Elen sila lumenn omentielvo, avventurieri! Tra filosofia e racconti incompiuti, oggi parleremo di una nuovissima produzione tutta italiana, che sono sicuro farà parlare molto di sé: “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario” è la prima opera cinematografica di Paolo Gaudio (ricordate Dagon? Rinfrescatevi la memoria qui), un novello regista che fa degli effetti speciali la sua passione più forte. Sotto il segno della sperimentazione e della mescolanza di alcune tecniche cinematografiche come la stop motion, vediamo nel dettaglio questa pellicola. Sigla!
Paolo Gaudio: alcuni cenni biografici
Due parole su chi dirige la produzione mi sembrano d’obbligo: Paolo Gaudio nasce nel 1981 ed è regista e sceneggiatore. Laureato in filosofia all’UNICAL nel 2003 e diplomato in regia cinematografica alla NUCT a Roma due anni dopo, fonda il suo lavoro sulla forte sperimentazione in tecniche come stop motion, cut-out animation e computer grafica. Nelle sue narrazioni troviamo in maniera preponderante temi come il fallimento, la colpa e la solitudine, questioni vivamente espresse attraverso i suoi personaggi che in larga parte sono orfani o comunque estremamente segnati dal proprio passato.
La storia di Fantasticherie ha inizio da un suo fallimento: data l’impossibilità di realizzare un corto chiamato “Attraverso la Lente”, decise che era arrivato il momento di andare oltre e di dedicarsi direttamente ad un film. Una decisione insolita? Forse. Ma è proprio attraverso l’azzardo, con scelte che pattinano lungo il filo sottile del rischio e della follia, che si possono ottenere un grande successo o una tremenda sconfitta. La riuscita di questo film, che vedremo nel prossimo paragrafo, a mio parere dà ragione al regista, in ciò che posso tranquillamente definire come un’opera di degno riguardo dal punto di vista stilistico, filosofico e narrativo.
Il film: trama, prime impressioni, pupazzi in plastilina
Il fulcro di questa storia ruota intorno a tre personaggi, o meglio a tre storie fuse nello stesso arco narrativo: Jean Jacques Renou, interpretato da Luca Lionello, è uno scrittore ormai vecchio e povero, che nel 1876 scrive quella che per lui sarà l’opera più importante della sua vita, “Fantasticherie di un passeggiatore solitario”. Un bambino perduto nel bosco è il protagonista di questo testo, a metà tra un romanzo di formazione e un ricettario fantastico. Poi abbiamo Theo (Lorenzo Monaco), un laureando di filosofia che si ritroverà per le mani questa misteriosa opera, purtroppo incompiuta. Lo scopo di Theo sarà quello di voler scrivere il finale del racconto, la Fantasticheria n° 23, e raggiungere il Vacuitas, un luogo che, se raggiunto, potrà sanare i problemi che lo affliggono.
Il tema portante di questa pellicola è proprio l’incompiutezza. Là dove un racconto fatto e finito non lascia spazio a molte osservazioni, il non finito a livello speculativo invece permette alla fantasia di correre a briglia sciolta nel vastissimo campo delle possibilità. Theo è fortemente appassionato dei romanzi incompiuti, altro motivo che lo lega a doppio filo con l’opera di Renou. Mi piace pensare una cosa di questo film: a fine pellicola mi è venuto in mente una metafora molto bella che in passato ho potuto ascoltare, e cioè “La nostra vita è come un vaso, che ad un certo momento ci cade dalle mani e si rompe. Nel tentare di ricostruirlo, però, ci accorgiamo che ogni pezzo combacia con l’altro perfettamente. Così, piuttosto che rifarlo com’era prima, il vaso prende una forma diversa, influenzata dalle nostre preferenze e dalle nostre passioni”. Questo in sintesi è quello che penso di questo film: ogni scena è come un frammento che va a ricollegarsi con gli altri; è come vedere quel vaso ricostruirsi pezzo per pezzo.
Signori, l’articolo si conclude qui. Fantasticherie arriverà nei cinema il 26 novembre, e vi consiglio vivissimamente di andarlo a vedere. Inoltre a partire da oggi 19 novembre, e fino al 3 dicembre, si terrà una mostra sulla pellicola alla Sacripante Gallery, in via Panisperna 59 (a Roma), dove 27 artisti esporranno opere ispirate al film. Come ultimo messaggio, mi auguro di poter tornare a leggere presto il nome di Paolo Gaudio su qualche locandina al cinema, augurandogli sinceramente una carriera lunga e proficua. Romanzi incompiuti e storie oltre i confini del tempo fanno al caso vostro? Lasciate un com
“Tutto sulla terra è in un flusso continuo. Nulla mantiene una forma costante e fissa, e i nostri sentimenti per le cose esteriori passano e cambiano necessariamente come loro. Costantemente, prima o dopo di noi, esse ricordano il passato che non è più o anticipano il futuro che spesso non deve affatto essere: non vi è là nulla di solido a cui il cuore si possa attaccare. Così non abbiamo quaggiù nient’altro che piacere che passa; in quanto alla felicità che dura, dubito che la si conosca. A malapena si trova nei nostri più vivi piaceri un istante in cui il cuore possa veramente dire: Vorrei che questo istante durasse per sempre; come possiamo allora chiamare felicità uno stato fuggevole che ci lascia poi il cuore inquieto e vuoto, che ci fa rimpiangere qualcosa che era, o desiderare qualcosa che sarà?”
– Jean Jacques Rosseau, Le Fantasticherie del Passeggiatore Solitario
–Michele Giuliani–
Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario – Recensione
Isola Illyon
- Narrativamente fluido e appassionante;
- Ottima prova attoriale;
- Non è quella che si definirebbe una pellicola leggera, per chi non ama star troppo a pensare;