Premessa 1: tenterò di trattenermi il più possibile, ma per raccontare la trama di ogni libro finirò sicuramente col fare qualche piccolo spoiler: non odiatemi troppo!
Premessa 2: all’interno della recensione potrei citare anche le edizioni americane dei libri. Quando leggerete il nome in inglese, tenete a mente che sto parlando del volume “unico” originale, mentre i nomi tradotti si riferiscono alle suddivisioni fatte da Mondadori con l’uscita italiana.
Come prosegue la lettura de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, amici? Se state seguendo questo nostro excursus lungo l’amata saga di zio Martin, dovreste aver completato almeno il quarto libro americano, “A Feast for Crows” (che in versione italiana è diviso in due volumi, “Il dominio della regina” e “L’ombra della profezia“, dei quali potete trovate la mia recensione cliccando direttamente sui due titoli), e dovreste essere pronti ad immergervi nella lettura del quinto, A Dance with Dragons, che per l’edizione nostrana ha subito una divisione in tre parti. La prima, “I guerrieri del ghiaccio”, è quella di cui vi parlerò oggi. Sì, me la sto prendendo comoda, che tanto “The Winds of Winter” è tutto fuorché prossimo all’uscita.
Iniziamo, come sempre, accennando brevemente quello che sta accadendo nel Westeros e (specialmente) ad Essos, partendo dal Nord della Barriera: qui i Bruti vengono sterminati dall’esercito di Stannis Baratheon, il quale cattura Mance Rayder e lo porta al Castello Nero.
Bran, nei boschi oltre la Barriera, è ancora in viaggio con Hodor, i fratelli Reed e il misterioso Manifredde, nella speranza di trovare il corvo con tre occhi che continua ad apparirgli in sogno.
Alla Barriera, Jon Snow, divenuto nuovo Lord Comandante dei Guardiani della Notte, invia Samwell Tarly a Vecchia Città, in compagnia di Maestro Aemon, in modo che il ragazzo possa studiare per sostituire un giorno l’anziano Targaryen. Ma deve anche vedersela con la diffidenza di alcuni confratelli, che proprio non riescono ad accettare la sua nuova carica.
Davos Seaworth, intanto, è stato inviato da Stannis a Porto Bianco per convincere Wyman Manderly a schierarsi col suo re. Ma una brutta sorpresa lo attende lì: i Frey sono in città per lo stesso motivo, ovvero convincere i Manderly a prendere le parti di Re Tommen e dei Lannister, che minacciano di uccidere il figlio del reggente, Wylis, in caso non accetti l’alleanza.
Theon Greyjoy è ancora prigioniero di Ramsay Bolton a Forte Terrore, e ormai le torture subite lo hanno quasi fatto uscire di senno, convincendolo di chiamarsi “Reek”. Il bastardo gli affida anche una missione, quella di far sì che il Moat Cailin sia libero dagli uomini di ferro, così che Roose Bolton possa tornare a casa senza dover combattere, rischiando di perdere degli uomini.
Ad Essos, nel frattempo, Quentyn, figlio di Doran Martell, sta cercando Daenerys: visto che tempo prima sua sorella Arianne era stata promessa in sposa a Viserys Targaryen, i Martell sperano ora che la Madre dei Draghi, vista la sorte capitata al fratello, decida di rispettare comunque quell’accordo sposando Quentyn ed alleandosi così con i dorniani. La ragazza, però, ha ben altro a cui pensare avendo deciso di stabilirsi a Meereen, deve vedersela con dei gruppi di rivoltosi che si fanno chiamare “figli dell’arpia”. Come se non bastasse, i suoi draghi continuano a crescere e a divenire sempre più pericolosi, tanto da costringerla ad imprigionare Rhaegal e Viserion, causando la fuga di Drogon.
Anche Tyrion Lannister si trova ad Essos con Varys, e viene affidato ad Illyrio Mopatis, un uomo fedele alla causa Targaryen. Pur di vendicarsi di Cersei, l’uomo è disposto ad unirsi a Daenerys e durante il suo viaggio verso la Kahleesi fa la conoscenza di Griff e Griff il giovane, due mercenari che sembrano nascondere più di quanto non sembri.
Allora, com’è la situazione? È riuscito il nostro caro George a riprendersi dopo il calo che c’è stato con “A Feast for Crows”? Come avevo già specificato, questo “A Dance With Dragons”, prima di proseguire con la storia collegandosi direttamente alla fine del precedente volume, narra alcune vicende parallele a quelle accadute nel quarto libro, proponendoci però dei punti di vista diversi, e cioè quelli di personaggi dei quali si erano perse le tracce dalla fine di “A Storm of Swords” (Tyrion, Daenerys, Jon…), introducendo in più qualche new entry. Per rispondere alla domanda iniziale, sì: ho percepito un leggero miglioramento nella scorrevolezza e nella qualità della narrazione (il soporifero susseguirsi di POV Jaime-Cersei è un lontano ricordo), come se quello che ho letto fosse effettivamente ciò che a Martin premeva di più raccontare, seppure bisogna essere onesti e ammettere che i picchi di “A Storm of Swords” non siano stati ancora raggiunti. In ogni caso, è proprio dall’altra parte del Mare Stretto che troviamo i protagonisti più interessanti da seguire, con l’esclusione di Daenerys, che con questa sua decisione di volersi stabilire a Meereen ha reso le sue vicende molto più statiche e prive di colpi di scena (da queste parti ci piace dire che ormai coi suoi draghi ci vuole solo “cuocere le pizze“) e di Quentyn Martell, un personaggio a mio avviso non particolarmente brillante. Il finale offre, però, diversi spunti di riflessione che potrebbero portare a far intuire importanti dettagli sul futuro delle vicende, quindi tenete gli occhi ben aperti!
Come sempre, il libro è disponibile nell’edizione Oscar Bestsellers, oppure nella più conveniente edizione completa che include anche i due volumi seguenti, “I fuochi di Valyria” (il prossimo che tratterò) e “La danza dei draghi”.
– Mario Ferrentino –
Cronache del Ghiaccio e del Fuoco – Recensione ”I guerrieri del ghiaccio”
Mario Ferrentino