Cari Illyoners, di giovani penne ce ne sono tante, e il fenomeno del selfpublishing è cresciuto molto negli ultimi anni, tanto da generare spesso pregiudizi e valutazioni superficiali su chi rientra in questa categoria.
Il libro di Matteo Marchisio, “A.R.C.A. – I figli di Tlaloc”, farebbe cambiare idea a chiunque fosse cristallizzato in quest’ottica di pregiudizio ed è stato per noi un piacere recensirlo (trovate la recensione qui).
Oggi, ai nostri microfoni, lo scrittore Matteo Marchisio ci ha raccontato della sua esperienza e della sua saga fantascientifica.
Ciao Matteo, e bentornato sull’Isola. Dicci allora, come è stato approcciarsi e completare la tua seconda opera?
Innanzitutto è con estremo piacere che ritorno sulle spiagge dell’Isola!
Eh, una prima domanda bella tosta. Partiamo quindi in quarta. Non è stato difficile perché si è sviluppato naturalmente dal primo.
Attualmente scrivo per passione, dando retta alle folgorazioni del momento, per questo motivo già mentre stavo concludendo il primo ho iniziato a lavorare alla prosecuzione della storia, arrivando a passare intere nottate al PC nella speranza di segnarmi tutto quanto e costruire l’ossatura della storia che mi si stava sviluppando in mente. Arrivato poi alla fine del primo romanzo, ne ho parlato con l’amico Alvaro James, con cui avevo iniziato questa avventura, spiegandogli quanto avessi portato avanti la storia.
Lui mi ha subito chiarito che gli faceva più che piacere l’idea che proseguissi quello che avevamo iniziato. Così ho dato libero sfogo alla fantasia iniziando una lunghissima opera di rilettura e trasformazione dello schema abbozzato convulsamente, dando origine a questa seconda avventura e le seguenti. I due aspetti che volevo subito potenziare erano la veste grafica aggiungendo le icone tra un capitolo e la presenza di un background più ampio possibile per creare le condizioni di esistenza necessarie per la trama che avevo in mente.
Gli eroi del primo libro tornano prorompenti in questo secondo capitolo, anche se un po’ ammaccati. È difficile seguire lo sviluppo di tanti personaggi diversi facendoli muovere in situazioni nuove senza stravolgerli?
Si e no. Senza dubbio è stato interessante osservare consciamente, durante la rilettura, quanto inconsciamente io avessi imposto certi cambiamenti di personalità di alcuni personaggi davanti ad eventi capitali. La guerra contro i Mokter tratteggiata nel primo romanzo è diventata la scusa per mettere ogni personaggio davanti al proprio scopo nella vita, ragion per cui più volte Frank e compagni si chiedono per cosa effettivamente combattano o fino a che punto debbano lasciarsi coinvolgere dagli eventi storici che li circondano.
Non per nulla il nuovo tipo di antagonisti mette in pratica un piano di conquista su scala galattica molto raffinato e capillare, per cui i piloti di ARCA sono costretti a chiedersi se continuare a far parte della Storia o scivolare in un angolo aspettando che le acque si calmino.
Quanto sono temibili gli antagonisti di questa storia? È il mistero o il potere ad essere più pericoloso?
Sono estremamente temibili perché hanno ideato e progettato un piano di controllo che si basa su un’influenza apparentemente distante sugli imperi e regni principali ma anche secondari. Mi piaceva l’idea che una sorta di enclave religiosa avesse esteso i suoi tentacoli ovunque negli anni, per far scattare una trappola al momento giusto. Direi che il vero pericolo sta nel mistero del potere. I Figli di Tlaloc hanno per tutti un’ evidente controllo su molti regni, ma allo stesso tempo molti hanno il dubbio se il loro culto si basi su qualcosa di solido.
Per questo motivo ho cercato di strutturare la trama meno in “missioni” e più in avventure, intese come periodi di vita dei personaggi rivolti a un obiettivo poco chiaro anche per loro, che singole azioni militari con un obbiettivo e una portata limitata. Così le scene sui pianeti Kibarua o Namir sono momenti di crescita vera per i protagonisti dato che subiscono e si rapportano con culture molto differenti dal clima semplicistico e militaresco dell’ex Armata Comune.
Quali sono gli elementi fondamentali, a tuo avviso, che rendono interessante questo libro?
Sicuramente l’entrata in scena di luoghi esotici e fuori dagli schemi fino ad ora incontrati, in secondo luogo l’affacciarsi di un nemico nuovo, così potente e raffinato da far sembrare la potenza reboante dei Mokter e di Dakkar robetta da nulla. E ovviamente un nuovo reparto di ARCA, agguerriti, corazzati e armati come non mai. Il restyling dell’arsenale della armature ARCA, fa sì che le azioni diventino più personalizzate e ogni personaggio possa portare le sue competenze specifiche nelle trama e nei vari punti di svolta. Se gli avversari degli ARCA possono contare su un numero quasi infinito di trucchi e stratagemmi, i piloti hanno dalla loro un arsenale e mezzi così innovativi che metterli alle strette sarà cosa ardua.
La narrazione è molto cinematografica, ci sono pellicole a cui ti sei ispirato maggiormente per qualche dettaglio che vediamo nella storia?
Si questa questione è sempre complessa da sviscerare. La mia risposta rimane no, non apertamente. Sebbene buona parte dei miei interessi coinvolgano film, fumetti e videogiochi d’azione non ce ne è nessuno in particolare a cui mi sono ispirato. Direi che c’è qualcosa da ognuna delle mie saghe preferite, anche se ammetto con una punta di orgoglio che ho notato alcuni dettagli sia di Il risveglio di Pito che di I figli di Tlaloc in alcune produzioni videoludiche uscite in contemporanea ai miei romanzi. Ovviamente so bene che l’ispirazione per una certa armatura o arma non potrebbe mai essere giunta in America o Giappone dai miei romanzi, però mi convince del fatto che forse è arrivato il momento giusto per l’incontro degli ARCA con il grande pubblico.
Cosa dovremo aspettarci dal futuro degli ARCA? In quella mente di scrittore, ha già strutturato a grandi linee un seguito?
Ah grazie mille del titolo di scrittore! Aspettavo un feedback del secondo per divulgare la vera entità della saga ARCA. Ebbene, visto l’inaspettato successo posso rivelare senza troppa paura che la serie è stata completata, conta ancora tre uscite e ha una fine netta. Negli ultimi due anni ho scritto davvero moltissimo, portando agli estremi la vita di Frank e i suoi amici. Questi ultimi tre romanzi seguono l’evolversi nel tempo della vita dei piloti degli ARCA, impegnati a sopravvivere in una galassia sempre più assoggettata ai figli di Tlaloc.
I primi due che seguiranno i figli di Tlaloc fotografano eventi molto precisi e limitati nel tempo e nello spazio, nella vita della Decima Robotizzata e di alcuni membri della squadra, mentre l’ultimo tenterà di dare un senso ai dettagli e misteri sparsi nei vari romanzi per portare tutti quanti al gran (spero) finale. Tutti sono stati da tempo completati e subiscono un costante e lento lavoro di lima e cesello nella speranza di rendere appieno la storia che ho in mente.
Non ci resta che ringraziare Matteo per averci raccontato di più sul suo lavoro e sulle prossime uscite, seguiremo questo filone anche attraverso la sua saga letteraria. Continuate a seguirci!
– Luca Scelza –