Correva l’anno 2014 e la primavera si era da poco affacciata sul mondo quando, in un’umida giornata di aprile riscaldata dai raggi del sole, furono aperte le porte del regno di “The Elder Scrolls Online”. Giocatori dagli occhi pieni di speranza e i cuori colmi di aspettative si trovarono a dover scegliere per quale fazione combattere, lottare per riprendersi e salvare le loro anime rubate e, ovviamente, decidere chi e cosa essere in quel luogo incantato.
Erano pronti a pagare, a scambiare denaro per fiducia e divertimento, ogni mese, nella speranza di veder crescere e vivere quella nuova, vecchia realtà. Quel giorno fu l’inizio di ciò che sarebbe potuto essere uno dei più grandi MMORPG di sempre. Partiva avvantaggiato rispetto a molti altri: aveva già il suo pubblico, aveva la storia, il passato, il presente e il futuro, era stato atteso, sperato, sognato e desiderato, e al suo arrivo ha lasciato quasi tutti a bocca aperta. Non solo per la meraviglia. C’è chi ha pensato, fin da allora, che sarebbe stato meglio aspettare, che non valesse la pena pagare ogni mese, che tanto non sarebbe stato così per sempre, che a questo mondo sono ormai ben pochi gli MMORPG a potersi permettere un canone mensile. Avevano ragione.
Da qualche manciata di giorni, a neanche un anno dalla sua uscita, “The Elder Scrolls Online” ha deciso di diventare… free to play? No, non è tecnicamente il termine adatto: visto che si deve acquistare comunque una copia del gioco, potrebbe essere un buy to play. Una volta entrati in possesso di suddetta copia si avrà accesso a tutto ciò che è uscito fino ad ora e, incluse nel prezzo, ci saranno anche delle crowns. Ecco, questo è il primo cambiamento importante, l’arrivo delle crowns. Si tratta di una nuova valuta, aggiuntasi a quella classica già esistente, i gold che guadagniamo in gioco, che si potrà spendere in negozi speciali. Permette di acquistare mounts, pet, oggetti più o meno inutili puramente estetici. Volete andare in giro ad uccidere mostri vestiti da cuoco? Ora potete farlo! A parte questo c’è anche qualcosa di più pratico, come pozioni di cura e simili. Sopratutto, con le crowns si potranno comprare i DLC futuri, acquistabili, sembra, solo attraverso il Crown Store, il magico negozio delle meraviglie in cui ci si potrà divertire a sperperare questa nuova moneta, salvo poi rendersi conto di poterne entrare in possesso solo pagando soldi di questo mondo.
Quindi ora è chiaro: anche togliendo l’abbonamento avranno entrare grazie alla compravendita di crowns. Sì, esatto. E anche no. È infatti comparsa anche una cosa chiamata “ESO Plus”, un abbonamento, costa 14.99 dollari al mese, come quello appena cancellato, e viene venduto in pacchetti da trenta, novanta o centottanta giorni. Ma a cosa serve? Permette di accedere a contenuti in più, ecco perché Plus. Tanto per cominciare, per la durata dell’abbonamento si potrà scorrazzare per tutte le zone di tutti i DLC usciti (anche se al momento sono zero), senza bisogno di comprarli, fino alla scadenza del pagamento, s’intende. In più si accumulerà esperienza il 10% più velocemente del normale, si troverà il 10% in più di oro e si avranno dei bonus anche per quel che riguarda il crafting. Incluse nel prezzo abbiamo un tot di crowns che cambia a seconda della durata del nostro abbonamento. Ovvio, se si paga per un mese si riceveranno meno crowns di chi ha deciso di andare avanti per centottanta giorni.
Quindi, come in molti altri MMORPG buy to play e free to play, c’è comunque un inghippo, un trucco che non permette di sfruttare il gioco appieno gratuitamente, rischiando così di diventare ciò che viene, non proprio amorevolmente, definito pay to win. Vuoi giocare? Bene, puoi farlo. Vuoi giocare in modo competitivo e poter sfruttare a pieno le potenzialità del tuo personaggio e del mondo in cui ti trovi? Per quello devi pagare. Ovviamente, in teoria, i soldi guadagnati in questo modo dovrebbero venire usati per migliorare ed ampliare “The Elder Scrolls Online”, ma è difficile non essere scettici al riguardo. Come ho scritto all’inizio, infatti, questo gioco è stato una delusione per molti fan della saga classica dei The Elder Scrolls, a cui è sembrato più un tentativo di guadagno che un modo per approfondire la storia di Tamriel e donare ai suoi fedeli la possibilità di vivere il continente in modo diverso, a causa dei troppi bug e problemi. Ovviamente opposto a questa fazione c’è il gruppo di coloro che sono convinti che il MMORPG di cui stiamo parlando meritasse più tempo per poter essere apprezzato fino in fondo, e che ora, dopo quasi un anno di perfezionamento, valga la pena concedergli una seconda possibilità. Perché non dargliela in occasione di questo bel cambiamento e soppressione di quel tanto fastidioso canone mensile?
Perché non ne vale la pena, semplice. È davvero difficile pensare che anche ora il nuovo “The Elder Scrolls: Tamriel Unlimited”, come è stato rinominato dopo quest’ultima modifica, non sia solo l’ennesimo, mediocre MMORPG in grado di sopravvivere grazie alla sua fama e, sopratutto, a quella dei giochi di cui porta il nome. Un modo per poter spillare soldi ai giocatori ingenui e speranzosi che credono che sia cambiato dopo un anno. Ci hai già traditi una volta, non ci cascheremo di nuovo. Sopratutto ora come ora a pochi importa di cosa accada al MMORPG, ma molti sperano nell’annuncio di un nuovo The Elder Scrolls. Voci nel mondo del web dicono che dovrebbe uscire nel 2016, ma solo perché Oblivion uscì nel 2006 e Skyrim nel 2011, cinque anni dopo. Nel 2016 saranno passati altri cinque anni e quindi, secondo i calcoli, dovrebbe arrivare nelle nostre mani un nuovo capitolo. Tutte voci, tutte dicerie, nulla di ufficiale… va bene, come volete, attenderemo. E speriamo che l’annuncio venga fatto nel momento in cui meno ce lo aspettiamo.
Giunti a questo punto, comunque, sembra quasi inutile scrivere come mai abbiano deciso di eliminare il canone mensile. Anche se qualcuno pensa che possa essere dovuto, almeno in parte, all‘imminente uscita per console (9 giugno su PS4 e Xbox One), in realtà, come già detto, si sapeva fin dall’inizio che sarebbe successo. In molti si sono detti, durante la beta, “lo comprerò quando avranno tolto l’abbonamento”, ma ora che è successo lo prenderanno davvero? Difficile, il prezzo del gioco base non si è abbassato dal giorno della sua uscita, tranne che per qualche sconto su Steam, e i commenti di chi si è ritirato non sono dei migliori. I giocatori che hanno abbandonato ESO lo hanno spesso definito noioso e ripetitivo, privo del fascino tipico dei The Elder Scrolls, oltre che più simile ad un multiplayer classico piuttosto che ad un MMORPG.
Ovviamente, detto questo, si tratta comunque di un gioco che contata svariate migliaia di giocatori, non in perdita, anche perché altrimenti i server sarebbero già stati chiusi, e rimane motivo di guadagno per alcuni e di divertimento per altri. È semplicemente quella che tanti giocatori vedono come un’occasione sprecata, qualcosa che sarebbe potuto diventare speciale e che invece si è “ridotto” ad un semplice MMORPG, non sfruttando il suo ampio, quasi infinito potenziale. Triste, ma non un fallimento di proporzioni cosmiche come sembra a volte da alcuni commenti: dobbiamo ricordarci che nessuna azienda terrebbe vivo qualcosa destinato a far perdere soldi. Tanto più che i DLC futuri sono già stati annunciati, quindi non è che non abbia giocatori e fan, è che non sono così tanti quanti sarebbero dovuti essere. Tra questi c’è chi dice, ripeto, sia migliorato, che valga la pena di dargli un’altra possibilità, di sfruttare quest’occasione. Voi lo farete? Ci sarà qualcuno abbastanza coraggioso da provare, o riprovare, “The Elder Scrolls Online: Tamriel Unlimited” ora che si deve “solo” pagare una volta?
– Caterina Gastaldi –