Bloodborne è stato, a detta di molti, uno dei trampolini di lancio che ha permesso alla Playstation 4 di prendere letteralmente il volo rispetto alla concorrenza, con più di 25 milioni di copie fino ad ora vendute. Un benefico sangue curativo, una misteriosa malattia, ambienti dal forte carattere gotico e una cruenta violenza sono gli elementi distintivi di questo, a mio avviso, bellissimo gioco di casa From Software. Una lore tutta da scoprire, un terribile segreto da rivelare e un gameplay dal dinamismo fluido e aggressivo fanno di questo gioco uno dei must che non può mancare nella collezione, o perlomeno nell’esperienza videoludica, degli amanti del genere.
Ma Bloodborne non è solo questo. Come abbiamo già avuto modo di raccontare in questo articolo, Bloodborne è ricco di citazioni prese a piene mani nei più svariati e diversificati ambiti del genere horror. Si parte da una “presa un giro” scenografica e narrativa, fortemente voluta dagli sviluppatori. Il giocatore inizia la sua avventura in una città simil Londra Vittoriana, dimorata da terribili e sanguinari mostri ispirati dalle più famose e conosciute opere letterarie di stampo Horror/Gotico (come licantropi, vampiri, zombie e così via discorrendo). L’impronta sembra questa. È chiara. È lì, palese, di fronte al giocatore. Ma non è la verità. È solo un trucco, uno specchietto per le allodole. Perché mano a mano che la storia avanza nella sua narrazione, le cose cambiano radicalmente e il prodotto che ci si trova fra le mani, più o meno dalla metà del gioco in poi, diventa qualcosa di completamente diverso, dal punto di vista narrativo, rispetto a come era cominciato. Ho cercato di essere il più generico possibile, ma ora ci addentreremo nella seconda parte del nostro approfondimento su Bloodborne, quindi vi avviso, ci saranno PESANTISSIMI SPOILER.
E POI ARRIVA LOVECRAFT
Personalmente sono un grande amante delle opere di Lovecraft e come me, molti altri videogiocatori probabilmente hanno, se non amato, per lo meno apprezzato o anche solo conosciuto per sentito dire alcune delle sue creazioni (Cthulhu rules). Il team di Bloodborne, ed in primis Miyazaki, anche lui grande fan delle opere dello scrittore americano, non hanno solo tratto spunto dal suo lavoro, ma hanno costruito un intero impianto narrativo e scenografico sulle sensazioni e sulle emozioni che Lovecraft riesce a trasmettere tramite le sue opere. Paura, confusione, tensione, smarrimento, sono tutte lì, concentrate e arrichite da questi innesti provenienti dalla cultura gotica, così sapientemente fusi insieme da riuscire a creare una realtà nuova, originale e coinvolgente.
Non sembra di rivedere qualche vecchia opera dello scrittore, ma ogni creatura, ogni aspetto di questo enigmatico mondo sono state filtrate dalla fantasia di Miyazaki & Co. per creare qualcosa di veramente nuovo, pur basandosi su una struttura narrativa già vecchia. I riferimenti al mondo dei Grandi Antichi sono tantissimi e riguardano non solo le ambientazioni o le creature, ma anche precise frasi ed espressioni prese ed estrapolati dai Miti di Cthulhu o altre sue opere letterarie. Potremmo parlarne per ore, ma per ovvi motivi, oggi vogliamo proporvi alcuni dei riferimenti più importanti ed evidenti che abbiamo rilevato.
I GRANDI ESSERI
I Great Ones, come li chiamava anche Lovecraft, sono esseri provenienti da altre dimensioni non conosciute dello spazio, dalle straordinarie capacità e dall’infinito potere. In realtà in Bloodborne ne incontreremo diversi ed anzi, il vero scopo del nostro agire sarà proprio quello di eliminare queste incredibili creature, portatrici di tutto il male che ora imperversa in Yarnham (il motivo per cui lo facciamo, per ora, rimane ancora ignoto).
I riferimenti e i continui rimandi ai Grandi Antichi lovecraftiani non si fermano al semplice aspetto fisico (Amygdala ed altre creature che incontreremo sono spudoratamente dei rimandi al grande Cthulhu). In entrambe le opere queste entità possiedono la capacità di mutare la realtà, provengono dallo spazio o da altre dimensioni e sono portatrici di segreti universali e di una conoscenza talmente assoluta da non poter essere compresa dalla semplice e limitata mente umana. Pur essendo creature fisiche hanno capacità e poteri che le rendono assolutamente assimilabili e paragonabili a delle entità divine e su cui ben presto sono nati dei veri e propri culti (in Bloodborne non esistono sette come in Lovecraft, ma una vera e propria religione che vede protagonisti i membri della Scuola di Mensis e della Chiesa della Cura). Le rune che vengono utilizzate dal nostro PG per potenziarsi e che altro non sono che rappresentazioni simboliche delle voci di questi Grandi Esseri, sono anch’esse riprese completamente da “Il Richiamo di Cthulhu” dove Lovecraft parla di queste iscrizioni su pietra che altro non sono che rappresentazioni della voce dei Grandi Antichi. Una voce che, però, non va intesa come suono, ma come emozione, in un alternarsi di caos e follia che si differenzia a seconda di quale di esse ci troviamo dinanzi.
UOMINI SERPENTE / INSETTO E GLI ALIENI
Altri chiari riferimenti ai lavori di Lovecraft sono le creature che, da un certo punto in poi, incontreremo nel gioco. L’Ombra di Yarnham o più in genere gli uomini serpente che incontriamo nella Foresta Proibita, vengono anche citati dallo scrittore ne “La Città senza Nome” dei Miti di Cthulhu, dove si narra di questa antica civiltà di uomini rettile che avrebbe governato secoli e secoli prima dell’avvento dell’uomo. Per non parlare poi degli alieni presenti sempre nella Foresta e nella parte alta della Cattedrale o degli uomini insetto di Byrgenwerth.
IL CULTO E LE SETTE
Nei libri di Lovecraft, soprattutto nel ciclo dei Miti di Cthulhu, spesso si fa riferimento a sette segrete o terribili religioni pagane, dedite a pratiche indicibili e all’adorazione degli Antichi. In Bloodborne non troviamo delle vere e proprie sette. La componente religiosa è rappresentata dalla Chiesa della Cura e dai suoi sottorami, il Coro e la Scuola di Mensis (ognuno con i suoi compiti e le sue caratteristiche), dagli antichi culti e dai loro sacerdoti che incontriamo nel Chalice Dungeon, quando ci inoltriamo sempre di più nei segreti dell’ antica civiltà Pthumeriana (a proposito sapete che la parola Phtumeriano deriva da una parola inventata da Lovecraft, Pth’thya-l’yi ?).
FOLLIA E’ CONOSCENZA
Arriviamo all’elemento forse meno notato ma che fa capire quanto è profondo il legame e il rispetto che gli sviluppatori hanno voluto dimostrare a Lovecraft e alle sue opere. Sto parlando dell’Insight. Questo parametro sarà presente fin dalle prime battute, ma la sua funzione non verrà mai rivelata durante tutta la partita. Solo dopo vari tentativi rivelerà la sua reale funzione. L’Insight è un valore che indica la “pazzia” del personaggio, o meglio la conoscenza inumana del nostro protagonista, la sua capacità di vedere oltre la realtà che lo circonda. Questo parametro aumenterà mano a mano che scopriremo diversi segreti nella storia principale, quando sconfiggeremo dei boss importanti o quando troveremo particolari oggetti che ne aumentano il valore. Questa caratteristica è la chiara rappresentazione del cuore del pensiero di Lovecraft. Venire conoscenza della verità, rende l’uomo più consapevole, ma lo stesso non è pronto a comprenderla nella sua totalità essendo un essere limitato e ciò lo porterà inevitabilmente alla follia. Non è un caso che ad alti livelli di Insight, è vero che potremo vedere più cose e scoprire più segreti riguardanti la lore, ma saremo molto più suscettibili alle creature che infliggono il malus Follia.
Bloodborne è intriso degli incubi narrati da Lovecraft e i riferimenti di questo autore sono molteplici. Voi avete apprezzato questa scelta di sceneggiatura? Avete rilevato altri riferimenti di cui non ci siamo accorti? Segnalatecelo nei commenti e parliamone insieme. Ora devo proprio andare. La mia caccia deve continuare.
-Vincenzo Mirra-