Ammettetelo, Illyoners: chi di voi – dopo aver terminato un capitolo dei romanzi di Martin, o alla fine di una puntata di ‘Game of Thrones’ – non ha sognato, almeno una volta, di essere un lord (o una lady) coinvolto nel pericoloso gioco del Trono? Chi di voi, dopo l’errore fatale di questo o di quel personaggio, non ha esclamato: “Che idiota, io avrei fiutato il tranello! Io non sarei caduto nell’imboscata! Io non mi sarei fidato di Ditocorto!”? Su, avanti, non siate timidi. Io lo ammetto candidamente: ho imprecato contro il senso dell’onore degli Stark, contro lo smarrimento strategico che connota il peregrinare di Daenerys Targaryen, contro gli insensati massacri di lupi e leoni nelle Terre dei Fiumi. Si dice che in Italia ci siano sessanta milioni di allenatori della Nazionale (e, badate bene, il calcio non è fantasy!); non sappiamo esattamente quanti siano gli appassionati di ‘Game of Thrones’ nel Bel Paese, ma di sicuro c’è un cospicuo numero di giocatori del gioco del Trono. Robb Stark in incognito, Stannis Baratheon in potenza, Ditocorti de’ noantri. Fermo restando che uccidere per garantire la propria ascesa al trono rimane un pelino illegale, come sfogare queste pulsioni represse?
Ma ricorrendo alla simulazione, ovviamente! Peccato che finora, con la lodevole eccezione dell’adattamento Telltale (che non lascia però eccessiva libertà, almeno per quanto visto finora), non esista un videogioco basato su ‘Game of Thrones’ (o sulla controparte cartacea ‘A Song of Ice & Fire’) che consenta di immedesimarsi come sarebbe opportuno – e desiderabile – aspettarsi. Il panorama è desolante soprattutto sotto l’aspetto dei videogame di strategia, indegnamente rappresentati solo ed esclusivamente dal mediocre ‘Game of Thrones – Genesis’. Non ci soffermiamo sui difetti del gioco (lo abbiamo fatto già abbondantemente nella recensione), ma diciamo soltanto che incarnare il capofazione dei Lannister, o dei Tyrell, o dei Greyjoy (sorpresa, in ‘GoT – Genesis’ non ci sono nemmeno!) dovrebbe essere un’esperienza al cardiopalmo, sempre sul filo del rasoio e sotto la spada di Damocle del tradimento. Ma il gioco non dà neanche un’oncia di quella sensazione.
Data l’insoddisfazione verso i prodotti ufficiali – e, prima ancora, la drammatica assenza degli stessi -, gli appassionati si sono trasformati in modder e hanno aggredito i codici dei più interessanti videogiochi di strategia, da ‘Medieval 2: Total War’ e ‘Crusader Kings 2’. Ne sono nate delle mod, tra le quali la più riuscita è senz’altro ‘A Game of Thrones – A Crusader Kings 2 modification’. Il gioco riesce davvero a far immedesimare nelle atmosfere della serie, tra alta politica e intrighi di basso livello, articolandosi in svariate campagne che ripercorrono la storia di Westeros e della controparte Essos, dai tempi di Valyria alla conquista dell’Occidente da parte dei Targaryen, dalla Guerra dell’Usurpatore (che mise sul Trono di Spade Robert Baratheon) alla Guerra dei Cinque Re (con i relativi spoiler!).
Il merito del successo è sicuramente dell’abilità dei modder, impegnatissimi ad aggiornare il “prodotto” per trasformare il mondo delle Crociate in un Westeros 2.0 sempre più fedele all’originale; basti pensare che un tool creato appositamente per questa mod, quello che introduce i duelli e i famigerati processi per combattimento, è stato esportato e viene ormai generalmente utilizzato dalla comunità per tutte le versioni del videogioco. Ma la riuscita dipende anche dal videogame su cui si innestano le modifiche: sviluppato e pubblicato dalla Paradox nel 2012, ‘Crusader’s Kings 2’ rientra nel genere grand strategy: un po’ strategico, un po’ simulatore dinastico, il gioco ci vede al comando di una casata nobiliare che, durante il Basso Medioevo, lotta fra intrighi, matrimoni, guerre e omicidi per raggiungere e mantenere una posizione di preminenza fra tutte le altre. Grazie al motore di gioco, i figli ereditano i tratti caratteristici dei genitori, il che induce il capofazione a scegliere con accortezza i partner per i propri eredi. Sì, è evidente che questo è il gioco perfetto da ambientare a Westeros.
Naturalmente non ci sono solo note positive, badate. Già nel gioco originale della Paradox non è per niente facile familiarizzare con le dinamiche: la curva d’apprendimento è assai ripida e difficilmente nelle prime partite si riesce a tenere in piedi la propria dinastia. La versione modificata, per giunta, presenta gli immancabili grandi e piccoli bug che un lavoro amatoriale, per quanto appassionato ed encomiabile, porta con sé. Ma, complessivamente, la mod di cui stiamo parlando si candida ad essere il più riuscito adattamento strategico del mondo martiniano. Almeno fino a oggi.
Già, perché l’amministratore delegato della Paradox Interactive, Fredrik Wester, ha recentemente rilasciato delle dichiarazioni che hanno fatto drizzare le orecchie a tutti i metalupi. La HBO, che come sa anche il ghiaccio della Barriera cura la trasposizione televisiva dei libri di George Martin, ha infatti preso contatto con la software house: “La ragione per cui non abbiamo approcciato la HBO”, ha dichiarato Wester, “è che sono ancora indeciso perché non sono sicuro che sia questa la strada che dobbiamo prendere“. Ma “siamo in contatto con la HBO per altre cose, come per – possiamo chiamarla così – la mod ‘Game of Thrones’.” Quelli della HBO non faranno “chiudere bottega” ai modders, questo no; “sono solo un po’ preoccupati che noi [della Paradox] ne ricaviamo un vantaggio economico, o comunque pubblicità. È successo dopo l’articolo di Kotaku” in merito alla versione modificata di ‘Crusader Kings 2’. Ad ogni modo, ha concluso Wester, “la mod è grandiosa. Per noi sarebbe davvero un grande franchise, è solo che dobbiamo superare quella sensazione viscerale che non sia la cosa giusta da fare… Tutto ha parecchio a che vedere con il controllo creativo.”
Dunque, riassumendo, traducendo, leggendo tra le righe: la HBO ha avviato dei contatti con la Paradox perché teme che la software house svedese possa monetizzare, sia direttamente che in termini di pubblicità, il successo di una mod che sfrutta, seppure indirettamente, un marchio di loro proprietà. D’altro canto, Wester ha dato ad intendere di trovare interessante l’idea di un adattamento, condotto e curato professionalmente, di ‘Game of Thrones’ da parte della Paradox Interactive – e, probabilmente, con la HBO ha discusso anche di questo. Ciò che però lo frena è, in sostanza, la possibilità (accettando un accordo di licenza con la HBO) di finire sotto la “dittatura creativa” dell’emittente americana, perdendo l’autonomia che ha sempre contraddistinto i lavori della sua azienda.
Insomma, per ora non c’è nulla di concreto, ma è lecito presumere che qualcosa bolla in pentola e che, con le opportune garanzie, Wester e i suoi possano mettersi al lavoro su uno strategico dedicato a ‘Game of Thrones’ e realizzato con tutti i crismi. Le preoccupazioni della HBO e il successo della mod dimostrano come, finora, i prodotti ufficiali legati al brand abbiano deluso oltre il lecito le attese dei fan – diversamente, lavori artigianali come questo non troverebbero lo stesso riscontro di pubblico. Forse investire sui ragazzi della Paradox, a patto di lasciare loro le mani libere, potrebbe essere una garanzia per il rilancio del marchio su questo fronte, finora maltrattato e trascurato. L’inverno è già arrivato, ma chissà che a primavera Fredrik Wester e la Paradox non ci facciano una bella sorpresa. Nel frattempo – e la mod per ‘Crusader Kings’ lo dimostra – la fantasia è libera di galoppare.
– Stefano Marras –