Bloodborne si è rivelato uno dei videogiochi più apprezzati e complessi pubblicati negli ultimi mesi, catturando appassionati di tutto il mondo con l’usuale difficoltà che caratterizza i titoli From Software e con alcuni dei paesaggi più atmosferici che l’industria videoludica abbia mai concepito. Se le saghe di Demon’s e Dark Souls si rifacevano al fantasy medioevaleggiante tipicamente occidentale (quello di cavalieri e dragoni, per intendersi), Bloodborne subisce l’influenza di un periodo più vicino al nostro: tube, panciotti, monocoli e tutti gli accessori utili a un gentiluomo vittoriano fanno capire sin da subito che si ha a che fare con un clima ben più inglese, influenzato grandemente dalle estetiche di fine ‘800, impostando una luce nuova che influenza il titolo per la sua intera durata. Bloodborne deve molto alla letteratura di quell’epoca, specialmente a tutto lo stile gotico e a diversi racconti pubblicati da H.P. Lovecraft, ambo argomenti di cui si potrebbe parlare lungamente, ma per questioni di sintesi ci concentreremo oggi solo sulla prima categoria. Ecco una selezione dei più notevoli esempi:
LICANTROPI
Sin dal filmato di apertura, la presenza dei lupini risulta il leitmotiv di Bloodborne. La piaga che colpisce la città di Yharnam, infatti, tramuta gradualmente gli abitanti in esseri sempre più ferini e bestiali, condannandoli a una caccia in cui i cacciatori divengono ben presto i cacciati. Nel mondo reale, le leggende di esseri umani che assumono caratteristiche disumane sono rintracciabili sin dall’antichità, ma la figura del lupo mannaro ha colpito l’immaginario comune solamente a partire dall’Ottocento, grazie alla moda della letteratura Romantica. È interessante notare come la mutazione all’interno del gioco tenda a essere differente in base a status e casta del malato, probabilmente in relazione alla qualità dei “medicamenti” usati: i villici sono pertanto condannati a mutazioni inferiori, mentre i prodi cacciatori e i virtuosi religiosi tendono a tramutarsi in belve colossali o wendingo. “The Man-Wolf” di Ritchie, “Le Meneur de loups” di Dumas e “Lo strano caso di Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di Stevenson sono tutte pietre miliari che hanno contribuito a dare spessore alla pandemia del videogame, mostrando come ogni essere umano sia intaccato dalla sua componente bestiale.
VAMPIRI
Altro ovvio riferimento gotico, i vampiri ricoprono un ruolo assolutamente marginale (e opzionale) nell’universo di Bloodborne. Conosciuti come “sangue vile“, il loro regno è esiliato al di fuori della mappa di gioco, ed è fin troppo facile perdere la loro presenza se non si dedicano minuziosi attenzioni a tutti gli oggetti raccolti. Questi umani potenziati con sangue maledetto, oltre a essere immortali e pressoché indistruttibili, sono coinvolti in una interminabile lotta contro la Chiesa e i suoi inquisitori che, giudicandoli abomini dal cuore nero, hanno cercato in più occasioni di assalire il loro castello, riuscendo ad arginare con grande sacrificio l’influenza della loro eterna regina. “Dracula” di Stoker, “Carmilla” di Le Fanu e il “Vampiro” di Polidori sono chiari e celebri fonti a cui From Software ha attinto a grandi mani per costruire le dinamiche di questi particolari non-morti.
STREGHE
È possibile trovare le streghe ai confini della città, nella zona di Hemwick, facilmente riconoscibili per il fatto che rispecchiano appieno l’archetipo che fa oramai parte della tradizione: ballano a braccia spalancate nei cimiteri, indossano tuniche che coprono i loro corpi rinsecchiti, formano grossi falò a cui inneggiare preghiere, e sono fin troppo vulnerabili al caldo abbraccio delle fiamme. Esagitate prive di veri poteri, costoro attendono l’avvenimento attorno al quale orbita la trama principale (niente spoiler) e custodiscono le pendici di una rocca nella quale vive una fattucchiera con effettivi talenti occulti e dall’aspetto orrido e ingobbito. Il tocco gotico, in questo caso, è meno marcato, ma è comunque riscontrabile in molte favole, dalle mille versioni di Baba-Yaga agli “Hansel e Gretel” che i fratelli Grimm hanno codificato nei primi dell’800. È interessante notare come Bloodborne faccia una distinzione effettiva tra le streghe intente a celebrare rituali danzanti, e quelle che nel lessico italiano potrebbero essere definite “befane”, caratterizzate da un aspetto sgradevole e da pratiche esoteriche incomprensibili.
FANTASMI
Gli stereotipi per eccellenza li abbiamo menzionati tutti, e a questi non potevano mancare gli spiriti inquieti quanto intangibili. I defunti assumono diverse forme nel mondo di Bloodborne, da nobili decadenti sterminate dal clero che trascinano per i saloni la propria testa decapitata, a vapori plasmatici vendicativi che desiderano sfogare la propria furia su chiunque passi a portata dei loro pugnali, passando per innocui spettri che vegliano silenziosamente sulla propria lapide. Quasi la totalità di queste emanazioni annuncia la propria presenza emettendo suoni grotteschi quali pianti strazianti o risate isteriche, e inoltre molti risultano invisibili alla distanza o capaci di rendersi intangibili per poter aggirare meglio le difese delle sventurate vittime. Il primo celeberrimo titolo da menzionare è sicuramente “La leggenda di Sleepy Hollow” di Irving, ma alcune tinte più melanconiche potrebbero essere debitrici dello strepitoso “Il giro di vite” scritto da James. Alcuni di questi fantasmi, inoltre, sembrerebbero essere disegnati con intenti autoreferenziali, mimando le apparizioni che infestavano le profondità di Dark Souls.
YHARNAM
La città di Yharnam risulta viva almeno quanto qualsiasi altra creatura sopra menzionata: altissimi palazzi costruiti gli uni sopra gli altri, una costante e fitta nebbia che offusca la visione, vetrate a sesto acuto e rosoni imponenti, una sovrabbondanza di cattedrali… ogni singolo dettaglio, per quanto infantile ed esagerato, riesce a essere virtuoso grazie a una solidissima struttura narrativa e architettonica; persino la quantità spropositata di lapidi e bare che abbelliscono tutti i vicoli del paese, posti con cotanta eleganza, inquietano più che risultare ridicoli. Yharnam, così come la Vecchia Yharnam, ricordano non poco le città nordiche facenti parte dell’immaginario del più cupo Romanticismo, soprattutto nei contesti maggiormente urbanizzati. Per trovare qualcosa di simile basta ripescare il già menzionato “Dracula” di Stoker, ma anche la Ginevra nel “Frankenstein” di Shelly o la Londra industrializzata che si affianca alle storie di Jack lo Squartatore.
È stata toccata esclusivamente la punta dell’iceberg, ovviamente: non abbiamo accennato neppure a uno dei tanti dettagli figli delle molte opere di H.P.Lovecraft, ma vedremo di rimediare il prima possibile! Se frattempo vi sovviene qualsiasi altro punto degno di essere aggiunto alla nostra lista, come sempre non esitate a segnalarcelo nei commenti, condividendolo con un mondo di appassionati dell’orrore.
–Walter Ferri–