Elen sila lumenn omentielvo, avventurieri! In quanti amano le storie post apocalittiche? Al giorno d’oggi abbiamo davvero molto su cui spaziare: dalla serie di videogame Fallout a Io Sono Leggenda, da Hokuto no Ken a The Last of Us, sono state molte le ipotesi per la distruzione del mondo. In questo articolo proporremo una piccola perla ispanica che per crudezza di contenuti ha saputo farsi spazio nel fumetto d’autore tracciando una trama intensa e ricca di phatos. Stiamo parlando di Hombre, di Antonio Segura e Josè Ortiz, storia ispirata da un drammatico incidente realmente accaduto. Vediamo insieme di cosa si tratta!
La parola agli autori: cenni biografici.
Parliamo brevemente degli autori. Apriamo le danze con Antonio Segura (Valencia, 13 giugno 1947 – Valencia, 31 gennaio 2012), l’alba della sua carriera avviene a fine anni settanta, dove grazie alle collaborazioni con altri artisti come Josè Ortiz, Luiz Bermejo e Leopold Sanchez dà alla luce classici come Bogey, poliziesco che in seguito ispirerà Watchmen, Kraken e appunto Hombre. Con Ortiz lavorerà anche ad alcune storie di Tex Willer. Per quanto riguarda quest’ultimo (Cartagena, 1 settembre 1932 – Valencia, 23 dicembre 2013) lo vediamo emergere nel 1958 con Sigur el Vikingo, consacrandolo a livello nazionale. Durante la proficua collaborazione con Segura, lavorerà ad altre opere di grande spessore come Morgan, Jack lo Squartatore e Ozono. Particolarmente apprezzato per il suo lavoro in Bonelli, dove viene ricordato così da Mauro Boselli: “Tra gli artisti del western, non c’era nessuno che, come José Ortiz, sapeva evocare quegli uomini e quelle atmosfere. Il suo chiaroscuro potente, il suo segno ibericamente picaresco nel tratteggiare le figure dei personaggi, spesso a metà tra la commedia e l’erompere improvviso del dramma, ha reso indimenticabili le numerose storie a fumetti da lui create con lo sceneggiatore e amico Antonio Segura, alcune delle quali spiccano per la loro originalità anche nella saga di Tex. Altre storie del nostro amato ranger, d’impostazione più classica e tradizionale, José le ha disegnate per Claudio Nizzi e per me, apportandovi sempre, nei suoi giorni migliori, la sua incredibile energia nell’evocare atmosfere e personaggi.”
Hombre.
“Per due mesi sono stato sul fiume parlando con la mia ombra, solo come un cane senza padrone, la mia unica compagnia erano i pidocchi nella barba. La tentazione di sentire un’altra voce umana era troppo per resistere. C’è stato un piccolo problema; Io non so se questi forestieri sparano prima e poi fanno domande agli estranei che si sono incontrati, o era diverso? Buoni samaritani, forse? Io stesso, tendo a sparare prima e poi faccio domande. Forse avevo già ucciso l’ultimo buon samaritano e non lo sapevo. Forse il resto di noi rimasti vivi sono tutti figli della stessa prostituta. Comunque, se mi avvicinai in silenzio, e mi è piaciuto quello che ho visto, non c’era momento migliore per rinnovare il contatto umano.”
Tutte le grandi storie iniziano da una piccola ispirazione. E da dove comincia questa? Dal catastrofico blackout di New York del 1980 dove per ben 12 ore mancò l’energia elettrica (ma non l’anarchia), seminando il panico. Da questo simpatico evento nasce così il nostro eroe. In un mondo dove la civiltà ha smesso di portare la propria luce, il caos regna sovrano. Hombre è così costretto a lottare per la propria sopravvivenza e l’umanità cede il passo al cinismo e alla freddezza di chi è consapevole che ogni scelta definisce la vita e la morte. La costruzione della trama è particolarmente incentrata sulla sfera emotiva dei personaggi, portati all’estrema tensione dal forte cambiamento mondiale e l’impostazione visiva delle tavole attinge molto dal genere Western, pur mantenendo tinte fantascientifiche.
Lasciatevi dunque ispirare dalle cupe atmosfere di quest’opera, torneremo su questi passi la prossima settimana. Buona fortuna, avventurieri.
–Michele Giuliani–