“Oh cavolo, voglio vedere come va avanti!”
Certo, dopo qualche minuto lo stupore è passato, ma il mio primo pensiero alla fine della puntata di debutto della serie tv Ascension è stato questo (forse con una parola più colorita di “cavolo”). Direi, dunque, che il pilot di questa miniserie da sei puntate ha fatto il suo dovere, forse fin troppo, lasciandomi nel dubbio di scoprire se nelle (poche) ore che seguiranno il primo episodio si riusciranno a risolvere tutte le situazioni messe al tavolo e a parlare di ogni questione in modo esaustivo e senza lasciare nulla da parte. Ma non corriamo, cominciamo dall’inizio e spieghiamo cos’è, di preciso, Ascension. Si tratta di una miniserie di circa duecentotrenta minuti in tutto, partorita da menti americane e canadesi e trasmessa via cavo nel 2014 sul canale Syfy; lo show è arrivato in Italia solo da poco grazie al portale VVVVID, che lo trasmette in lingua originale sottotitolato. Il genere si potrebbe definire un misto tra la fantascienza (sopratutto per quel che riguarda l’ambientazione) e il giallo, in particolare quando parliamo dell’evento che dopo i primi minuti dà il via alla storia, il cosiddetto “incidente scatenante”.
La trama ruota intorno alla Ascension, una nave spaziale che negli anni sessanta ha lasciato una Terra in piena guerra fredda. Aveva un equipaggio di seicento individui quando è partita, numero che è rimasto tale. Certo, le persone non sono sempre le stesse, perché quando la storia comincia siamo nel 2014, e alcune di esse sono morte lasciando il posto ai propri figli. Si tratta di una nave particolare, creata per trasportare queste persone dalla Terra su un altro pianeta, uno pacifico, così da poter salvaguardare la razza umana. Questa gente, partita nel ’63, conosce ciò a cui è destinata fin dalla nascita e, dal momento in cui accetta di non avere alcun controllo sulla propria vita, passa il tempo a… boh, fare qualcosa. Vivere. E visto che nessuno ha praticamente avuto contatto con la Terra dalla partenza, la divisione dei compiti per i diversi sessi è ancora quella degli anni sessanta. La società è riuscita a svilupparsi in modo strano, in qualcosa di simile a delle caste, dove i più fortunati vivono nei ponti superiori della nave, mentre a chi sta più in basso toccano lavori di manovalanza in luoghi che ricordano il peggio della città di Rapture. Ecco, questa piccola società separata dal resto dell’umanità, controllata da precisi valori e leggi ferree, ricorda un po’ proprio il mondo del videogame Bioshock, come descritto nei primi momenti di gioco.
Qui sull’Ascension non ci sono armi e non ci sono soldi (una moneta non avrebbe ragione di esistere), le nascite sono tutte controllate (non si può essere in più di 600, perché altrimenti non basterebbero i rifornimenti), e per poter generare figli c’è bisogno di un permesso speciale – tant’è che sulla nave si vede una sola bambina. In più, ovviamente, anche le opzioni di lavoro sono limitate: non si può decidere di intraprendere la carriera di calciatore o di attore, ma ci si può iscrivere a corsi per far parte del progetto di terraformazione del pianeta verso cui l’Ascension sta viaggiando (e al cui arrivo mancano “solo” 49 anni), o anche diventare una prostituta professionista e lavorare per la moglie del capitano, raccogliendo e vendendo informazioni dai clienti – insomma, tutte carriere più o meno interessanti e ottime per occupare il tempo. Si può fare pure come uno dei nostri protagonisti (Aaron), e provare a risolvere il primo omicidio nella storia dell’Ascension, compiuto, tra l’altro, con un’arma da fuoco. O ancora, seguire i deliri della ragazzina di cui sopra, che sembra vedere cose che nessuno vede e sentire voci che nessuno sente. Insomma, c’è tanto da fare. Ah, e poi ci sono le vicende sulla Terra, dove nessuno sa se l’Ascension esista o meno: c’è chi la cerca e c’è chi, nel governo, la nasconde. Insomma, di carne al fuoco veramente non ne manca. Il rischio per serie come queste è sempre quello di ritrovarsi con tante cose da spiegare in troppo poco tempo: lascio comunque a voi il piacere (o dispiacere) di scoprire se gli sceneggiatori siano riusciti a non perdere pezzi per strada, scadendo nella superficialità (su VVVVID, infatti, trovate già tutti e sei gli episodi). In ogni caso, Ascension resta una miniserie con un concept fighissimo, dai colori e dai toni molti americani, che gestisce sapientemente vari generi, passando dal drammatico al fantascientifico e toccando il giallo: insomma, è qualcosa che è stato ideato per far venire voglia di vedere altro. Un po’ come la miniserie di Battlestar Galactica, che ha poi dato vita ad uno show regolare di cinque stagioni.
Che ne pensate? Conoscevate già questa serie? Fatecelo sapere!
-Caterina Gastaldi-
- Un'idea interessante e una bella ambientazione;
- Personaggi carismatici che possono dar vita a buoni risvolti;
- C'è il rischio di non riuscire ad esplorare bene e con la giusta profondità tutte le sfumature di una storia del genere;