Ricordo quando alcuni mesi mi capitò di vedere lo strano trailer del film di “Mad Max” (non ve lo sarete già dimenticati? Se sì, una ripassatina qua ci sta tutta). Seppur l’idea di fondo mi pizzicasse un po’, ero troppo legato alla vecchia serie (nonostante sia nata prima di me) per cambiare così velocemente bandiera, pertanto non diedi molta importanza alla produzione. Errore gravissimo. Lo capii alcuni giorni dopo quando, uscendo dalla sala, mi rifiondai a guardare tutta la saga originale, sull’onda dell’entusiasmo: il film era stato grandioso. Poi fummo informati dall’arrivo di un videogioco legato al personaggio di George Miller, a coronare ufficialmente il rilancio del brand: ora che è arrivato sul mercato, andiamo a vedere com’è questo “Mad Max” e se merita di essere giocato.
MEDIOCRE!
Non fatevi ingannare dal titolo del paragrafo, è solo una voluta citazione al film. Il gioco, difatti, è abbastanza ben riuscito, nonostante abbia, comunque le sue pecche. Il team che si è occupato del suo sviluppo è Avalanche Studio, già padre della saga di “Just Cause”, e che collaborerà con Square Enix nello sviluppo di alcune sezioni di gioco per l’atteso “Final Fantasy XV“. Il titolo è stato poi pubblicato dalla Warner Bros Interactive, ed è fondamentalmente un action open world vehicular combat. Dopo questa sfilza di nomi e generi, andiamo al succo del discorso: cosa si fa in “Mad Max”, e come?
Risposta: tutto quello che il nostro protagonista fa anche nel film, in maniera più o meno fenomenale, e molto di più. Essendo un open world avremo a disposizione un intero e vastissimo mondo a nostra disposizione, da esplorare a bordo della nostra V8 Interceptor (immortale macchina di Max). Ovviamente il tema di “Mad Max” rimarrà alterato e, a farci compagnia in questo bellissimo continente dimenticato da dio, ci saranno squadre di Figli della Guerra, Spinati, Corvi e quant’altro. Saranno proprio i primi a catturarci e depredarci di tutto (V8 compresa). Il nostro caro Max, mai fortunato, vagherà nelle Piane del Silenzio fino ad incontrare un meccanico un po’ pazzo, che si offrirà di aiutarlo.
La trama è originale e, nonostante non preveda la V8 (ultimamente quella macchina è snobbatissima), sappiate che ci saranno altre auto a farvi compagnia, personalizzabili e di varia potenza. La customizzazione è profonda anche su Max, che potrà vestirsi in modo differente, acconciarsi in modi strani e decisamente originali, così da rendere l’esperienza di gioco il più “intima” possibile. Per quanto riguarda la personalizzazione dell’auto, considerando che ci dovremo trascorrere sopra quasi il 60% del gioco, sappiate che si tratta di un sistema che ricorda vagamente quello di “Need for Speed”, che compensa la varietà di minigonne e cerchioni con una vasta scelta di armi e macabri trofei.
Il gioco è ambientato in zone, ognuna con un livello di pericolo. Questo è, in sostanza, un indicatore delle minacce presenti in quel luogo: se è alto ci prenderanno a botte sempre, o quasi; a livelli bassi si può invece vagare tranquilli per le lande, osservando il tramonto, bevendo un caffè e così via. Per abbassare il livello di pericolo di una regione si può attaccare chi causa il pericolo, svolgere missioni, recuperare o rubare materiale e così via. Il giocatore può decidere se approcciarsi ai compiti in modo spericolato e cruento oppure scegliendo la via più stealth e cauta: entrambi saranno comunque metodi validi per portare a termine le missioni.
Nonostante tutto, il mondo è comunque nelle sue fasi finali (o, per meglio dire, l’umanità lo è) quindi tutto scarseggia. Non sperate quindi di poter andare in giro a sparare in aria a caso: i proiettili devono essere utilizzati con parsimonia (e in teoria anche il carburante, anche se pare che sia quasi infinito… peccato). La mancanza di munizioni porterà quindi il giocatore a dover scegliere l’alternativa dell’arma bianca molte, moltissime volte: durante i frequenti combattimenti il nostro eroe può raccogliere oggetti da terra e fracassare la testa del nemico di turno, accoltellarlo, tirargli sprangate nei denti e così via.
Dal punti di vista grafico il gioco regala scorci molto interessanti e vasti paesaggi mozzafiato. Oltre che ammirare la vastità delle Piane del Silenzio potete anche verificare, sulla pelle, la distruzione portata da una tempesta di sabbia (vedere che avanza verso di voi vi può regalare dei brividi, almeno le prime volte). Per quanto riguarda la varietà di missioni e la trama, diciamo che non ci si è voluti sforzare più di tanto, ma tra corse, botte, esplosioni e follia a livelli illegali, le cose da fare non mancano.
Il sistema di combattimento, nonostante sia il punto forte del gioco, rimane ancora troppo irrealistico, almeno dal mio punto di vista, e fortemente influenzato dal free-flow combat della saga di “Batman: Arkham” di Rocksteady: può capitare, ad esempio, che Max slitti sul posto per colpire un nemico troppo lontano, rendendo i suoi movimenti poco naturali. Altra cosa che non mi ha particolarmente colpito è la fisica completamente sballata della Magnus Opus (non vi dirò che cos’è): troppo difficile da ribaltare.
Per il resto, questo “Mad Max” si è rivelato un buon esperimento, nonostante sia stato pubblicato con l’intenzione di rivolgersi al pubblico che, sull’onda dell’entusiasmo per il film, sarebbe stato più propenso ad acquistarlo – e sapete meglio di me come quando accade una cosa del genere il più delle volte ci si ritrovi con prodotti di infima qualità. Per gli amanti del genere è sicuramente un must have: gli altri videogiocatori si ritroveranno un titolo piacevole, ma non eccezionale. E voi, cosa ne pensate? Avete provato Mad Max?
– Yari Montorsi –