George R.R. Martin ha di recente comunicato, in una dichiarazione rivolta direttamente ai suoi lettori, che la serie tv “Game of Thrones” supererà la sua produzione letteraria. Nell’epoca in cui grazie ad Internet le distanze (di ogni tipo) si azzerano, ha potuto comunicare attraverso queste parole l’impossibilità di riuscire a tenere a bada lo sviluppo della serie anticipandola con i suoi libri, come era successo sinora (trovate qui la traduzione della sua dichiarazione integrale).
Scusandosi con i lettori, il buon George dice che “The Winds of Winter non è completo. […] Non sarà finito domani, né la settimana prossima”. Sono bastate poche ore affinché le polemiche e gli ultimi bracieri fumanti sul film “Star Wars – Il risveglio della Forza” svanissero per concentrarsi su questo nuovo tema caldo.
E così, da buoni macellai mediatici, tanti sono stati i pareri scoccati da abili arcieri, partendo da “Vecchio di merda”, a “Tanto questo schiatta e non finirà la storia”, per finire con “Cazzomene, tanto io guardo solo la serie”. D’ovvio il trend non è stato solo negativo, ma questo volgar vociare mi fa riflettere sul perché un personaggio come Martin debba essere destinatario di così tanto livore. Ma entriamo nel dettaglio.
In primis c’è da dire che la questione della serie che supera i libri è ormai vecchia come il cucco: noi stessi ne abbiamo parlato ad agosto in questo articolo e riapprofondito la cosa con questo pezzo più recente. Ora ne è stata data l’ufficializzazione dallo stesso Martin, ma non mi sembra questo grande scandalo. Comunque, sperando che gli incazzati e delusi dall’autore siano tutti i suoi lettori e non le tante ragazzine e mamme che credono che questo comunicato voglia dire che non ci saranno più scene con Kit Harington, è bene cercare di capire cosa voglia dire fare lo scrittore e come si metta in moto un processo creativo.
Scusandosi con lettori, spettatori, editori e sceneggiatori Martin ha parlato delle serrate scadenze che i suoi editor gli hanno imposto spiegando: “Sfortunatamente la scrittura non è andata spedita come avrei voluto. Potreste dare la colpa ai miei viaggi, ai miei post sul blog, alle distrazioni, agli altri progetti e al Cocteau… tutto ha avuto impatto sulla cosa. Potreste dare la colpa alla mia età, e sicuramente anche quello ha influito… ma la verità è che a volte si ha l’ispirazione giusta e altre no, e questa cosa valeva per me anche quando avevo 20 anni.”
L’ispirazione, questa sconosciuta. Uno scrittore è un intellettuale, una persona con una cultura e una visione creativa che, per quanto obbligata ad attenersi alle leggi di mercato (si tratta comunque di un lavoro in qualche modo, e specie in questo caso), deve riuscire ad elaborare un plot funzionale e scrivere una storia più profonda e interessante possibile. I libri di George R.R. Martin hanno avuto un indubbio ritorno sul mercato grazie alla serie tv, che ha portato a far conoscere le storie dei Sette Regni a milioni di persone che prima non erano entrate a contatto con la sua letteratura. Da questo è partito un inarrestabile successo, soldi su soldi, premi, progetti collaterali, ulteriore fama e popolarità.
Ma un insieme di successi e di bilioni danno la felicità? Danno la calma e la serenità per poter scrivere senza che i giornalisti si chiedano se schiatti prima di finire la saga, senza che i fan elaborino teorie sui social anagrammando le scoregge degli attori, e senza che le persone ti accusino di essere un porco pieno di soldi? Io non riuscirei a scrivere neanche la lista della spesa se sapessi quante persone aspettano lo sviluppo della mia trama. Milioni e milioni di lettori (e di spettatori) sono lì ad attendere il tuo prosieguo, le tue scelte, che saranno poi incancellabili e inarrestabili, e che una volta date in pasto al pubblico non potranno più tornare nella tua stilografica.
Non è facile essere George R.R. Martin e non farei cambio con la sua vita per nessun motivo al mondo. Ma ragazzi, uno scrittore non dovrebbe scusarsi perché non trova ispirazione, o perché non riesce a creare qualcosa di adeguatamente valido per i suoi standard e per i suoi lettori entro i tempi decisi dalle produzioni di turno. Uno scrittore dovrebbe scrivere con un’idea nella testa, ignorando cosa gli si urli fuori dalla porta di casa. I tanti che lo chiamano grasso e vecchio, ad aprile saranno incollati a guardare la nuova stagione, e sicuramente hanno già comprato, con lo sconto del 25%, il primo libro de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, che hanno lasciato a prendere polvere da qualche parte per riprendere a guardare per l’ottava volta lo show HBO.
Il contesto in cui versa la situazione di Martin è pressoché drammatico. Visto che “The Winds of Winter” uscirà dopo la sesta stagione della serie televisiva, come farà ad evitare di farsi influenzare da ciò che gli sceneggiatori e il duo D&D metteranno in piedi? Dovrà forzare la storia per farla proseguire in maniera diversa, per mostrare il suo nuovo corso, o dovrà prendere spunto dal successo/insuccesso che si genererà dopo la conclusione dello show?
Mi chiedo, inoltre, cosa proverebbe il mio ego se il mio progetto, le mie storie e i miei personaggi non fossero più miei, ma appartenenti ad altri, più veloci di me, pronti a modellarli e plasmarli secondo altre logiche, secondo una scrittura non mia. Finirei forse per odiarla, e per odiare tutti.
Per questi motivi non posso che essere dalla tua parte, George. Sconfiggi major e massimi sistemi con quello che sai fare meglio, in questo trend da rivoluzione culturale basata su calma, silenzio, e pensiero.
– Luca Scelza –