L’uomo è stato sempre assillato da alcune fobie ricorrenti: dai ragni alla morte, dall’ignoto al perdersi. Proprio su questa ultima paura (ovvero il timore di smarrirsi, di non trovare più la strada) nacquero i Labirinti, complessi indovinelli fisici nei quali la logica è l’unica aiutante (o un filo, o mantenere la mano sempre su di un muro). A render questa macchiavellica paura ancor più terribile è la presenza di un mostro alle nostre spalle. Maze Runner non fa altro che riassumere il tutto, andando ad aggiungere alcune piccole perle o cliché. Andiamo a vedere in sintesi il capitolo precedente e proviamo a fare progetti sul futuro.
Tomas (Dylan O’Bryen) si risveglia all’interno della scatola, una sorta di ascensore che porta provviste nella Radura, il centro di un labirinto costruito da chissà chi. In questo luogo si radunano tutti i sopravvissuti, gente che non si ricorda nulla della sua vita precedente: tutti ragazzi, maschi. Apprende che il labirinto si apre la mattina presto e si chiude la sera, al tramonto. A percorrerlo, per trovare un’uscita, sono i velocisti: ragazzi particolarmente veloci e scaltri. Ironia della sorte, Tomas viene accompagnato, un mese dopo, da Teresa, unica donna/ragazza che sembra conoscerlo: la donna porta danno; preannuncia difatti che le porte del labirinto rimarranno aperte anche durante la notte, consentendo ai Dolenti (bestie strane) di entrare e fare scempio (inizialmente rimanevano chiusi fuori dalla radura, ed i velocisti troppo lenti, che non riuscivano a “rientrare” prima del tramonto, diventavano il loro pasto). Tomas fa quindi su fagotto e bagagli e parte, riuscendo ad uscire dal labirinto e vissero tutti felici e contenti (a parte il ragazzo buono e sovrappeso che muore da eroe, ed a lui vanno eterna gloria e onore). Tutto era però un esperimento orchestrato da chissà chi per fare chissà cosa e, appena fuori dal labirinto, Tomas ed i suoi amici si rendono conto che il mondo è stato distrutto: una piaga, un cataclisma, forse Micheal Bay.
Il primo film è stato qualcosa di tutto sommato godibile, a mio modesto parere. Pur entrando al cinema senza troppe pretese (il tutto sapeva già troppo di già visto, già notato) e, avendo poi guardato il trailer, l’emozione della sorpresa era pressoché nulla. Nonostante ciò la trama del film (e del libro, perché non dimentichiamoci che questo è un film tratto da un libro best seller) è decisamente ben strutturata (forse meglio nel libro che nel film) e probabilmente alcuni errori logistici (la presenza di scorte, il fatto che nessuno sia riuscito a costruire una scala a pioli) non venivano nemmeno accennati.
La componente action del primo film era compensata da un’angoscia di fondo (se così vogliamo chiamarla) legata al labirinto ed alla sensazione di pericolo incombente, mentre sensazioni claustrofobiche (quando il protagonista passa attraverso la porta che si chiude, ad esempio) si alternavano con scene palesemente puntate a far risaltare il protagonista. La centralità di queste personaggio, difatti, è forse il lato tecnico/plot che ho apprezzato di meno non solo nell’intero film, ma un po’ in tutto: l’avere un solo protagonista dotato di capacità superiori a chiunque, sempre al centro della scena, non aiuta per niente a far risaltare altri personaggi che sarebbero anche interessanti ma “rimangono di contorno”. Sembra, tuttavia, che tutto il film sia basato (e ruoti) intorno al bel Tomas. Andiamo ad analizzare il secondo trailer che, oltre a numerose domande, ci dona anche ottimi colpi di scena.
La prima scena che ci viene mostrata è quella del mondo oltre al labirinto, la cosiddetta Zona Bruciata. Una vasta landa di terra e sabbia, edifici in rovine e nient’altro. La seconda scena ci catapulta all’interno della struttura, presumibilmente, dei ribelli. Qui notiamo come Petyr Ditocorto (Aidan Gillen) abbia deciso di fare il quintuplo gioco, andando a fare il misterioso/arrogante/quello che alla fine ti accoltella a due passi dalla vittoria (cit. Ned Stark), rappresentando quindi il “Capo dei Ribelli”. Anche se questo suo ruolo non è confermato (non ho letto i libri) dal numero di scene che ricopre nel trailer sembrerà avere un ruolo principale.
La terza scena mostra una sala mensa gremita di ragazzi: i sopravvissuti agli altri labirinti, a quanto si dice nel trailer; un sacco di ragazzi e ragazze, in sostanza. Viene mostrato per alcuni istanti un tizio incappucciata con l’espressione un po’ abbattuta: sono quasi sicuro che arriverà a far parte del gruppo. Scena interrogatorio con Petyr e Tomas, svariati flashback, e giochi da mentalista tra un personaggio e l’altro. Dopo alcuni istanti nei quali viene ricordato che il film è tratto da un Best Seller e poi la fuga.
Un corridoio, una porta che si chiude, Tomas che corre e Petyr Ditocorto che vede sfumare (forse) i suoi piani. Insomma, il trailer ci racconta proprio tutto! Le ultime sequenze del trailer ci mostrano, di nuovo, la zona bruciata. Vecchi edifici, tempeste di sabbia, gli occhi azzurri di Kaya Scodelairo (Teresa) che sbucano da una kefiah tanto inutile quanto di cattivo gusto, ed un attacco da parte di “un qualcosa” ad un qualcuno. Forse mostri mutanti/esperimenti non riusciti? O i frutti contaminati della piaga che ha distrutto il mondo?
Nonostante il trailer abbia svelato la maggior parte dei colpi di scena del film (o almeno, credo) il film sembra essere pieno di contenuti che ci faranno apprezzare di più la storia ed il mondo costruito da James Dashner. Uniche due note negatiche, che mi sento di esprimere a caldo, dopo aver visualizzato il trailer: il fatto che tutti attendano Tomas cosicché lui possa passare oltre la porta che si chiude (la trovo imbarazzante) e la voce del doppiatore, simile a quella di Batman (stessa voce roca, stessa aria “io so cose che voi umani non sapete”) mentre svela al resto del gruppo la verità.
E voi cosa ne pensate di questo trailer? Trovate differenze tra i libri ed il film? Fatecelo sapere qua sotto!
-Yari Montorsi-