Sogno o son desta? È astrale? I miei occhi hanno letto bene la locandina? Qualcuno mi stra trollando?
No, era tutto vero, tutto meravigliosamente vero: in un ciclo di conferente organizzato a Varese dall’Università degli Studi dell’Insubria, la prima puntata è stata curata da niente di meno che Antonio Serra, lo sceneggiatore di Nathan Never. Sì, ancora SBE! Sono la loro nuova zecca.
Alle due e mezza entra in sala un omino, proprio Serra, che ci rivela il vero titolo della conferenza: “La visione degli alieni nel cinema di fantascienza è Godzilla”. Maledico tutti gli Eterni: ancora Godzilla? E poi, una carrellata di prodotti sci-fi dagli albori del cinema? “Che barba, sarà noiosissimo”, penso amareggiata.
Tre ore dopo nessuno dei presenti avrebbe voluto che Serra smettesse di parlare. Doveva continuare a raccontarci del cinema sci-fi, degli alieni, dei musical giapponesi, di Mothra (la colorata farfalla gigante che sparge spore dell’amore), di Frankenstein alla conquista della Terra che combatte contro un polpo di alta montagna (?!)… di tutto quello che voleva, purché continuasse ad affascinarci, a travolgerci, a entusiasmarci. Sarebbe bastato che non smettesse di parlare, che l’incantesimo non si spezzasse: la sua passione ci ha travolti, sconcertati, stupiti e ci ha fatto amare ogni singola opera che ha presentato.
Ad iniziare dal film Viaggio nella Luna, del 1902 e della durata di ben 16 minuti, del regista Georges Méliès, uno psicopatico che, volendo il colore sulla pellicola, la ha dipinta a mano, frame dopo frame. Dopo questo film, come ha detto lui stesso, avrebbe potuto chiudere e saltare in epoche molto più recenti, visto che le vere innovazioni sono arrivate molto dopo. Esattamente nel 1956, quando Walt Disney venne assoldato per creare gli effetti speciali del Pianeta Proibito: è questa la pellicola che dà l’input all’idea che gli effetti speciali possano non essere creati dallo staff di quel film, ma subappaltati a qualcuno che si occupi specificamente del settore. Poi, ovviamente, il buio, fino al 1985, con la creazione da parte di papà George Lucas della Light&Magic, la prima ad occuparsi solo di effetti speciali.
Non che a Serra questi stacchi temporali siano importati: ha continuato imperterrito, con favella degna di un bardo, a raccontare ogni singolo retroscena del cinema di fantascienza.
La speranza, alla chiusura della prima giornata di incontri, è stata che anche tutti gli altri relatori siano in grado di darci tanto quanto Antonio.
Le conferenze sono state volute da Paolo Musso, docente di Scienza e Fantascienza nei Media e nella Letteratura del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese). Ora potete prendere fiato.
Il patrocinio è di un quintetto di associazioni e di editori ganzissimi: Sergio Bonelli Editore (lo avevate capito, lo so), Urania Mania, Seti Italia, Comic Arte e Fantascientificast (un gruppo di appassionati che gestisce il podcast a tema più scaricato d’Italia).
Non è il primo anno che l’Insubria organizza questo incontro e, parlando sia da appassionata che da persona attenta al panorama culturale italiano, penso che sia un ottimo tentativo per cercare di riportare in auge un genere che in Italia è quasi del tutto morto. Nonostante la proposta di temi sia molto interessante, lo potete vedere dal palinsesto a lato, la prima conferenza è stata deludente sotto il punto di vista delle presenze: fra relatore, suoi amici e astanti non si raggiungeva che la quindicina di persone. Inoltre, tolti gli amici e gli studenti presenti per racimolare crediti, non c’è stato l’afflusso di curiosi che speravo – e che probabilmente sperava anche il professor Musso. Non è stato sufficiente, insomma, il nome di Antonio Serra e di Nathan Never a coinvolgere un pubblico più ampio. Il problema, quasi sicuramente, è stata la pubblicità tutt’altro che virale, ma la colpa non è solo dell’Insubria (i cui mezzi sono limitati), ma anche e soprattutto del Comune di Varese, che mi chiedo sinceramente come mai, per l’ennesimo anno di fila, non abbia sbandierato l’evento in tutta la provincia. Non si pretende né una propaganda nazionale, né regionale… del resto non siamo i francesi, che pubblicizzano il Festival di Angouleme come se non ci fosse un domani, anche se in effetti è molto più piccolo, sebbene più vario, del nostro Lucca Comics&Games.
Ancora una volta, per quanto riguarda un’iniziativa italiana, non c’è la speranza di un’ampia risonanza nazionale, ma per lo meno quella di voler dar credito ad un’iniziativa interessante che potrebbe avere sbocchi di reale spessore. Anche perché, a quanto mi è stato dato di capire, la fantascienza rientra nei corsi universitari di settore scientifico e questo implica che il genere costituisca ancora qualcosa su cui ragionare e che ha da insegnare, fornendo idee a livello tecnico, scientifico e sociale. Cosa che la fantascienza ha fatto fino a qualche anno fa e che spero torni presto a fare, partendo da iniziative italiane come Orfani.
– Lucrezia S. Franzon –