Cari Illyoners, oggi vi parlo di “Iris – Un amore meccanico”, opera sci-fi pubblicata in Italia a giugno di quest’anno grazie alla casa editrice Fanucci, e scritto dall’americano Judd Trichter. L’autore è nato e cresciuto a New York, ed è stato prima un attore, da bambino, e poi uno sceneggiatore, e nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo “Love in the Age of Mechanical Reproduction” che è, appunto, quello di cui state per leggerne la mia recensione.
Oltre al titolo, in Italia è anche stata cambiata completamente la copertina, facendo di “Iris” un ottimo esempio del modo di dire “Non si giudica un libro dalla copertina“. Dorso e retro sono di colore rosa, e davanti spicca il nome di Iris a lettere cubitali, anch’esse rosa acceso, con una figura femminile in posa: in pratica sembra di avere a che fare con un incrocio tra un romanzo di fantascienza e uno romantico, che potrebbe far pensare ad una versione ambientata nel futuro di un Harmony. Niente di più sbagliato, per nostra fortuna.
La trama narra di un futuro distopico dove esistono umani e androidi che convivono con molta fatica. I primi sono detti heartbeat, dato che il loro cuore batte, mentre gli androidi sono spinner, perché, invece di essere tenuti in vita dal classico muscolo cardiaco, hanno un motore. È un mondo difficile per questi ultimi: gli spinner sono quasi schiavi, pagati pochissimo e con ancor meno diritti. Il nostro protagonista è un uomo, Elliot Lazar, che, ovviamente, ama una spinner: Iris Matsuo, un modello C-900, dai capelli neri e gli occhi castani. Sarebbe tutto molto bello e romantico se non fosse che in questo mondo le relazioni tra heartbeat e spinner siano vietate. La soluzione per il loro amore impossibile è solo una: fuggire, lasciare l’America per poter vivere per sempre felici e contenti. Sanno dove andare e sono pronti a partire: Elliot si è fatto regalare la barca di suo fratello per raggiungere sua madre in un’isola dove le leggi della città non esistono e lui e Iris possono essere liberi. Peccato che quando sta per comunicare alla sua compagna la bella notizia, scopre che questa è stata rapita, smontata, e i suoi pezzi finiti chissà dove come ricambi venduti a poco prezzo. A nessuno importa, visto che lei è una spinner, a nessuno tranne che ad Elliot, che si mette dunque alla ricerca dei pezzi della sua amata. Questo è appena l’inizio, e andando avanti con la lettura si scopre della discesa di Elliot Lazar nelle zone più oscure della sua anima e del suo mondo, tanto da portarlo a non distinguere più il bene dal male – e non che nei primi capitoli fosse uno stinco di santo.
“Iris” è un libro interessante, anche se il finale lascia aperte le porte per un seguito, nonostante non sembra che Trichter sia intenzionato a proseguire con questa storia. Il futuro in cui ci troviamo è molto simile a quello di “Blade Runner“, quindi la scelta dell’ambientazione non è particolarmente inedita, così come mancano di originalità alcuni luoghi. I bordelli pieni di clienti perversi e prostitute ancora peggiori sono cose già viste, e sono quasi certa che Ditocorto abbia fatto un discorso su entrambe le parti da qualche parte ne “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, ma di sicuro riescono a rendere bene l’idea della tipologia di persone con cui Lazar dovrà avere a che fare per portare a termine la sua missione.
Il tempo tra le pagine non è scandito dai giorni o dalle settimane, ma dai passi in più nella ricerca di Lazar. A volte passerà un’ora tra un capitolo e l’altro, altre volte mesi, ma questo elemento non viene percepito come una cosa negativa, e permette al lettore di gustarsi bene e con la dovuta calma il lavoro del protagonista, il che è un bene, visto che, sopratutto all’inizio, ci si trova spiazzati dal modo in cui Trichter ha scritto questo suo primo libro: è al presente, in terza persona, come una sceneggiatura. È uno stile curioso, che lascia perplessi alle prime pagine ma che riesce ad adattarsi bene al mondo in cui si viene immersi. E così, come le sceneggiature ben scritte, riesce a dare tutti i dettagli utili, mancando però in alcune descrizioni che avrebbero potuto rendere l’immaginario del mondo più completo.
Allo stesso modo, manca della logica nei ragionamenti del nostro protagonista, anche se rimane vero solo in parte, vista la situazione del signor Elliot Lazar. Anche gli altri personaggi forse avrebbero potuto godere di qualche pagina in più, in modo da approfondirli, invece di lasciarne la maggior parte solo sotto forma di marionette messe lì per far apparire il protagonista una persona migliore di quanto non sia. La mancanza di profondità di alcune delle comparse è inversamente proporzionale a quella del protagonista, e questo è un peccato, visto che viene descritta bene la psicologia di Elliot. Il problema peggiore, però, è la traduzione, che a volte lascia a desiderare, senza diventare incomprensibile, ma rovinando l’atmosfera con giri di parole scritti a caso, trasformati dall’inglese all’italiano in modo troppo letterale. Un po’ più di cura non avrebbe fatto male, ma purtroppo è qualcosa che si vede fin troppo spesso, sopratutto nei libri fantasy e di fantascienza.
In generale questo è un libro da consigliare a chi ama il genere distopico e cerca una storia interessante, un nuovo punto di vista che parte dal classico racconto d’amore tra l’essere umano e l’androide. È anche un buon modo per avvicinarsi al mondo delle distopie fantascientifiche, visto che rimane una storia semplice con un solo protagonista e che non richiede troppo impegno per essere compresa, nonostante sia comunque in grado di lasciare con il fiato sospeso.
– Caterina Gastaldi –
Iris – Un amore meccanico: Recensione
Caterina Gastaldi
- Storia interessante e ben strutturata;
- Un protagonista con una bella personalità;
- Gli eventi e i personaggi sono immersi nel mondo in cui si trovano rendendo questo libro realistico;
- I personaggi secondari sono poco approfonditi;
- La traduzione avrebbe richiesto maggiore cura;
- La copertina non rende giustizia all'opera;