Se è vero che il battito d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas, immaginate quali conseguenze possa avere l’espunzione di uno o più personaggi – e delle relative sottotrame – da un arazzo complesso di trame e sottotrame quale quello tratteggiato da George Martin nelle sue ‘Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’ (in inglese ‘A Song of Ice & Fire’, acronimo per gli appassionati: ASOIAF). La questione ha smesso di essere meramente teorica quando l’incompleto ciclo di romanzi (dei sette previsti ne sono stati, finora, pubblicati cinque) ha subito, a partire dal 2010, un’ambiziosa trasposizione televisiva per grazia della HBO, emittente regina in fatto di serie TV ad alto tasso di sesso, violenza e intrecci narrativi.
La cosa, vista con un certo distacco, può apparire paradossale. George Martin aveva, in passato, lavorato come sceneggiatore su serie televisive del calibro di ‘Twilight Zone’ (‘Ai confini della realtà’) e ‘The Beauty and the Beast’ (‘La Bella e la Bestia’); l’esperienza con limiti di budget e di effetti speciali lo aveva traumatizzato al punto da indurlo ad abbandonare il settore e a scrivere un’opera talmente vasta (per lunghezza, numero di personaggi, creature fantastiche e strutture megalomaniche) da non poter essere in alcun modo tradotta in una sceneggiatura. Vent’anni dopo aver messo in cantiere la saga letteraria, Martin si è visto “costretto” a subire un ridimensionamento delle sue ambizioni (a cominciare dalle misure del Trono, come spiega Mario Ferrentino in questo interessante articolo). Avendo lavorato nell’ambiente, Martin è sempre stato molto comprensivo verso le necessità della produzione di fare tagli e modifiche (dal vestiario dei personaggi alle battaglie narrate per sentito dire).
Dopo una prima stagione piuttosto fedele a ‘A Game of Thrones’ (primo libro della saga), al netto di tagli e semplificazioni dettati da ragioni di budget, già la seconda (basata su ‘A Clash of Kings’) ha preso una piega differente. L’esigenza di risparmiare sulla computer grafica ha messo fuori gioco i metalupi da molte situazioni che nei libri li vedevano protagonisti e ha portato all’ideazione di una sottotrama un po’ sconclusionata, quella del rapimento dei draghi di Daenerys, inutile espediente per condurre la khaleesi fin dentro la Dimora degli Eterni. Anche l’affiancamento di Arya Stark a Tywin Lannister, nato più che altro dalla curiosità della produzione di vedere interagire due attori di rara bravura, ha lasciato un tantino disorientati i lettori dei romanzi. Ma è stato con la terza e poi con la quarta stagione che il distacco tra la narrazione romanzesca e quella televisiva si è ampliato fino a raggiungere dimensioni veramente preoccupanti.
DISCLAIMER: seguono spoiler dalla Terza e dalla Quarta Stagione di ‘Game of Thrones’. Per visualizzarli, evidenziate il testo coperto di nero.
Come in un rapporto simbiotico, la serie televisiva ha garantito la rinascita – sotto il profilo della celebrità e delle vendite – delle ‘Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’, mentre i romanzi hanno alimentato l’ispirazione degli sceneggiatori i quali, pur con ampia libertà rispetto al materiale originale, si sono basati sull’opera martiniana, esaltandone gli aspetti più violenti, voyeuristici e conturbanti. Ora, alla vigilia della proiezione della Quinta Stagione di ‘Game of Thrones’, questo rapporto sembra essere sul punto di spezzarsi una volta per tutte. Le ultime due stagioni andate in onda (basate su ‘A Storm of Swords’, nonché – limitatamente ad alcune trame come quelle di Bran e di Sansa – su ‘A Clash of Kings’ e su ‘A Dance with Dragons’) hanno fatto registrare un allarmante allontanamento dalle fonti originali. Jeyne Westerling che diventa una più esotica Talysa Maegyr e che lascia le penne – e con esse il nascituro – alle Torri Gemelle; la cattura di Bran e compagni da parte dei ribelli del Castello di Craster; le morti di Jojen Reed, Pyp e Grenn; queste sono solo alcune delle deviazioni più evidenti.
Se inizialmente le “invenzioni” degli sceneggiatori erano giustificate dalle note motivazioni legate al risparmio, questa scusante non può più essere tirata in ballo per modifiche di questo tenore. A volte si arriva addirittura a stravolgere la psicologia dei personaggi: è il caso di Jaime, che sembra stuprare la sorella Cersei accanto alla bara del figlio incestuoso – nei libri si tratta, invece, di sesso palesemente consenziente; o dell’omicidio della prostituta Shae, commesso a sangue freddo dal Tyrion dei romanzi e per autodifesa dalla controparte in carne e ossa; o ancora del mancato showdown che tutti i lettori attendevano dopo la liberazione del Folletto, fra questi e suo fratello, sostituito da una scena buonista di baci, abbracci e arrivederci. La sensazione, a più riprese confermata da D. B. Weiss e David Benioff (produttori esecutivi della serie televisiva, fantasy-osamente soprannominati D&D), è che ‘Game of Thrones’ stia pian piano acquisendo una sua netta autonomia rispetto alla saga che ha dato origine a tutto.
Tutto questo non accade senza un motivo; il fattore scatenante del progressivo scollamento fra libri e TV è proprio George Martin, il creatore di questo mondo al quale ormai ci siamo affezionati. La sua proverbiale lentezza nello scrivere lo ha indotto, fin dagli inizi dell’avventura con la HBO (per la quale riveste il ruolo di supervisore e di sceneggiatore di una puntata a stagione per ognuna delle prime quattro), a rivelare a grandi linee il finale della serie al dinamico duo D&D, così da consentire alla casa di produzione di procedere anche in assenza di nuovi libri. Sono passati quasi quattro anni dall’uscita di ‘A Dance with Dragons’ (luglio 2011) e del sesto volume, ‘The Winds of Winter’, non si vede nemmeno l’ombra – se si eccettuano i singoli capitoli diffusi in anteprima dallo stesso Martin. La serie deve però andare avanti, a costo di lasciare indietro Martin e i suoi lettori. E la resa dei conti è ormai prossima.
In questo quadro si inseriscono le dichiarazioni di Martin (e di alcuni attori del cast) sulla Quinta Stagione. Lo scrittore ha avvisato i lettori che Benioff e Weiss continueranno a uccidere personaggi che nei libri non sono (ancora?) morti, dimostrando una sete di sangue degna di un khalasar di centomila uomini. La bella e simpatica Sophie Turner, che torna nel ruolo della ormai-non-più-lacrimosa Sansa Stark, ha anticipato che la Quinta Stagione conterrà scene persino più sconvolgenti delle famigerate Nozze Rosse e che lei stessa sarà impegnata in una scena davvero “traumatica” – il che, volontariamente o meno, riecheggia quanto in passato dichiarato dallo stesso Martin su un “capitolo controverso” dedicato proprio a Sansa in ‘The Winds of Winter’. D’altronde la trama di Sansa, con una balzo digi-evolutivo nelle ultime puntate della scorsa stagione, ha già raggiunto e superato la controparte cartacea. Altrettanto dicasi per Isaac Hempstead-Wright, interprete di Bran Stark, che durante questa stagione si fermerà ai box con Hodor e compagnia, per rientrare a pieno titolo a partire dal 2016.
Quello che non è però del tutto chiaro è questo: la HBO sta seguendo un filone totalmente autonomo rispetto a quello martiniano, oppure un canovaccio che corre lungo i binari della saga letteraria? La domanda non è oziosa, perché, se fosse vera la seconda ipotesi, l’assenza di taluni personaggi dalla serie TV costituirebbe di per sé uno spoiler sui prossimi volumi, in quanto darebbe ad intendere che le relative trame non modificano in alcun modo il risultato finale della corsa al Trono di Spade. Al momento, però, non ci sono risposte. La sola certezza è che dalla Quinta Stagione, che andrà in onda negli Stati Uniti dal prossimo 12 aprile, gli equilibri ormai consolidati tra lettori e spettatori inizieranno a cambiare radicalmente: i primi saranno a rischio di spoiler sul prosieguo della trama, mentre i secondi potranno godere come macachi nel dire: “Come non lo sai? È su internet da mesi, non è mica uno spoiler!” Una vendetta degna di un Lannister, forse ampiamente meritata da chi, negli ultimi anni, ha peccato di eccessiva tracotanza. E voi, Illyoners? Su che fronte vi schierate? Subirete gli spoiler o sarete gli autori della vendetta? In questo caso, ricordatevi di far suonare sempre ‘Le piogge di Castamere’.
– Stefano Marras –