Uno dei difetti maggiori del gioco di ruolo da tavolo (e, specularmente, uno dei meriti più grandi del suo cugino elettronico) è quello di essere vincolato ad una precisa dimensione spaziale, circoscritto ad una cerchia di persone e limitato da quelli che potremmo definire “spostamenti ragionevoli per andare a far finta di essere un Elfo una volta a settimana”. Vale a dire che se giochi di ruolo, le tue occasioni di farlo saranno sempre definite da quanti altri tuoi simili sia in grado di trovare in un raggio di X chilometri.
La conseguenza è lo sviluppo di realtà autonome e la annessa “gemmazione” di stili di gioco talvolta lontani e diversissimi fra loro (ciascuno con la pretesa di essere Verità assoluta, come sempre avviene quando si fa interpretare un testo ad un fanatico). Fortunatamente con l’avvento di Internet queste realtà hanno iniziato a incontrarsi, e a litigare sui forum per vedere chi avesse ragione. Poi è arrivato Facebook, dove si continua a litigare come sui forum, ma con un ritmo molto più serrato.
Ogni tanto, a furia di litigi, viene fuori un confronto utile all’arricchimento reciproco. Resta però il fatto che l’esperienza maggiormente rilevante, in termini di “punto di incontro” fra realtà di gioco di ruolo lontane fra loro, resta fisica e non virtuale: le Ruolimpiadi (la cui struttura vi abbiamo a suo tempo descritto qui). Dal 1995 ad oggi, ogni anno, in occasione del Lucca Comics & Games si tiene l’evento di gioco di ruolo competitivo più longevo d’Italia (e forse del mondo).
Le squadre partecipanti si affrontano ai rispettivi tavoli, ciascuna con il proprio evento one-shot di gioco di ruolo, ottenendo dei punteggi basati sulla qualità del medesimo e sulla performance dei propri giocatori nelle partite altrui. Ciascuno valuta i propri avversari e l’onestà è alla base di tutto, anche se la presenza di un arbitro ad ogni tavolo aiuta a garantire l’imparzialità.
Chi vi scrive gioca alle Ruolimpiadi da qualche anno, e le ha sempre trovate una buona occasione non solo per abbuffarsi di GdR, ma anche per sperimentare tipologie e stili di gioco provenienti da altre realtà. Peraltro, al netto delle varie diversità che caratterizzano i “nuclei” di giocatori, l’esperienza permette di farsi un’idea della cifra comune a tutti; cifra che, azzardo un ipotesi, non preesiste semplicemente all’evento ma si consolida proprio grazie alle reciproche influenze che dall’evento nascono. Il che fa delle Ruolimpiadi non un semplice evento for-fun, ma una vera e propria occasione di aggregazione e apprendimento.
Quest’anno hanno partecipato 25 squadre da 7 giocatori l’una circa, provenienti dalle regioni più svariate (il pool di Ruolimpionici dal quale si pescano i partecipanti è pari circa al triplo). Visti i numeri, si può davvero pensare che l’evento sia rappresentativo di una buona parte del gioco di ruolo italiano.
Finito il pippone per quelli che non avevano idea di cosa fossero le Ruolimpiadi, veniamo al report dell’evento. Non mi soffermerò sui lati negativi: a margine dell’atmosfera di generale presa a bene, si sa che i giocatori della manifestazione sono un club di pettegole (me compreso). Il che implica che le critiche salgano a galla con la velocità di un sottomarino nucleare suicida (a questo giro, nell’ordine di gravità: la scarsa qualità e scomodità dell’inatteso Evento Extra di Man, Myth And Magic; la scarsa partecipatività dell’avventura dello Special Event di Drizzit). Con il rischio di trasformare il pezzo in una sviolinata, eccovi quelli positivi.
Il Papayo-Scano desnudo
Per chi non lo conoscesse, Davide Scano è il feticcio sul quale i Ruolimpici scaricano montagne di domande, lamentele e frustrazioni adolescenziali da undici mesi prima a un mese dopo l’evento. Nonostante questo, tiene botta, e ogni anno è sempre lì a prendersele. Quest’anno si è anche spogliato nudo, aprendo a tutta una serie di potenziali molestie ulteriori per gli anni a venire. E di questo gliene siamo grati.
Gli arbitri
Fare da terze parti in una competizione dai canoni valutativi fumosi e indefiniti non è facile. Farlo bene lo è ancora meno. Perciò l’altro grande “up” va a loro, che anche quest’anno si sono immolati: chi gioca lo sa, guardare gli altri che lo fanno (soprattutto per cinque ore di fila) rompe un po’ i coglioni è impegnativo. È come il porno, ma con più noia e meno erezioni.
Lo sbattimento generale
Ogni anno sembra che le Ruolimpiadi sentano i muri chiuderglisi attorno, e quest’anno lo spazio dedicato all’interno del Padiglione Games (mai esagerato) si è effettivamente compresso. Ciò nonostante, complice la disponibilità di alcuni veterani, l’organizzazione è riuscita a non far pesare la cosa alle squadre, dislocandole altrove con attenzione.
Attivando la subroutine “Nonno Simpson”, è vagamente allarmante comunque vedere come la parte “Games” del Lucca Comics stia progressivamente venendo erosa dalla sua porzione videoludica. Allarmante non per un disvalore di quest’ultima, ma perché gli spazi fisici sono limitati, e manifestazioni più “classiche” del gioco (tipo le Ruolimpiadi) rischiano di venire soffocate da cose tipo quel gioco delle torri che considero inutile League of Legends, che vuoi o non vuoi tira così tanto da aver richiesto la deportazione lo spostamento in uno spazio apposito.
Chissà, forse un giorno anche le Ruolimpiadi avranno un padiglione dedicato (“con blackjack e squillo di lusso, anzi senza blackjack”), e i quindicenni scopriranno che carta e matita ti fanno incazzare molto meno e viaggiare molto di più, e nessuno giocherà più a League of Legends, e il padiglione dedicato sarà proprio quello di LOL, e le Ruolimpiadi avranno cento squadre, e lo Scano sarà in un angolo che piangerà, e piangerà, e piangerà, ma di un pianto buono, e noi Ruolimpici ci abbracceremo ubriachi e felici, e io mi sveglierò, stipato fra un muretto e una sedia, arbitro non all’altezza dei miei predecessori… lo Scano sarà sempre lì in un angolo, magro come un chiodo (sospetto che lo stress da Ruolimpiadi sia il suo modo insalubre di mantenere la linea).
E qualcuno, oltre la staccionata che delimita il perimetro Ruolimpico dentro al Games, si fermerà a guardarci. Succede tutti gli anni. Si chiederanno chi siamo, che facciamo a quei tavoli. Resteranno lì a lungo e poi se ne andranno, e a me si formerà un pensiero. E il pensiero è questo: saremo pure una sparuta manciata di sognatori, affogati in una tensostruttura di eterogeneità ludica, e araldi di un gaming dal sapore retrò. Ma chi passeggia per il Games se ne accorge che lì, oltre quella staccionata, c’è la magia. Quella vera. È una roba che si annusa nell’aria (anche se probabilmente sa di sudore). Non so cosa succederà a League of Legends fra vent’anni. Forse non se lo ricorderà nessuno, forse sarà diventato un classico.
Ma le Ruolimpiadi… Mi piace pensare, senza troppi dubbi, che loro ci saranno. Strette in uno spazio sempre più piccolo, con uno Scano sempre più magro e stressato, ma ancora lì. E forse per quella data, invece che di sudore, sapranno di violette. Il bello della magia (quella vera) è questo: che non ha limiti.
P.S. A scanso di equivoci, non mi piace neanche DotA.
– Luca Pappalardo –