A qualcuno di voi piacciono gli horror? Vi diverte l’idea di sedervi al buio, nella sala di un cinema, circondati da sconosciuti a guardare un film dell’orrore sapendo che quello sarebbe un posto perfetto per uccidere qualcuno? Se qualcuno provasse a tagliarvi la gola durante una scena spaventosa, mentre tutti gridano, nessuno se ne renderebbe conto, lo sapete, vero? Era giusto per farvelo notare… in ogni caso, se fate parte di quei temerari disposti a rischiare la vita per guardare un horror, sappiate che il 21 maggio approderà al cinema un nuovo film appartenente al genere, “The Lazarus Effect”. Di cosa parla? Da ciò che possiamo vedere nei trailer, tutto (come nella maggior parte dei film e non solo negli horror) comincia per il meglio. Siamo in un laboratorio dove un gruppo di giovani ricercatori sta studiando un siero che dovrebbe essere in grado di riportare in vita i morti. Contro ogni probabilità, quando lo sperimentano su un animale deceduto, funziona. Ma cosa accaderebbe ad un essere umano? Quello che sono riusciti a fare è fantastico, ma le persone sono qualcosa di diverso. E poi anche la cavia risorta sembra diventare sempre più strana ad ogni ora che passa. È ovvio che serva ancora del tempo per la sperimentazione umana. Purtroppo, qualcosa non funziona quando tentano di replicare l’esperimento, e un membro del gruppo, Zoe (il capo dell’equipe), muore. Frank, il suo ragazzo, sconvolto da dolore, decide di ignorare le proteste dei suoi colleghi e di provare il siero su di lei, facendola tornare in vita. Tutto bene, no? Fine? Forse non va proprio tutto come previsto. In Zoe qualcosa è cambiato: ha visto l’inferno e sembra esserselo portato con sé. Il gruppo non farà in tempo a gioire per il ritorno della ragazza che dovrà fuggire da ciò che è diventata. Ovviamente, visto che è un horror, non ci si può attendere un lieto fine, ma per sapere quanto male si concluderà la storia dovremmo aspettare fino alla sua uscita nei cinema nostrani, fissata per il 21 maggio.
Chi non ce la fa ad aspettare può sempre passare dalla sua pagina di Wikipedia in lingua inglese, visto che “The Lazarus Effect” è già arrivato nelle sale d’oltreoceano. Così, però, si perderebbe tutto il bello dell’andare al cinema a vedere Olivia Wilde nei panni di Zoe, e sarebbe un peccato. L’attrice americana sarà, infatti, la protagonista di questo film, accompagnata da Mark Duplass nella parte di Frank (il genio che la riporterà in vita). In tutto i ricercatori sono cinque, e oltre alla coppietta abbiamo Evan Peters (Quicksilver in “X-Men: Giorni di un Futuro Passato”, ma lo ricorderete anche per American Horror Story) nella parte di Clay, e Donald Glover (per chi di voi guardasse “Community”, lui è Troy) che sarà il quarto dell’equipe, Niko. Infine la quinta, Eva, sarà interpretata da Sarah Bolger (che abbiamo già visto in Spiderwick e che ha anche doppiato Eleanor Lamb in BioShock 2. BioShock! Anche se ammetteremo che il due non sia proprio il migliore della serie…).
Malgrado la presenza di alcuni nomi importanti come la Wilde, “The Lazarus Effect” è stato un film a basso costo, “solo” 3.3 milioni di dollari, come già altri horror prodotti da Jason Blum. Un esempio? Paranormal Activity. E se tra i produttori c’è Blum, che già si è trovato altre volte nel campo dell’orrore, dietro la macchina da presa abbiamo David Gelb, al suo primo incontro con questo mondo. Il giovane regista ha raggiunto una certa fama con il suo documentario “Jiro Dreams of Sushi”, con cui è riuscito a conquistare la critica. Gelb, in un’intervista, ha affermato di essersi divertito a lavorare ad un film a basso budget dove ha avuto la possibilità di sperimentare cose diverse.
La passione di Gelb per “The Lazarus Effect” è stata condivisa da tutto il cast e, sopratutto, da Olivia Wilde. L’attrice ha detto di aver trovato molto bello e stimolante il fatto che questo film parta da qualcosa di reale. È vero, infatti, che “The Lazarus Effect” sia stato influenzato dalla ricerca medica moderna, e sfrutti quanto poco si sappia sul funzionamento del cervello. Nel lungometraggio seguono un ragionamento simile a quello che viene fatto, per chi di voi l’ha vista, nella prima stagione di “Agents of S.H.I.E.L.D.”, provando a dare una risposta alla domanda “quali potrebbero essere gli eventuali effetti collaterali che dovrebbe soffrire qualcuno morto e poi riportato in vita?”.
E, oltre alla questione scientifica, ad aver ispirato “The Lazarus Effect” è stata la sindrome di Lazzaro. Si tratta di qualcosa di molto raro, ma non nuovo, di cui sono stato registrati circa venticinque casi dal 1982, e sono giunte a noi testimonianze di resurrezioni inspiegabili fin dall’antica Grecia. Sì, resurrezioni. La sindrome di Lazzaro è, appunto, l’inspiegabile ritorno in vita di qualcuno e prende il nome, com’è facilmente intuibile, dal Lazzaro biblico.
Quindi abbiamo un gruppo di scienziati che sta provando a far tornare in vita i morti, giusto? Sembrano le premesse di un film di zombie, ma non è così, anche se questo si poteva già intuire dall’introduzione iniziale. In realtà “The Lazarus Effect” ha alcune similitudini con Frankenstein, più che con i non-morti: anche in questo film, seppur in maniera più leggera e in stile horror, si sfiora la questione dell’uomo e della scienza, e di cosa può accadere quando gli esseri umani provano a ricreare la vita. Saranno Zoe e la sua vera natura, comparsa dopo il suo ritorno, a fare la parte del mostro. Certo, le somiglianze tra il romanzo di Mary Shelley e il nostro film sono superficiali e non molte, un po’ per due ragioni. La prima è abbastanza ovvia: stiamo parlando di un horror, la filosofia non è il fulcro della storia. La seconda è, forse, la sceneggiatura non perfetta. Dai commenti di chi ha già visto “The Lazarus Effect”, infatti, sembra che i personaggi manchino di spessore e siano tante pedine pronte a cadere, messe lì solo per morire, oltre ad esserci qualche problema logico proprio nella trama. Questo è reso ancora più evidente dalla buona qualità di altre parti della pellicola, come la fotografia, in grado di renderlo comunque inquietante e spaventoso nei momenti giusti.
In breve sembra che “The Lazarus Effect” sia un esempio medio, o, secondo i commenti più cattivi, basso, dell’horror moderno, con qualche buco nella trama ma in grado di spaventare gli spettatori, una bella idea che sarebbe potuta essere sviluppata meglio. Poi, come sempre, non ce la sentiamo di esprimere un giudizio finale fino a che non l’avremo visto. Voi lo andrete a vedere ora che sapete qualcosa in più al riguardo?
– Caterina Gastaldi –