Un giovane regista era seduto nell’oscurità di una sala cinematografica col cuore palpitante. La Red Squadron sembrava condannata a un destino fallimentare, i bombardieri erano stati fatti a pezzi e le contro-offensive dell’Impero non lasciavano un momento di riposo ai disperati ribelli. Nel momento più buio, però, il protagonista riceve aiuti inaspettati e, facendo affidamento alla sua forza interiore, riesce a distruggere gli armamenti nemici e a salvare la giornata. Gli eroi vengono premiati con una medaglia, le luci si accendono e il pubblico si lascia andare in uno scroscio di applausi. L’anno era il 1977, il film era Guerre Stellari e il giovane si chiamava Ridley Scott. Non appena terminata la proiezione decise di voler dedicarsi alla fantascienza, quindi gli passò per le mani un copione semplicemente intitolato “Alien”.
Alien e Blade Runner sono stati i suoi due grandi contributi al genere sci-fi, ma da allora si era preso una lunga pausa interrotta solo con Prometheus. Vi è stato un effettivo ritorno di fiamma: ha voluto dedicarsi completamente a The Martian, si è deciso a filmare un sequel per Prometheus e ha affidato un quinto capitolo di Alien a un ragazzo promettente. Pochi giorni fa, con l’entusiasmo in piena fase ascendente, ha dichiarato ufficialmente a un giornale tedesco che Prometheus, per quanto sia nato come prequel di Alien, non si ricollegherà alla mitologia del “fratello maggiore” per almeno altri due o tre film. Dopo anni di silenzio nel campo delle avventure spaziali, insomma, Scott ha deciso di lanciarsi in un progetto grande e longevo che, probabilmente, prenderà almeno sei anni della sua vita e una cifra ragguardevole dalle sue casse.
Neppure il tempo di far raffreddare l’atmosfera, ed ecco di nuovo che Ridley si sbottona come un bimbo desideroso di mostrare a tutti il suo nuovo trenino che emette fumo dalla ciminiera non appena lo si avvia. Alla premiere di The Martian, infatti, si è confidato con la redazione di HeyUGuys e ha rivelato il titolo ufficiale di Prometheus 2 che, udite udite, abbandonerà completamente l’idea di spacciarsi per un moderno Prometeo e si farà conoscere come Alien: Paradise Lost. Scott, insomma, continua ad avere sbalzi d’umore schizofrenici affermando un giorno che il suo lavoro non toccherà ancora il mondo a cui ci hanno abituato gli xenomorfi, e quello successivo grida ai quattro venti che la sua nuova pellicola sarà in tutto e per tutto un “Alien”.
Tralasciando l’etichetta principale, che nessuno pare avergli obiettato prendendolo a schiaffoni per la poca coerenza, l’intera Rete si sta concentrando sul sottotitolo a cui, a dire il vero, poco v’è da aggiungere a quanto non abbia già esplicitato il regista. “Conosci il poema?” ha chiesto al giornalista con fare ironico. “Sono sicuro che non lo hai mai letto, il poema è un libro intitolato ‘Il paradiso perduto.‘” Fossi stato nei panni dell’intervistatore, a questo punto, credo che la serata sarebbe finita come nel climax di “Bastardi senza gloria”. Non solo Ridley dà per scontato che l’umanità non conosca uno dei lavori più noti di Milton, ma anche che l’utente medio non sappia neppure cosa sia un poema… Tornando al nocciolo della questione, comunque, “paradiso perduto” è un chiaro riferimento ai collegamenti creazionisti rappresentati dagli Ingegneri, la razza aliena che, secondo Prometheus, avrebbe generato l’umanità e dato vita al pianeta Terra.
Se trovate che il collegamento religioso sia risicato, vi prego di prendere in considerazione che il primo film si sarebbe dovuto chiamare “Paradise”, titolo che credo avrebbe funzionato magnificamente se affiancato a una colonna sonora dei Guns N’ Roses. In uno dei copioni bocciati, inoltre, si giustificava l’attrito tra alieni e umani con barriere linguistiche non indifferenti che avrebbero portato un certo Pilato a giustiziare l’emissario celeste su una croce. Di mio spero che quel copione passi nelle mani di Mel Gibson. Nel frattempo l’ex Prometheus 2 promette di condurci sullo strepitoso pianeta degli Ingegneri, un paesaggio completamente nuovo che si discosta grandemente dalle atmosfere gigeriane tipiche dell’epopea. Tutto sembrerà idilliaco e piacevole, almeno in superficie, ma è facile intuire che qualcosa andrà storto, e che le creature angeliche di turno opteranno per scelte infelici che decreteranno un misero destino per molti.
Quando mi hanno chiesto per la prima volta cosa ne pensassi di Prometheus risposi “Credo che il secondo mi piacerà.” Il primo episodio della neonata saga era l’aborto di mille script cannibalizzati da decenni di scrittori che si davano il cambio aspettando che le produzioni dessero l’ok. Introduceva idee interessanti, è vero, ma i personaggi erano di una demenza inaccettabile e il fan-service superfluo aveva rubato tempo alla trama (al punto che non ha senso vederlo senza le scene tagliate). Ora abbiamo una protagonista e una testa di droide in viaggio verso inedite frontiere, ci siamo lasciati alle spalle quel terribile finto xenomorfo figlio di una seppia indesiderata… per favore, Ridley, non rovinare tutto infilando nuovamente a forza delle cose che non hanno senso di esistere e concentrati su di una storia sola alla volta: lascia Alien in mano a Blomkamp e continua per la tua strada.
–Walter Ferri–