Elen sila lumenn omentielvo, avventurieri! Parlando del più e del meno tra le pagine di questo giornale, permettetemi di tanto in tanto un articolo serio. Per quanto sia difficile non essere banali, prolissi o scontati riguardo l’argomento che voglio evidenziare, oggi più che in altre occasioni, non è di semplice informazione o intrattenimento che mi voglio occupare ma di riflessione. Ciò che mi propongo di fare oggi non è semplice svolgimento del proprio dovere ma anche e soprattutto parlare al cuore e alla mente di tutti voi.
Nella vita di tutti i giorni le sfide che dobbiamo affrontare sono molte e non tutte a base di tiri di dado e colpi critici. Spesso sono prove terribili a cui non siamo affatto preparati e per le quali nessun libro, film o GDR può farlo; eppure possiamo trovare rifugio e risposte in tutto questo, risposte che ci danno la possibilità di dare un senso a quel che ci capita. Non sottovalutate la possibilità di poter dare voce alla vostra angoscia, ai vostri dubbi esistenziali con il fantasy: ciò che cerchiamo è sotto i nostri occhi e rimarrà invisibile fintanto che non impareremo a guardare.
Fantasy come stile di vita: guardiamo come. Partiamo da una domanda: perché il fantasy? Personalmente vedo questo genere come l’esaltazione più pura di temi classici come la cavalleria, l’onore e la lealtà. Troppe favole, forse? Non direi. Non si tratta semplicemente di questo e molti di voi lettori lo sapete benissimo. Nel nostro mondo non c’è più spazio per il romanticismo, la gentilezza, tutto ciò che ci viene insegnato in termini di morale è applicabile ma si muove nell’ombra, sommerso dalle atrocità di guerre di interessi, di religione, per il dominio del potere. Non c’è spazio per i sogni da realizzare, non c’è spazio per la pace, non ne vale la pena. Si sbagliano. Non abbiamo bisogno di persone da idolatrare, ma di esempi concreti da seguire, dimostrare con i fatti anziché con le parole. Il fantasy è molto più di questo, è il concretizzarsi del fatto che cambiare qualcosa non solo è possibile, ma dipende da noi. Viviamo ogni giorno con il pensiero che tutto questo non possa essere reale solo perché vive tra le pagine di un libro o all’interno della nostra fantasia, ma possiamo renderlo vivo davanti a noi.
Gilbert Keith Chesterton ci dice: “Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono: loro lo sanno già che i draghi esistono. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere“. Essi sono ancora tra noi e sono i nostri piccoli drammi quotidiani, i nostri problemi, le nostre paure più grandi. La seconda domanda lecita è quindi: “come un genere letterario può risolvere la mia quotidianità?“. Non sto parlando di fondare un culto, un associazione o chissà cos’altro ma di seguire ciò che gli autori fantasy hanno da insegnarci, che a volte può sembrare banale ma visto l’andamento delle cose a quanto pare non lo è affatto. Che si parli di Tolkien o di R. A. Salvatore, nessun autore scrive mai per se stesso. C’è sempre qualcosa da dire, da far scoprire agli altri. Il punto sta nel comprendere che nessun problema è insormontabile e che noi, tra le nostre mani, abbiamo tutto ciò che ci serve per affrontare questa sfida.
Filosofia nel Fantasy: con le scelte giuste la tua vita cambia. Quante volte vi siete sentiti dire che appassionarsi ad elfi e stregoni non è roba da adulti? Che non potrete mai ricavarne uno stipendio per mantenerci una famiglia? Tenendo conto che Dungeons & Dragons e il Signore degli Anelli sono ritenuti satanici dai religiosi più ferventi ed estremisti (ai quali vanno i miei saluti, sperando che possano vivere abbastanza a lungo da poter ammirare i nostri successi), ci si ritrova spesso un po’ ad essere “additati” da coloro che sostengono questo pensiero comune, come del resto capita per tutto quello che non è conforme a ciò che può essere visto come stereotipo di persona matura. Se sono qui a scrivere, se mi trovo nonostante tutto a calzare i panni del giocatore di ruolo, non lo faccio semplicemente per smentire queste voci. Ho camminato e sofferto accanto alla Compagnia dell’Anello nel loro viaggio, ho affrontato prove terribili insieme a Tanis Mezzelfo e scherzato in compagnia di Tasslehoff Burrfoot, ho giocato coi fanti (ma non quando li avevo davanti) con Nobody e i suoi amici del cimitero, ho visto il cuore degli abissi e ne sono tornato incolume.
Ho imparato una cosa importante da tutto questo: non conta quanto travagliato sia il cammino verso la tua meta, ma cosa trovi. Senza un obiettivo ma soprattutto senza il viaggio non c’è crescita, non c’è futuro. Ecco perché il viaggio (o meglio “quest” in termine tecnico) è il tema principe di questo genere. Ecco perché per me è importante nella vita di tutti i giorni. Fate si che questo lungo viaggio che ci è concesso su questa terra sia ricco di cose da scoprire, da imparare. Non lasciatevi affossare dal grigiore quotidiano, combattete il drago. O, se proprio non potete farne a meno, provate a renderlo vostro alleato. C’è sempre un alternativa, c’è sempre un trucco.
Per oggi è tutto. Voi cosa apprezzate del fantasy? Avete ricordi piacevoli o spiacevoli che avete legato in maniera particolare con tutto questo? Ditelo qui sotto con un commento! Buona fortuna avventurieri e che la luce degli Dei vegli sempre su di voi.
“C’erano una volta tre uomini forti ed orgogliosi, i più abili scalatori di montagne di tutto il paese, e dal momento che in ogni taverna la gente era solita chiedersi chi dei tre fosse il migliore, essi infine decisero di incontrarsi per risolvere la cosa una volta per tutte. C’era una liscia parete di granito alta mille metri che veniva chiamata Rasboreth e che nessuno era mai riuscito a scalare per quanto molti ci avessero provato e fossero spesso rimasti azzoppati o uccisi nell’impresa.
Proprio quando stavano per iniziare l’ascesa apparve però un angelo che annunciò loro che avevano ancora un solo giorno di vita.
Il primo uomo disse: “Allora andrò a casa e mi riempirò il ventre di vino in attesa del momento della mia morte” e il secondo disse: “io mi troverò una donna dal corpo morbido e dallo sguardo pieno di calore, e giacerò con lei fino al momento della mia morte.” Poi entrambi si girarono verso il terzo e domandarono ” E tu cosa farai?”
L’uomo rispose: “Io? Scalerò la montagna.“
La spada delle Highlands, David Gemmell