Tra tutte le cose partorite dal genio umano, sicuramente una delle più significative rimane il cinema. Uno strumento, un mezzo, che da oltre un secolo accompagna la nostra storia, modificandola e venendo modificato da essa. Per l’appunto verso la fine del XIX secolo in varie parti del mondo, a migliaia di chilometri di distanza si cercava di trovare un modo per catturare le immagini in movimento. Furono molteplici i tentativi riusciti, come molteplici sono le persone, i pionieri, rimasti oggi nell’ombra, tra il completo oblio e il ricordo dei cinefili. Ironia della sorte, tra i primi cineasti a rimanere impressi nell’immaginario collettivo, furono i fratelli Lumiere, inventori del proiettore cinematografico, che però ritenevano che il cinema fosse “un’ invenzione senza futuro”, pensando che il pubblico presto si sarebbe stufato dello spettacolo in movimento.
Era invece uno strumento potentissimo: Poteva mostrare la realtà, per quello che era, anche a persone dall’altro capo del mondo; Poteva creare nuove storie e nuovi mondi, dare vita alla fantasia, fantasia che un uomo in particolare ne aveva da vendere. Quell’uomo era Georges Melies, riconosciuto come il secondo padre del cinema. Emblematica è la frase di Jean-Luc Godard -padre della Nouvelle Vague- a riguardo: “Quello che interessava a Méliès era l’ordinario nello straordinario, ai Lumière invece lo straordinario nell’ordinario“
Ora i cari lettori staranno pensando: “Ma questo che vuole fare il professorino di storia del cinema?”. In un certo modo si, se bisogna parlare di qualcosa, non vedo quale cosa migliore che partire…dall’inizio.
Se ai fratelli Lumiere è legato il cinema realistico, a Melies si deve invece quello fantastico. A lui è infatti attribuita l’invenzione del cinema fantastico e fantascientifico oltre che numerose tecniche cinematografiche ed effetti speciali. Per lui il mondo cinematografico era il teatro dell’impossibile, una finestra su infiniti mondi immaginari, sovversione giocosa delle leggi che governano il mondo.
Fu prestigiatore e illusionista, infatti metteva in scena degli spettacoli di magia a Parigi, al Teatro Robert-Houdin. La svolta nella sua vita avvenne quando il 28 dicembre 1895, assistette alla prima rappresentazione cinematografica; Rimase impressionato da quel nuovo mezzo di intrattenimento, capì che poteva nascere qualcosa di grande, di immenso, addirittura senza confini.
Costruito un apparecchio per conto suo, ben presto riuscì a trovare uno stile adatto a soddisfare le sue aspettative e la sua creatività. Già nel 1896 incomiciò a produrre i primi film a soggetto fantastico, come in “Une nuit terrible” (Una notte terribile), dove un uomo non riesce a dormire sonni tranquilli a causa di un ragno gigante che lo tormenta. Simile a quest’ultimo per “trama”, ma meglio orchestrato -soprattutto per l’uso sperimentale di una serie di sparizioni, cambi di fondo, trasformazioni, che sono ora trucchi puramente cinematografici- è “Le cauchemar” (L’incubo), dove oltre all’uomo a letto che sogna agitatamente appaiono vari personaggi: delle ragazze, un pagliaccio con un banjo e Pierrot.
Passa circa un anno e il caro Melies arriva a produrre (oltre che sceneggiare e recitare egli stesso) oltre 100 film. Alla luce dei buoni introiti decide di costruire un’enorme teatro di posa a Montreuil, un comune a nord di Parigi. Lo studio riesce ad apportare grandi migliorie tecniche alla ripresa. È in questo periodo che riesce a dimostrare la sua bravura tecnica, la padronanza dei trucchi e l’immensa vitalità di situazioni che riesce a pescare da mondi fantastici e misteriosi. Esempio meraviglioso può essere “L’auberge ensorcelée” (La locanda stregata)
Le migliorie tecniche si notano, come anche l’uso sempre più sapiente e oculato di una certo gusto per il racconto, anche se ancora troppo ancorato al puro intrattenimento. Manca ancora qualcosa per poter vedere la maturità del padre del cinema fantastico, ma questo, lo scopriremo nel nostro prossimo appuntamento.
– Vittorio De Girolamo –