenti di pura azione nella quale, in scenari ambientali in 2,5 dimensioni, dovremo combattere contro i nemici o armarci di pazienza e risolvere dei puzzle ambientali che in fondo non ci porteranno via molto tempo.
Tante aspettative per un lavoro che forse poteva esser fatto meglio. Sì, è questo quello che ci sentiamo di dire. Un’affascinante ambientazione con dei bei disegni e colori che va dalle strade della città di Ulrica sino ad arrivare al sottosuolo della città, per poi passare per i bucolici scenari tipici delle fiabe, tutti visti in questa “finta” tridimensionalità che ha sempre il suo fascino. Tra insidie ed enigmi da risolvere ci ritroveremo a dover passare di scenario in scenario ad affrontare dei piccoli combattimenti che davvero rasentano la banalità, per non parlare dello spessore dei nemici… Sin dalla demo è stato possibile riscontrare alcuni pesanti difetti, dall’illusione del 2,5D, che pur essendo scenograficamente bello risulta difficile da gestire – può risultare insidioso, soprattutto quando ci si ritrova nel bel mezzo di un puzzle o in qualsiasi punto in cui c’è necessità di saltare e ci si confonde (difetto grave per un gioco dove la componente platform è praticamente quasi tutto) –, fino ad arrivare alla già detta semplicità dei combattimenti, dove non solo è possibile levarsi dall’aggro dei nemici senza enormi problemi, ma anche la salute, in pochi secondi, si ricarica completamente. L’intelligenza artificiale dei nemici è praticamente inesistente: basti vedere, oltre ai robottini presenti proprio all’inizio del gioco, i topi che ritroviamo nel sottosuolo (presenti anch’essi nella demo), che con un paio di colpi ben assestati è possibile fare fuori in un batter d’occhio. Ora, se in un gioco action-platform ritroviamo una mediocre gestione della componente action in cui i combattimenti sono facilissimi e le animazioni sempre le stesse fino a risultare un po’ noiose, e la componente platform è abbastanza intuitiva, tranne che per qualche leggera eccezione, come si può, volendo esser buoni, giudicarlo più che sufficiente?
Effettivamente nel complesso il gioco presenta delle pecche che deludono un po’ quelle aspettative che dalla prima prova con la demo c’eravamo un po’ fatti tutti, però è giusto e doveroso sottolineare quei piccoli aspetti che rendono il prodotto comunque piacevole, a partire dalle musiche orecchiabili sino agli scenari ben realizzati, sia per quanto riguarda quelli più fiabeschi sia per quelli dallo stile più dark. L’anima steampunk della protagonista è particolare, e sono sicura che soprattutto alle giocatrici donne potrà incuriosire: tutto questo, sommato al carattere ben delineato sin dall’inizio del gioco, in cui Red Riding Hood si racconta, dà vita ad un valido personaggio. Considerando i boss poco caratterizzati e i nemici ripetitivi, possiamo dire che nel complesso il riflettore è tutto puntato sulla nostra eroina dal rosso mantello. Il finale, poi, appare affrettato, lasciando presagire forse un prossimo capitolo che proseguirà la vicenda, magari andando a migliorare tutti gli aspetti negativi che qui hanno minato l’esperienza di gioco. Chi lo sa, ma meglio non farsi troppe aspettative!
Nel frattempo vi ricordo che il titolo è disponibile in versione PC, e dovrebbe approdare nel corso dei prossimi mesi anche su PlayStation 4 e Xbox One.
– Alessia Bellettini –
Recensione Woolfe – The Red Hood Diaries
Isola Illyon
- Stilisticamente parlando, un piccolo gioiellino;
- La musica è molto evocativa;
- Bella caratterizzazione della protagonista, che stravolge il cliché favolistico;
- Longevità del gioco ai minimi (2-3 ore per ultimarlo);
- Elementi caratterizzanti del platform e della componente action a volte abbozzati;
- Enigmi abbastanza elementari e metodo di combattimento semplificato;
- Non c'è una buona integrazione del 2,5D;
- I nemici sono poco caratterizzati;