Trovare della buona fantascienza letteraria, si sa, non è per niente facile. Ma quando accade, spesso questo sottogenere del fantastico è in grado di contribuire alla Storia della letteratura: Heinlein, Bradbury, Asimov. Giusto per buttare lì tre giganti della letteratura mondiale. In Italia, nonostante la percezione del genere sia nettamente cambiata in meglio nel corso degli ultimi decenni, la fantascienza continua ad essere considerata, specie in certi ambienti intellettualoidi persi nella contemplazione ossessiva del proprio ombelico, come un genere poco “serio” (qualunque cosa ciò voglia dire). E questo nonostante fior di intellettuali (veri, in questo caso) si siano spesi negli anni per sdoganarla nel pensiero comune (basta pensare a Fruttero e Lucentini e alla benemerita collana Urania). Attualmente, il testimone nazionale della sci-fi letteraria è stata rilevata da un pugno di case editrici di genere delle quali la Fanucci di Roma rappresenta sicuramente la capofila: rispetto ad una editrice generalista, il lavoro di queste realtà deve giocoforza essere ancora più proiettato a scandagliare in continuazione il mercato globale alla ricerca di autori ed opere validi da proporre sulla scena nazionale.
È appunto all’interno di questa dinamica che si inserisce la pubblicazione di “Leviathan – Il Risveglio” (da non confondere con Leviathan di S. Westerfield), traduzione del primo romanzo del ciclo The Expanse di James A. Corey, pseudonimo dietro il quale si celano Daniel Abraham, già fortunato autore fantasy, e Ty Frank, assistente di George R.R. Martin. Uscito negli USA nel 2011, Leviathan – Il Risveglio è il primo di cinque romanzi (“Leviathan Wakes”, appunto, e poi “Caliban’s War”, “Abaddon’s Gate”, “Cibola Burn”, “Nemesis Games” e l’attualmente in lavorazione “Babylon’s Ashes”) che faranno da plot base anche ad una serie televisiva (chiamata proprio “The Expanse”) la cui prima stagione composta di dieci episodi andrà in onda a partire dal 14 dicembre di quest’anno sul canale via cavo statunitense SyFy. State per caso pensando a “Game of Thrones”? Fuochino, fuochino….
SINOSSI
In un futuro non troppo remoto l’umanità ha conquistato, se non proprio le stelle, almeno il sistema solare. Grazie ad un avveniristico propulsore a fusione, il motore Epstein, la nostra razza ha colonizzato quasi tutto il sistema, spingendosi fino all’orbita di Nettuno. Marte è in corso di terraformazione, ormai formalmente indipendente; la Fascia, cintura asteroidale che si estende tra le orbite di Marte e di Giove, è composta da una serie di stazioni e avamposti indipendenti costruiti all’interno degli asteroidi stessi; la Terra mantiene un ruolo predominante all’interno degli equilibri planetari. Ma con sé, l’umanità ha portato anche le sue peggiori caratteristiche, replicando nello spazio ciò che ha portato avanti per secoli sul pianeta natale: intrighi, alienazione, guerre, violenza, ricerca compulsiva del profitto e del potere con ogni mezzo. È in questa cornice che Jim Holden, ufficiale sulla nave da carico Canterbury, risponde alla richiesta di soccorso di un’altra astronave, la Scopuli, solo per vedersi distruggere il cargo da parte di ignoti assalitori armati fino ai denti. Nel frattempo, sull’asteroide Ceres, il detective Miller si ritrova a seguire le tracce di una ragazza terrestre ribelle della quale si sono perse le tracce proprio dopo il suo arrivo nella Fascia. Le vicende che coinvolgono i due protagonisti si intrecceranno tra esperimenti top secret e complotti interplanetari, fino a condurre il sistema solare sull’orlo del conflitto più distruttivo di tutta la storia dell’umanità.
L’ULTIMA FRONTIERA
Lucky Starr, il Cadetto dello Spazio di asimoviana memoria, le claustrofobiche atmosfere dello xenomorfo di Ridley Scott, “Space Truckers” con Dennis Hopper, ed in ultima analisi l’epopea di Star Trek, perché effettivamente di Space Opera si parla: sono solo alcuni dei topoi fantascientifici che mi sono venuti in mente durante la lettura di “Leviathan – Il Risveglio”. Il tutto amalgamato, lo dico fin d’ora, sapientemente ed in modo tale che l’insieme risulti, se non originalissimo, di sicuro fascino e di grande impatto.
Che il libro debba molto come impostazione a Zio Giorgione si capisce non solo dalla transmedialità diretta verso la serialità televisiva, ma anche dall’intreccio del libro stesso. Gli eventi, infatti, seguono in modo alternato le vicende dal punto di vista dei protagonisti, con i capitoli che richiamano il nome del protagonista stesso. Va detto che, rispetto ad “ASOIAF”, il tutto risulta meno dispersivo e più lineare, in virtù del fatto che questo tipo di scansione riguarda solo Holden e Miller, e che flashback e flashforward sono utilizzati con moderazione; di solito, inoltre, la narrazione ricomincia dove si era interrotta al capitolo precedente, o tutt’al più adotta l’angolazione di Miller rispetto ai fatti appena narrati dal punto di vista di Holden e viceversa, senza abuso di salti lungo l’arco narrativo. I punti di forza sono in ogni caso molteplici: personaggi, trama, verosimiglianza. I primi sono ben delineati, non scadono mai nel banale e le differenti sfaccettature (motivazioni, idiosincrasie, risvolti psicologici) sia dei principali che dei comprimari sono ben tratteggiate e svelate durante tutto l’arco narrativo tramite una riuscita alternanza di momenti d’azione e narrazione interiore.
Menzione speciale per il personaggio del detective Miller, davvero memorabile, falso cinico spinto da passioni profonde ed incrollabili, all’altezza dei grandi poliziotti da noir sci-fi come l’Elijah Baley di Asimov. La trama, seppur non originalissima, mischia e dosa sapientemente giallo, approfondimento scientifico, fantascienza bellica e un pizzico di sci-fi horror con risultati notevoli. Ma probabilmente il maggior merito di “Leviathan – Il Risveglio” risiede nella verosimiglianza trasmessa al lettore, vera chiave di volta di tutte le opere fantastiche: la fisica e la tecnologia, soprattutto astronavale, risultano del tutto plausibili. Niente dispositivi iperfantascientifici buttati a caso per coprire, troppe volte, le carenze in campo scientifico di troppi scrittori: le astronavi, dalle eleganti forme predatorie delle unità militari agli scassati cargo tenuti insieme con scotch e fil di ferro, sottostanno alle rigide leggi inerziali dello spazio newtoniano, senza scorciatoie warp, iperspaziali, gravità artificiali o altre diavolerie del genere, con tutto ciò che ne consegue per gli organismi dei cosmonauti. Durante la lettura, sembra quasi di avvertire su noi stessi gli svariati g di accelerazione che inchiodano i protagonisti di “Leviathan” ai rispettivi sedili durante le manovre nello spazio. Ma la verosimiglianza non si ferma alla tecnologia e alla fisica: le dinamiche sociali nelle diverse realtà del sistema solare, la politica tra potenze interplanetarie, gli intrighi, i sottili equilibri di forze, l’economia dei vari settori, il ruolo dell’informazione, tutto concorre a donare credibilità ad un maestoso affresco che non sarà galattico, ma che non ha nulla da invidiare ad altri grandi universi sci-fi. Peccato per un certo cedimento verso la conclusione, con qualche situazione sopra le righe di troppo (un equipaggio di un mercantile, ancorché con trascorsi bellici, che tiene agilmente testa ad equipaggi militari di carriera è un po’ troppo da mandare giù) e con il finale di stampo hollywoodiano, che comunque non riescono a scalfire il merito generale dell’opera. Edizione italiana ottima, traduzione discreta e rispettosa, e lettering sobrio, elegante e di una dimensione per una volta leggibile senza perdita di diottrie, con una copertina poco invadente ma sicuramente azzeccata. Il libro, in formato cartaceo a 16,90 euro e in formato ebook a 6,99 euro è disponibile sul sito della Fanucci Editore e su Amazon.
– Luca Tersigni –
- Una solida, classica, godibile storia di fantascienza old style;
- Personaggi memorabili;
- Ambientazione “rugginosa”, adulta, credibile;
- Ben scritto: seicento pagine volano via in un batter d'occhio;
- Qualche passaggio poco credibile nel finale;