La Nintendo ha capito, forse meglio di chiunque altro, non solo che nel mondo videoludico l’utenza è molto variegata, ma soprattutto, e a sue spese, che cambia velocemente nel tempo. Potrebbe essere considerato il teorema del nostro tempo: “ciò che oggi ha grande successo già domani potrebbe essere vecchio” ed è qualcosa che la grande N ha provato sulla sua pelle, sia nella buona che nella cattiva sorte. Indubbiamente quello che prima era una passione di nicchia, il videogioco, da qualche anno a questa parte è diventato qualcosa alla portata di tutti, dal ragazzino delle elementari alla casalinga, ed è quindi ovvio che il mercato si sia spostato per cercare di comprendere tutte queste tipologie differenti di nuovi videogiocatori, e credo che nessuno come Nintendo sia riuscito ad attirare un numero così vario di possibili nuovi utenti.
Era il 2005, e la casa giapponese iniziava la cosiddetta “Revolution” che portò nelle case di tutto il mondo ben 45 milioni di Wii, la console che avrebbe dovuto portare la rivoluzione dell’idea di gioco. E, in effetti, non si può dire che non abbia portato, se non una rivoluzione, sicuramente una grande innovazione nel modo di concepire l’intrattenimento videoludico, con il suo controller (il telecomando Wii) che ha rappresentato una novità in un settore, quello appunto delle console, che sembrava un po’ stagnante, privo di idee originali. Ma la grande intuizione fu quella di creare una piattaforma di gioco in grado di soddisfare sia i fan storici, sia i cosiddetti “casual gamers”, ovvero quelle persone che raramente si erano avvicinate al mondo dei videogiochi e che comunque cercavano, senza troppi fronzoli, prodotti semplici che li facessero divertire, magari in compagnia degli amici. E Wii è stata indubbiamente la console dei party-game, grazie anche all’espediente, tipico della Nintendo, di riutilizzare e sfruttare i personaggi dei suoi titoli principali per una miriade di giochini e spin-off (purtroppo non tutti degni di nota), che venivano pensati proprio per utenti dal palato meno raffinato.
Nonostante ad un certo punto del suo ciclo vitale Wii si fosse pesantemente sbilanciato verso il pubblico dei “giocatori della domenica”, si è dimostrata una valida console anche per titoli hardcore. Ovviamente parlo dei grandi brand della società nipponica, come The Legend of Zelda e Super Mario, tutti titoli di altissimo livello (andatevi a vedere un po’ i giudizi che hanno dato a Super Mario Galaxy, considerato un po’ unanimemente uno dei giochi più belli mai creati, un gioiello di level design e gameplay), senza dimenticare la saga di Metroid, ma qualche sorpresa è arrivata anche dal versante dei nuovi franchise, con esclusive che hanno lasciato l’amaro in bocca a quelli che hanno sempre sostenuto che “Nintendo fa solo giochi per bambini”. Soprattutto gli amanti del fantasy e dei giochi di ruolo giapponesi hanno avuto di che gioire: il canto del cigno della macchina, prima di passare alla nuova generazione, è arrivato con tre esclusive sorprendenti: Pandora’s Tower, The Last Story e Xenoblade Chronicles (in uscita a brevissimo con un porting per New Nintendo 3DS). Pensate che ultimi due sono stati considerati dagli appassionati i migliori giochi di ruolo giapponesi di quel periodo, e qualcuno ha azzardato a valutare Xenoblade addirittura come il miglior GdR da 10 anni a questa parte.
Questa buona varietà di offerta fu sicuramente il motivo del grande successo che ebbe la console, unita all’innovazione che era stata in grado di apportare nell’ambito del videogioco casalingo. Per questo motivo Nintendo decise, con Wii U, di riprovarci, galvanizzata anche dal successo del Nintendo DS e del 3DS, le sue console portatili che, con i loro due schermi e un approccio al mercato molto simile a quello della “sorella maggiore” da salotto, avevano portato una ventata di novità paragonabile a quella di Wii. Ma a quanto pare, ed ecco tornare il teorema citato all’inizio, la magia questa volta non sembra sia riuscita, ed è stata la stessa Nintendo ad ammettere di non essere riuscita a prevedere la direzione verso la quale si sarebbe spostato il mercato. Complice anche una poca chiarezza nelle informazioni rilasciate, Wii U ha avuto un debutto piuttosto disastroso, e nonostante col tempo ci sia stata una ripresa, l’azienda non se l’è vista proprio bene. L’idea geniale sfruttata una volta si è rivelata, a lungo andare, una spada a doppio taglio, ma il momento di crisi sembra essere stato il motore di una fase completamente nuova per la compagnia giapponese, nuova fase annunciata in pompa magna nella conferenza di Satoru Iwata (presidente di Nintendo) dello scorso 18 marzo, un evento che avrà una grandissima risonanza nell’intera industria del videogioco. Il successo del progetto Revolution ha lasciato il segno nella stessa Nintendo che, forse rimasta ancorata a modelli di business ormai superati, questa volta si è trovata spazzata di fronte alla veloce evoluzione del mercato. Ormai il popolo dei casual gamers è diventata un’ampia fetta di utenza, e un grandissimo numero di persone gioca quasi esclusivamente sul proprio smartphone, non essendo più disposta a spendere grandi somme per i nuovi videogiochi. Per Nintendo non sfruttare in questo momento i dispositivi mobili come nuove piattaforme di gioco sarebbe equivalso a non utilizzare i televisori negli anni ’80. Così, come in quel caso con l’arrivo nel mercato delle prime console, Nintendo ha preso la decisione di sfruttare di nuovo una tecnologia di cui non è proprietaria (l’azienda non ha mai sviluppato televisori e si è detta ora non interessata alla produzione di smartphone) portando i suoi giochi proprio sui dispositivi mobile di ultima generazione, per ora solo su Android e iOS. L’operazione dovrebbe iniziare nel 2016, anche se è già stato scelto il partner che traghetterà la grande N in questa nuova fase, ovvero la DeNA, azienda giapponese del settore già proprietaria di una piattaforma dedicata ai giochi.
Dovrebbe essere potenziato, proprio a supportare questa nuova rotta intrapresa, il tanto agognato Nintendo ID, l’account unico che l’utente potrà utilizzare su tutte le console della società: finalmente si potrà acquistare un gioco del vecchio Super Nintendo per poterlo rigiocare in tutta comodità sulla piattaforma che si preferisce. Tutto questo per realizzare un prolifico ecosistema in cui sia facile muoversi. Già solo una simile decisione di virare verso il mobile rende la conferenza di Nintendo sconvolgente, considerando la mentalità piuttosto tradizionalista che ha sempre distinto la società di Kyoto dalle concorrenti, ma a questo aggiungete anche l’annuncio di un nuova console, e capirete la portata dell’evento. In realtà Iwata non ha mai pronunciato la parola “console”, limitandosi alla più blanda definizione di “dedicated game system”, per quello che dovrebbe essere il futuro dell’azienda post Wii U (o almeno così pare): il Nintendo NX, in programma per il 2016-2017. Nell’effettivo non si conosce ancora nulla di questo nuovo progetto, neppure se sarà una vera e propria console casalinga o magari un semplice pad, compiendo magari la fusione tra console e gaming portatile verso cui sembra indirizzarsi la grande azienda. Una possibilità sarebbe quella (ma si tratta ancora una volta, appunto, solo di una supposizione) che la Nintendo spinga i casual gamers nella direzione dei giochi su smartphone, tornando a produrre una console “più classica”, capace di rilanciare i suoi grandi titoli storici. Qualcosa, in breve, che sappia di nuovo farci gridare… mamma mia!
– Davide Carnevale –