Jeremy Bastian, chi è costui? Solo una minoranza di fanatici conosce questo nome e, di sicuro, esclusivamente per un motivo molto specifico. Non è stata certo la sua laurea breve in studi artistici a renderlo popolare, né il suo interesse per l’allevamento degli animali da fattoria a portarlo ad esporre in Francia: questo soggetto è noto grazie a una serie di fumetti decisamente di nicchia che prende il nome de La maledizione della ragazza pirata.
Si tratta di una produzione minore, quasi domestica, uno di quei fumetti che difficilmente riesce a sopravvivere alla concorrenza dei comics di supereroi e alle visionarie storie di Alan Moore. Come è riuscito questo esimio sconosciuto, pertanto, a convincere gli editori statunitensi a credere nel suo progetto? Non lo ha fatto, semplice. La maledizione della ragazza pirata è uno di quei rari casi in cui Kickstarter ha funzionato rendendo tutti felici, autori e clienti. Il popolo della rete ha creduto in un sogno fiabesco, nella buona volontà di un artista in erba e in galloni di inchiostro per imbrattare pennini e penne; nel giro di due giorni si è raggiunto il traguardo di 2.500$, ma i finanziamenti sono proseguiti fino a toccare la somma di 36.000$, cifra più che interessante per diffondere quella che, fino ad allora, era stata una graphic novel pubblicata in tiratura limitatissima e cauta.
Nella Giamaica coloniale del 1728, una cocciuta orfana sostiene di essere la figlia di un celebre corsaro e passa le giornate a malmenare i prepotenti coetanei che cercano qualsiasi pretesto per scatenare zuffa. Chi fosse disposto a prestarle orecchio avrebbe modo di sentire parlare di mille avventure, una più incredibile dell’altra, e finirebbe con il riconoscerla come una giovinetta pestifera che seppellisce i suoi traumi di abbandono coprendosi con l’immagine di coraggiosa piratessa su cui pende una grave fattura. L’unica persona che si fa coinvolgere dal carisma della ragazza è Apollonia, nobilissima figlia del governatore, che ben presto desidererà partecipare alle avventure della sua eroina, indispettendo il potente genitore con un atteggiamento ribelle poco consono alla sua posizione sociale. La terribile punizione ordita dal politico scatenerà una serie di eventi che porteranno la pirata nei fantastici mari di Omertà dove, scortata da un pappagallo ciarliero e da altri esseri particolari, inizierà la ricerca delle sue origini.
Primo volume – recentemente portato in Italia dalla Panini 9L – di una saga che vuole essere più ampia, ha l’encomiabile peculiarità di proporre un epilogo dolce-amaro che potrebbe quasi considerarsi definitivo, salvandoci dai cliffhanger tipicamente commerciali ideati per fomentare l’attesa dei futuri capitoli. Di questa scelta ringraziamo enormemente Jeremy, anche perché ogni episodio gli richiede anni di fatiche per essere completato, lasso di tempo in cui l’interesse nei confronti del prodotto sarebbe stato gradualmente frustrato fino a scemare nel disinteresse. Ebbene sì, abbiamo parlato di anni. Dietro ogni singola tavola, infatti, si nasconde un lavoro certosino di chine e pennelli, uno studio maniacale per garantire pagine con disegni apparentemente minimalisti che racchiudono un quantitativo di dettagli da capogiro. Nello sfogliare le pagine del fumetto ci si trova davanti a quelle che potrebbero sembrare delle stampe di Durer ibridate alla diffrazione dello sguardo fauvista; il risultato è un volumetto quasi impossibile da leggere la cui estetica prende il sopravvento con una violenza ai limiti dell’opprimente.
In effetti, La maledizione della ragazza pirata non solo ignora le regole elementari dell’impaginazione delle vignette, ma la demolisce attivamente destabilizzando completamente la fruibilità dell’opera. Le pagine non vanno “lette”, vanno studiate con calma prendendosi il tempo necessario, roteando il volumetto per decifrare i testi contorti o facendo ricorso alla lente di ingrandimento per poter cogliere ogni minimo particolare. La qualità delle illustrazioni è assolutamente ineccepibile, richiamando in tutto e per tutto le xilografie di altri tempi e assomigliando non poco alle incisioni dei romanzi classici. Il primo, viscerale paragone mosso dal pubblico della rete è stato quello con Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie illustrato da John Tenniel, paragone tanto sentito che molti considerano questa avventura piratesca quale discendente spirituale dell’opera magna di Charles Dodgson; parte di questa comparazione deriva, probabilmente, dalle anomale proporzioni che sfigurato alcuni personaggi secondari e che poco si discostano dalle fattezze della Duchessa “carrolliana”, ma anche gli animali antropomorfizzati e le immagini surreali che contornano la vicenda rafforzano questo collegamento che, tuttavia, potrebbe comunque dare vita a lunghe discussioni. Ciò che è sicuro è che la scelta stilistica rimanda alle stampe classiche, suscitando un amore nostalgico e irrazionale.
L’edizione presente nelle librerie/fumetterie nostrane rispecchia in tutto e per tutto la passione bibliofila alla base di quest’opera; stampato con copertina cartonata protetta da sovracoperta, al suo interno ospita pesanti pagine di carta porosa che ha intriso in sé il forte odore di inchiostro, diffondendolo con affetto ogni volta che ne si sfogliano le pagine. La bellezza del volume si ripercuote sul suo costo, un non indifferente 24€, ma c’è da dubitare che una pubblicazione di qualità inferiore a quella proposta sarebbe in grado di evocare i sentimenti demodé e fanatici con altrettanto potenza. La maledizione della ragazza pirata vanta una trama che, pur essendo lontana dalla mediocrità, è assolutamente satellite alla componente grafica, limitando parzialmente il suo bacino d’utenza, ma appagando all’estremo coloro in grado di apprezzarne il fascino.
-Walter Ferri-