‘ElfQuest’ è, per usare le parole dell’Introduzione al volume, “la saga fantasy autoprodotta più longeva d’America, squisitamente ricca di spunti derivanti dall’Est e dall’Ovest, dal mondo spirituale e da quello laico”. La sua, è in altre parole, una storia di selfpublishing di successo… ante litteram. Nell’epoca degli eBook, dei portali specializzati e delle promozioni su Internet è certo coraggioso, ma relativamente – e sottolineo “relativamente” – più facile lanciarsi da soli nel mondo dell’editoria (e lo dico con la consapevolezza di chi ha sviluppato una qualche esperienza nel settore in tempi assai recenti); vi invito però a sforzarvi di immaginare l’avventura dei fratelli Wendy e Richard Pini, il cui esordio con ‘ElfQuest’ risale al lontano 1978 sul magazine di cultura underground ‘Fantasy Quarterly’: un’esperienza traumatica, data l’improponibile qualità della produzione (stampata su carta da giornale). Delusi ma risoluti, i due fratelli fondarono per conto proprio la WaRP Graphics e, contro ogni pronostico (“Non ti ho chiesto pronostici!”, direbbe un certo contrabbandiere dal cuore d’oro) riuscirono a sfondare nel campo dei fumetti. Poco meno di quarant’anni dopo, ‘ElfQuest’ è ancora là, a testimoniare il coraggio di due ragazzi che sono riusciti a coronare il proprio sogno.
Adesso, grazie alla 001 Edizioni, l’opera arriva anche in Italia, in quattro volumi da circa 350 pagine ciascuno, a cadenza trimestrale. Isola Illyon ha letto e recensito per voi il primo della serie, che raccoglie i primi dieci albi della prima storyline dei fratelli Pini. Vediamo un po’ di cosa si tratta.
Il mondo in cui è ambientato ‘ElfQuest’ è tratteggiato in maniera sicuramente originale, soprattutto per il contesto di riferimento della pubblicazione oggi riedita: esso è infatti dominato da Uomini, sì contrapposti agli Elfi, ma uomini delle caverne, votati a culti sciamanici e a cruenti sacrifici. Dimenticate, dunque, quanto avete imparato leggendo Tolkien: la raffinatezza dei palazzi di Gondor o l’austerità marziale dei cavalieri di Rohan non hanno spazio in questo universo fantastico. D’altronde, anche gli Elfi sono decisamente diversi da come vengono raffigurati di solito: al di là delle immancabili orecchie a punta, appaiono come creature di altezza decisamente ridotta, dai grandi occhi e dai volti imberbi di eterni ragazzini. Tra Elfi e Umani la guerra è iniziata innumerevoli generazioni prima, causata da una sorta di collisione fra i mondi, che ha portato gli antenati degli Elfi nel Mondo delle Due Lune. Atterriti, nella loro ignoranza, i primi Uomini hanno massacrato i nuovi arrivati senza nemmeno porre domande. I sopravvissuti si sono da allora perpetuati nei boschi, fino al giorno in cui, in risposta all’ennesimo incidente diplomatico, gli Umani non decidono di mettere a ferro e fuoco – no, soltanto a fuoco la foresta. Per i poveri Elfi del Clan dei Cavalcalupi l’unica soluzione è cercare aiuto presso gli infidi Troll, che puntualmente li tradiscono e li esiliano in un deserto. Hanno così inizio le peregrinazioni di Sciabola e dei suoi Elfi, alla ricerca di una nuova terra da abitare in santa pace e delle origini della propria stirpe.
Quando venne pubblicato alla fine degli anni settanta, ‘ElfQuest’ era certamente un fumetto di avanguardia: per la sua vicenda editoriale, che ho sopra ripercorso per sommi capi; per il fatto che uno dei due autori fosse una donna; per le tematiche dell’ecologia e del rapporto fra l’Uomo e l’ambiente, che iniziavano proprio in quegli anni ad affacciarsi nel dibattito pubblico; e per la rappresentazione di tematiche legate alla carnalità e alla sensualità impensabile per i fumetti mainstream, monopolizzati da DC Comics e Marvel, assoggettati com’erano al severo Comic Code. Tutti questi elementi ricorrono nel fumetto e sono senz’altro meritori, rendendolo indubbiamente un classico che merita di essere letto.
Cionondimeno, nel 2016 ‘ElfQuest’ dimostra tutta la sua età. E lo fa a partire dal character design decisamente anni settanta, con gli Elfi che esibiscono invidiabili tartarughe addominali sotto gilet in pelliccia, pose plastiche alla He-Man e – quel che personalmente ho trovato più impattante – improbabili pantaloni a zampa di elefante, che a più riprese mi hanno fatto pensare a un comune hippy. Tanto più che la maggior parte delle figure femminili risulta agghindata in panni striminziti – per non dire discinti – e prosperosa in una maniera quasi preoccupante. Anche i dialoghi e le didascalie, quasi onnipresenti e improntate a uno stile un po’ favolistico da narratore onnisciente, risultano (esageratamente) enfatiche, costellate come sono di esclamazioni che appaiono spesso fuori contesto. Impeccabile è stato il lavoro del traduttore, che è rimasto fedele allo stile della versione originale, ma il risultato è spesso straniante. Un esempio per tutti: preparandosi a sacrificare una vittima, lo sciamano esclama: “Innumerevoli lune fa, i malvagi invasero la nostra terra, distorcendo la forma delle cose con la loro disgustosa magia”; sono parole che, messe in bocca a un cavernicolo in perizoma, creano oggi un involontario effetto comico.
Al di là di ciò, e tenendo ben presente la storia che si cela dietro la pubblicazione originaria di queste tavole, una critica merita di essere indirizzata al taglio delle vignette e alla scarsa cura per i fondali (spesso del tutto assenti); viceversa, va enfatizzata la cura dedicata ai disegni (rigorosamente in bianco e nero) dei singoli personaggi, che presentano tratti marcati e sapienti giochi di chiaroscuro. Devo anche dire di aver avuto l’impressione, progredendo nella lettura, di un certo miglioramento nelle capacità artistiche degli autori, probabilmente legato al progressivo affinamento dei disegnatori nel succedersi delle pubblicazioni.
Siete pronti per conoscere il nostro giudizio finale, Isolani? Non dovete far altro che leggere nel box qui sotto!
– Stefano Marras –
‘ElfQuest’ di Wendy e Richard Pini – Recensione
Isola Illyon
- Una storia originale, all'esito di un'interessante vicenda editoriale;
- L'attenzione per le tematiche ambientaliste;
- La qualità dei disegni e il tratto migliorano man mano che si procede nella lettura;
- Buon rapporto qualità-prezzo;
- Character design che dimostra tutti gli anni che ha;
- Scarsa attenzione agli sfondi (spesso e volentieri quasi del tutto assenti);
- Dialoghi e didascalie incredibilmente enfatici;