E così il Natale è di nuovo alle porte anche sulle spiaggie assolate, le vette vertiginose, le foreste inestricabili e i mille villaggi di cui è punteggiata Isola Illyon. Quest’anno, tra le vie dei nostri borghi, c’è più fermento del solito: già le vostre redattrici e i vostri redattori si sono travestiti da Babbo Natale per regalarvi succulenti premi tramite i nostri contest, e inoltre nell’aere isolano c’è una quantità smisurata di hype in questo momento, proveniente dalle fonti più disparate. Il trailer de “Il Risveglio della Forza” ha ulteriormente scombussolato l’atmosfera redazionale, già di per sé carica di elettricità statica a causa della raffica di uscite dei prodotti della 5a edizione di D&D, di videogiochi freschissimi o attesi quali DA: Inquisition o Pillars of Eternity e tanto altro: insomma ultimamente sull’isola basta che si incrocino casualmente due sguardi perché si creino inquietanti fulmini globulari a mezz’aria.
Inutile nascondersi però che la parte del leone, in termini di aspettative febbrili, la sta giocando il capitolo finale della saga dello Hobbit: “La Battaglia delle Cinque Armate”. La nuova trilogia di Peter Jackson, il cui ultimo film è in uscita mondiale il 17 dicembre, ha già diviso nettamente pubblico e critica, non mancando di creare un sanguinoso dibattito anche sulle nostre sponde.
Tutta questa divagazione (perdonate, la senilità avanza) per dire che opere simili, così prepotentemente mainstream, sono le uniche in grado di attirare non solo pubblico che usualmente si cura punto o poco del fantasy o della sci-fi, ma financo artisti di altri media che sono soliti tutt’al più compiere qualche breve incursione nei nostri generi preferiti a fini di solito parodistici. Per restare ai kolossal di Peter Jackson, come dimenticare uno dei fumettisti italiani più geniali degli ultimi quarant’anni, ed autore di un’indimenticata parodia del SdA, ovvero “Il Signore dei Ratti”? Stiamo parlando ovviamente di Leo Ortolani.
Il fumettista parmigiano, di origini pisane, negli anni ’90 sconquassò letteralmente il mondo del fumetto italiano con l’invenzione dello sfigatissimo ed imbranatissimo supereroe Rat-Man, (conosciuto dai fan semplicemente come “Il Ratto”), dapprima pensato come parodia di Batman, e poi dell’universo supereroistico tout court. Il nostro Ratto è un supereroe atipico, non potendo disporre di nessun tipo di superpotere o arma fantascientifica, niente di niente. Non vola, non è straordinariamente forte, non diventa invisibile, non ha armature in kevlar ipertecnologiche (solo una tutina gialla e una maschera con un paio di orecchione da topo) ed anche quando è stato morso da un ratto radioattivo l’unico superpotere acquisito è stato quello di dover consumare tre chili di grana a pasto. In compenso è stupido, lento di comprendonio, goffo, politicamente scorretto, codardo e ampiamente sfortunato. Ma ha l’unica, vera, insostituibile qualità necessaria a fare di una persona (sub)normale un vero supereroe: non molla mai. Ad ogni batosta, il Ratto si rimette in piedi e ricomincia, contro ogni prudenza, ogni saggezza, ogni logica: Rat-Man è un Titano, a modo suo (molto a modo suo). Ed è un vero supereroe.
E quale ruolo è più titanico di quello di Frodo figlio di Drogo nel Signore degli Anelli? E’ quindi logico che Ortolani levi la calzamaglia al Ratto e lo cali nei panni un pelo più comodi (ma mantenendo le orecchie, Ubi Maior!) di Bolo, abitante della terra dei Tre Fiumi, protagonista de “Il Signore dei Ratti” uscito nel novembre del 2004 per la collana Special Events della Panini Comics.
La via prosegue dritta….
Bolo, misteriosa creatura che vive sola in una casetta ai margini del bosco (e così chiamato per essere stato divorato da un Drago tempo addietro, ma riuscito ad uscire qualche giorno dopo), trova nei suoi cereali della colazione un misterioso anello elfico (“Oh no, una sorpresa da femmine!”).
Egli viene quindi introdotto ai misteri dell’ Ultimo Anello dal potente e reietto stregone Sedobren Gocce, capace di trasformare una donna sensuale in un ramo secco con un unico cenno della mano (che è poi anche il motivo per il quale fu cacciato): l’Ultimo Anello è in realtà ricercato da Bulbo, l’Oscuro Signore, che lo cerca per far piombare la Terra di Qua in una nuova oscurità (rima baciata!). Egli partirà così per un lungo e periglioso viaggio, insieme a Sedobren, all’umano Granbrakko, ranger ed afroamericanomante (“Afroamericanomante?” “Negromante non si può più dire, non è politicamente corretto.”), al rappresentante delle elfe Annabello, ed al rappresentante dei nani, Nano, nano da giardino particolarmente poco mobile. La Compagnia così composta attraverserà tutta la Terra di Qua, dalla Locanda dei Lagoni, passando per Lungopalo, patria delle elfe (“Simili alle donne, ma con una marcia in più!”), per le miniere di Corchia, per la caverna del Ragno, fino alla inevitabile e spiazzante conclusione sui pendii del Monte Fuso, ripercorrendo le orme di una ben più epica Compagnia.
Fletto i muscoli e sono….nella Terra di Mezzo!
In questa parodia davvero molto gustosa, Leo Ortolani trova (è proprio il caso di dirlo) la formula magica. Prende i personaggi delle sue serie più famose (Rat-Man principalmente, ma non solo) e li trasferisce nell’universo del Prof. Tolkien e di Peter Jackson, trovando l’alchimia perfetta. A parte uno strepitoso Rat-Man nei panni che furono di Elijah Wood, ecco l’Ispettore Brakko trasformato in Granbrakko, un Ramingo decisamente meno efficiente del buon Viggo Mortensen; ecco la transessuale vamp Cinzia, innamorata storica del Ratto, interpretare un quantomeno ambiguo sostituto di Orlando Bloom (una perfidia veramente sottile); ecco lo sfigatissimo protagonista della serie di Ortolani “Venerdì 13” trasformato in Bulbo l’Oscuro Signore, una enorme sfera oculare che vive in cima alla sua torre, insieme al viscido servitore Sofferenzo, clone di Gollum (“Padrune vi rifaccio la foto, siete venuto con l’occhio chiuso!”); ecco addirittura il supervisore della serie di Rat-Man, Andrea Plazzi, trasformato nel Sovrintendente Plazzus.
Il segreto è tutto qui: le caratteristiche che hanno reso grande Rat-Man sono trasportate nella Terra di Qua, senza perdere nulla del loro mordente. Il linguaggio surreale e cinicamente liberatorio, la irresistibile ilarità che nasce dalla maestria dei tempi comici di cui è capace Ortolani, la verve dissacratoria e politicamente scorretta che pervade il tutto senza disprezzo ma con autentico amore per le opere in oggetto, il tratto volutamente naif omaggio ai grandi maestri americani: tutto tradotto e declinato alla perfezione nel contesto dell’universo fantasy più famoso al mondo, senza che si riesca a riscontrare un solo passaggio forzato all’interno di tutta l’operazione.
Insomma, una delle più belle parodie a fumetti italiane mai disegnate, meritevole di essere ripresa in mano ed apprezzata, per mettere fine con una risata liberatoria alle diatribe di fanatici pro o contro questa o quell’opera fantasy a prescindere, che probabilmente si prendono un pelo troppo sul serio. Specie di questi tempi.
– Luca Tersigni –