Buon fantasy a tutti voi, appassionati di ‘Game of Thrones’! Penultimo appuntamento con le recensioni di Isola Illyon dedicate alla quinta stagione de ‘Il Trono di Spade’: oggi tocca alla famigerata nona puntata, quella che solitamente riserva i colpi di scena più scioccanti ed efferati di ogni stagione. Sarà andata così anche questa volta? Solito avviso anti-spoiler e via con la recensione di ‘The Dance of Dragons’ (‘La danza dei Draghi’)!
DISCLAIMER: Questa recensione contiene SPOILER dalla puntata 5×09 – almeno quelli giudicati indispensabili per comprendere l’argomento trattato. Contiene anche, inevitabilmente, spoiler dalle puntate e dalle stagioni precedenti. Non proseguite la lettura se non avete ancora visto l’episodio e non volete rovinarvi la sorpresa!
L’episodio che oggi andiamo a commentare ha, fondamentalmente, quattro fulcri. Al di là di questi, c’è un parte di minima durata dedicata alla Barriera: qui Jon, il gigante Wun-Wun e qualche migliaio sopravvissuti alla disfatta di Hardhome si presentano al cancello settentrionale della Barriera (e viene da chiedersi perché, visto che con le navi avrebbero potuto arrivare già al di qua della stessa). Alliser Thorne si prende il suo tempo per decidere se farli entrare; alla fine accetta. Pochissime parole (nessuna da parte di Jon) e lo sguardo omicida di Olly, l’attendente del Lord Comandante, sono tutto quello che ci rimane di questo breve passaggio.
Sempre al Nord, l’esercito di Stannis è impantanato. I “venti uomini” richiesti da Ramsay Bolton per un’azione di commando non compaiono nemmeno su schermo, vediamo solo le conseguenze del loro operato: cavalli in fiamme (…?), mezzi d’assedio distrutti e “ben” dieci tende bruciate. I soldati di Stannis, probabilmente, dormivano coi tappi nelle orecchie, ma ci viene spiegato che “i nostri nemici conoscono meglio questo territorio”. Davos viene dunque spedito alla Barriera per chiedere aiuto (…?) e saluta Shireen in un modo talmente tenero che siamo certi del fatto che la bambina sia pronta a salutarci. Neanche il tempo di dire “Melisandre” che Stannis chiede alla figlia un “sacrificio”, la invita ad uscire fuori e rimane impassibile mentre la piccola viene legata su una pira e data in pasto alle fiamme fra grida disumane. Ora, che Shireen dovesse morire era scritto fin dalla scorsa stagione; ma che consegnarla alle fiamme dovesse essere Stannis, che solo poche puntate fa ci aveva commosso con il suo amore di padre per la figlia malata, è uno stravolgimento del personaggio privo, a mio avviso, di qualunque giustificazione: avrebbe avuto molto più senso se Mel avesse agito di nascosto e Stannis fosse stato messo davanti al fatto compiuto. C’è chi specula che Melisandre lo abbia in qualche modo assoggettato con un incantesimo, ma la verità è che Stannis sembra semplicemente out of character, fuori dal personaggio. E la cosa bella è che non è l’unico: a cominciare da Selyse, che ha passato due stagioni a voler bruciare la figlia, ma ora va incontro ad un repentino pentimento. Un plauso comunque alla bravura della giovane interprete di Shireen, Kerry Ingram, e a una Melisandre (Carice van Houten) che da tempo non vedevamo così “accesa”.
A Dorne va in scena qualcosa di veramente incomprensibile: la relativa sottotrama si conferma la peggio gestita dell’intera stagione. Bronn viene liberato, a patto che riceva un pugno in faccia per vendicare quello inferto al principino Trystane. Jaime ottiene di riportare Myrcella ad Approdo del Re, a patto che si porti dietro anche Trystane e lo inserisca nel Concilio Ristretto (come se avesse l’autorità per farlo, poi). Ellaria rinnova il giuramento di fedeltà ad un severissimo Doran Martell, sotto gli sguardi perplessi delle Serpi delle Sabbie (legate, ma di nuovo in armatura per l’occasione). Con il monologo di Ellaria, rivolto ad un Jaime affetto da mutismo, andiamo oltre il surreale: la bastarda (perché questo è) lo insulta perché gli manca la mano e perché con la mano rimasta “scrive come un bambino”, poi accenna all’incesto con Cersei e gli comunica che per lei la cosa non è fonte di scandalo. Quindi esce dalla stanza sotto lo sguardo perplesso di Jaime, che sembra chiedersi: “Che diavolo è appena successo?”
Le speranze di redenzione di una puntata già compromessa sono affidate ad Arya Stark, che mentre si reca ad uccidere “l’uomo magro” incontra Meryn Trant, la Guardia Reale il cui nome figura sulla sua lista di morte… ma, contro ogni aspettativa, non riesce ad uccidere nessuno. Anche qui siamo oltre il surreale: Maisie Williams rende la sorpresa dell’incontro inaspettato in maniera caricaturale ed esagerata, aggirandosi per le calle di Braavos con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa, spingendo quel maledetto carretto di ostriche e fasolari quasi fin dentro il bordello in cui Meryn Trant ha il compito di farsi odiare un pochino di più. Dov’è l’assassina che abbiamo visto nelle ultime puntate? Dove sono la determinazione e la cattiveria di Arya? Tutto sparito, anche lei è fuori dal personaggio (la cosa inizia ad assumere i contorni di una maledizione), se ne va in giro imbambolata come se avesse visto un fantasma e in dieci minuti su schermo… non fa assolutamente niente!
Arriviamo dunque a Meereen, che dovrebbe rappresentare il degno coronamento di questa nona puntata. E in effetti lo fa, ragazzi, oh, se lo fa. Scusate la verve polemica, ma nutrivo (come, immagino, tanti altri) grandi aspettative per tutta la puntata e per questo momento in particolare: invece ogni cosa è realizzata con la qualità di un B movie. E scendo subito nel dettaglio: Daenerys dà il via ai combattimenti nelle fosse con un applauso virtualmente inudibile, ma subito la gente scatta ad esultare (deve evidentemente esserci un’acustica incredibile). Daario insulta apertamente Hizdahr zo Loraq, promesso sposo della Regina dei Draghi, dandogli del vigliacco e sventolandogli in faccia un pugnale con aria minacciosa; il tutto sotto lo sguardo adorante di Daenerys, che poi si rivolge a Hizdahr come sfidandolo a fare di meglio. Tyrion non ha parte: sta seduto e ha tutta l’aria di voler essere altrove. L’ennesimo ritorno di Jorah sembra quasi sciogliere il cuore di Dany, ma a questo punto scatta un micidiale agguato da parte dei Figli dell’Arpia. Segue elenco non esaustivo delle oscenità susseguitesi sullo schermo:
– i Figli dell’Arpia, si scopre, costituiscono praticamente la metà del pubblico dell’arena, i cui spalti si svuotano peraltro in un attimo: complimenti a chiunque abbia curato l’evacuazione;
– i Figli dell’Arpia, che agivano nell’interesse dei nobili, uccidono praticamente chiunque, liberti e borghesi, nobili e poveri (tanto che anche Hizdahr viene pugnalato in maniera verosimilmente letale);
– gli Immacolati muoiono anche per lo starnuto di mia nonna;
– Daenerys rimane imbambolata a non far niente;
– Jorah sale sul palco in un attimo, Dany deve essere calata con una gru;
– Tyrion uccide un Figlio dell’Arpia con un coltellino svizzero (dinamica incomprensibile, visto lo svantaggio nell’altezza);
– deve esserci un bug nell’IA dei Figli dell’Arpia, perché attaccano rigorosamente uno alla volta.
Quando i “buoni” finiscono al centro dell’arena, avviene qualcosa di veramente incredibile: pessima scrittura, pessima regia, pessima recitazione pessima CGI e pessimo montaggio contribuiscono a creare una delle sequenze più brutte mai viste in ‘Game of Thrones’, in cui tutto avviene con una lentezza esasperante e un pathos ridotto al minimo. I Figli dell’Arpia iniziano a scagliare lance (fino ad allora probabilmente nascoste nelle maniche) contro tutto e tutti, ma la potente plot armor protegge i nostri da ogni male. L’arrivo di Drogon, che avrebbe dovuto far balzare il cuore in gola agli spettatori, avviene in maniera scontata ed è rappresentato con una computergrafica il cui budget doveva veramente essere agli sgoccioli: anche qui piovono le lance, ma nessuno sembra più interessato ad uccidere Daenerys. La quale, salita di nascosto (…?) sul dorso del drago, è così libera di librarsi in cielo e di lasciare i suoi amici improvvisamente ed insensatamente soli al centro dell’arena. E la fine dell’episodio giunge, per una volta, come una liberazione.
Che dire? Dopo una delle migliori puntate in assoluto, ecco una delle peggiori in assoluto: indecente sotto tantissimi aspetti, ma ancor più inadeguata come nono episodio. È bastata una settimana per gettare alle ortiche il bel lavoro fatto con ‘Hardhome’: ora le speranze sono riposte nella decima puntata, ‘Mother’s Mercy’, al cui trailer vi lasciamo.
– Stefano Marras –
Game of Thrones 5×09, ‘The Dance of Dragons’: recensione
Isola Illyon
- Bravissime la piccola Kerry Ingram (Shireen) e Carice van Houten (Melisandre), che danno veramente il meglio di sé nella scena del rogo;
- Sempre bellissime le ambientazioni di Dorne e Braavos;
- Nevica forte: l'inverno è dietro l'angolo?
- La maledizione dei personaggi "fuori dal personaggio": Stannis, Selyse, Arya, Daenerys e persino Tyrion ne sono colpiti;
- Puntata priva di ritmo e di colpi di scena davvero significativi, sia in sé e per sé che considerata come nona puntata;
- I cavalli che bruciano e i venti uomini-fantasma di Ramsay;
- Insensata, per quanto mostrato dal personaggio, la decisione di Stannis di sacrificare Shireen;
- Il carretto di Arya è diventato un'ossessione, mentre la piccola aspirante assassina non ha fatto... assolutamente niente;
- A Dorne ormai le cose accadono senza un motivo preciso;
- La scena della Fossa di Daznak a Meereen è mal realizzata sotto una tale quantità di aspetti che è difficile riassumere;