La nostra rassegna dei videogiochi ambientati nel mondo costruito da George Martin continua quest’oggi con il social game creato da Disruptor Beam e recentemente (agosto 2014) sbarcato anche su smartphone e tablet, dopo un’originaria esistenza sulla piattaforma Disruptor Beam e su Facebook: parliamo di ‘Game of Thrones – Ascent’. Abbiamo provato sia la versione per PC che l’app per iPad, riscontrando differenze minime: quando ci soffermeremo sulle peculiarità di una piattaforma o dell’altra, non mancheremo di specificarlo.
Siete pronti a partire per questa nuova spedizione in terre inesplorate? Caricate la bisaccia, affilate la spada, sellate il cavallo e mettiamoci in cammino: i Sette Regni ci chiamano!
Dalle stalle alle stelle
Il gioco comincia con la creazione del personaggio: un lord – o una lady – del quale potremo scegliere l’avatar (tra una manciata di ritratti ispirati più o meno velatamente a personaggi celebri della serie TV), il nome, il background (erede legittimo, bastardo nobilitato…) e lo stendardo, con un editor relativamente semplice che consente una discreta molteplicità di combinazioni di illustrazioni e colori. Fatto ciò, ha inizio un breve tutorial, nel corso del quale prenderemo possesso di una piccola fortezza smarrita in mezzo al nulla e inizieremo a conoscere i nostri consiglieri: un ex mercenario esperto di questioni militari, un maestro della Cittadella, due consiglieri in materia di commercio e di spionaggio, una septa piuttosto pedante per gli adepti dei Sette dèi e una vecchia mezzo rimbambita che ci darà consigli per quanto concerne gli antichi dèi. Ben presto saremo chiamati anche a giurare fedeltà ad una tra le Case più potenti di Westeros: Baratheon, Lannister, Stark, Tyrell, Targaryen, Greyjoy, Martell e Tully, ciascuna con un proprio skill-tree unico e con la possibilità di sbloccare un edificio riservato. In base alla nostra scelta cambierà anche l’approccio alla trama principale, che ha inizio con la dipartita del Primo Cavaliere Jon Arryn, dunque più o meno in coincidenza con l’avvio dei libri della saga ‘A Song of Ice & Fire’ e della serie televisiva ‘Game of Thrones’, che poi verrà seguita quasi pedissequamente. Se inziate a giocare, quindi, fate attenzione agli spoiler!
Costretti a sgomitare
Partendo dal nostro piccolo rifugio, il nostro lord dovrà sviluppare il proprio feudo fino ad acquisire crescente importanza per la nobiltà dei Sette Regni. Un edificio si preoccupa di raccogliere le tasse, garantendo un afflusso di monete d’argento nelle casse del nostro appezzamento di terra – al quale, per inciso, possiamo dare il nome che più ci aggrada. I soldi così ricavati potranno essere investiti nella costruzione di edifici, che andranno ad accrescere e a modificare radicalmente il panorama bidimensionale che rappresenta i nostri possedimenti. Mentre sull’iPad potremo scorrere da un estremo all’altro i terreni sotto la nostra giurisdizione, semplicemente con una pressione del dito, sul PC saremo costretti a vedere inquadrato l’edificio su cui stiamo operando tramite il menù; sempre a proposito dell’aspetto grafico, è importante sottolineare come la versione per tablet risulti complessivamente più fluida e godibile, grazie ad una minore necessità di calcolo e ad un’interfaccia più spartana e funzionale.
Un altro modo in cui investire il denaro è il reclutamento di “spade giurate”, mercenari esperti nel combattimento, nel commercio o nello spionaggio che si metteranno al nostro servizio e che potremo inviare a svolgere sia le quest principali, sia avventure in ogni angolo di Westeros – qualcuna persino nel Continente Orientale -, alla ricerca di punti esperienza, denaro e materiali utili per sviluppare nuovi oggetti. Le quest hanno una durata variabile dalla mezz’ora alle quattro-cinque ore, durante le quali la “spada giurata” non sarà disponibile per nessun altro compito, e vengono risolte sulla base di un lancio di dadi virtuale, fondato sulle statistiche del feudatario, su quelle del nostro agente e su quelle dell’avversario, al netto di bonus e malus di varia natura – anche se perlopiù oscuri. A queste si aggiungono i combattimenti contro i boss, che richiedono lo svolgimento di una serie di azioni in tempo reale (costringendo il giocatore a tornare in-game per dare input al proprio agente, nel corso di un’intera giornata), e il Player vs. Player. La conclusione delle quest e lo sviluppo degli edifici portano ad accumulare punti potere, a salire di livello (aumentando i punteggi del feudatario in Combattimento, Commercio e Intrigo) e a scalare la classifica dei giocatori. Inoltre le scelte compiute in presenza di più linee di dialogo permettono al nostro feudatario di sviluppare un allineamento più o meno definito su assi quali Famiglia-Reame, Antichi dèi-Nuovi dèi, Astuzia-Affidabilità.
“Sempre fredde sono le mani d’oro, ma sempre calde quelle di una donna”
‘Game of Thrones – Ascent’ consente davvero, per certi versi, di immedesimarsi nel ruolo di un piccolo ma ambizioso feudatario che tenta di farsi strada nei Sette Regni: le alleanze matrimoniali, la figlia che perde un braccio perché abbiamo tardato a soccorrerla, le spie che di quando in quando finiscono nella nostra gattabuia. Purtroppo c’è un grande “ma”, legato alla natura di social game e a quella di free-to-play.
Sotto il primo aspetto, il gioco richiede un’infinità di pazienza, soprattutto ai neofiti: lo sviluppo degli edifici, la produzione degli oggetti e il completamento delle quest richiedono ore e ore di inattività, ma al tempo stesso il sistema di accumulo del denaro – che ha una capienza limitatissima – costringe il giocatore a visitare più e più volte il proprio deposito, per spendere le proprie risorse, liberando spazio per altri introiti. La situazione raggiunge il paradosso quando si pensa che, per sperare di far schiudere l’uovo di un drago, bisogna passare attraverso almeno cinque Reincarnazioni, cioè giocare praticamente tutta l’avventura un minimo di cinque volte, cambiando fazione ad ogni passaggio. Non calcolate il numero di ore necessarie, potrebbe mancarvi il respiro.
Quanto al sistema di gioco, lo stesso, più che a dinamiche free-to-play, pare improntato ad un modello freemium, in cui chi più spende beneficia di vantaggi agli altri preclusi per sempre: che sia l’accelerazione dei tempi di una quest, della costruzione di un edificio o della guarigione di una “spada giurata” dalle ferite, oppure l’acquisto di un uovo di drago da far schiudere nella Gilda degli alchimisti o di un Patriarca Metalupo per incrementare a dismisura i punteggi del nostro signorotto, il gioco richiede in maniera quasi esasperante l’utilizzo di monete d’oro, ottenibili in misura minima solo dopo giorni e giorni di lavoro in-game, oppure acquistabili a vagonate a fronte di un esborso di denaro vero.
È forse questo il punto in cui l’architettura di un gioco altrimenti buono minaccia di cedere. A ciò deve aggiungersi una certa ripetitività delle quest, soprattutto di quelle secondarie e dei già citati boss fight, che alla fine vengono svolti in maniera prettamente meccanica, con un occhio ai punti esperienza e uno agli allineamenti, piuttosto che al contesto narrativo – con l’ovvia conseguente perdita di immedesimazione. Insomma, ‘Ascent’ non è il gioco definitivo per vivere le avventure narrate da George Martin, ma rappresenta un’esperienza interessante e tutto sommato consigliata per chi, con un po’ di pazienza, vorrà tentare di costruire un feudo virtuale tutto suo.
Voi che ne pensate? Lo avete provato? Lo proverete? Scrivetecelo nei commenti!
– Stefano Marras –
Westeros 2.0: ‘Game of Thrones – Ascent’
Isola Illyon
+ La possibilità di definire il background e gli allineamenti del feudatario
+ Lo sviluppo degli edifici e la crescita delle "spade giurate"
+ L'ambientazione: metalupi, draghi, il Dio del Fuoco R'hllor, gli intrighi di corte
+ Le tavole che accompagnano le schermate di caricamento e quelle di fine missione
- I tempi di attesa lunghissimi per costruzioni, svolgimento delle quest e guarigione dalle ferite
- La grafica bidimensionale dello sfondo, che alla lunga risulta frustrante
- Il sistema di combattimento, francamente un po' astruso
- Le dinamiche freemium