Fucili al plasma spianati! Dietro le quinte della serie “Orfani” della Bonelli, con il curatore Franco Busatta e il disegnatore Davide Gianfelice!
ATTENZIONE: l’articolo contiene SPOILER! Si accennerà qualcosa sulla seconda serie. Niente di trascendentale, niente sorprese rovinate su finale e colpi di scena, ma si farà riferimento all’ambientazione. L’inizio dello spoiler verrà segnalato anche all’interno dell’articolo quindi, se proprio non volete sapere nulla di quello che succederà, non fate cadere l’occhio e saltate la parte incriminata.
Concludiamo con questa settimana il ciclo di interviste raccolte a Torino Comics 2014 (promettendo di “stare sul pezzo” riguardo qualsiasi altra anticipazione emersa in fiera), e concludiamo trattando l’argomento principale, il fumetto. Non un fumetto qualsiasi, ma una delle principali novità del panorama italiano degli ultimi mesi: “Orfani”, edito da Bonelli che tanta curiosità e tanti interrogativi ha suscitato fin dalla sua prima apparizione nelle edicole. Per chi fosse completamente a digiuno, parliamo di una serie innovativa per il nostro paese sia dal punto di vista dei contenuti, decisamente “adulti”, trattandosi di fantascienza bellica; sia dal punto di vista stilistico ed editoriale essendo una delle rarissime pubblicazioni italiane ad albi interamente a colori. Come tutta la fantascienza d’autore, i risvolti sociali e l’analisi profonda dei meandri dell’animo umano la fanno da padrone, rafforzando la convinzione che nella vera fantascienza il viaggio di scoperta, più che attraverso le stelle, sia dentro di noi. A parlare di tutto questo e del futuro della serie, in una conferenza apposita, sono Franco Busatta, curatore del progetto insieme ad Emiliano Mammucari e Roberto Recchioni, e Davide Gianfelice, uno dei disegnatori di “Orfani”, già alle matite di John Doe e di Dylan Dog, sempre per la casa di Tex. Dopo la conferenza, gentilmente spendono un po’ del loro tempo a tu per tu con i taccuini di Isola Illyon.
Benvenuti su Isola Illyon! La Bonelli ci ha abituato nel tempo, accanto ad un repertorio diciamo così “mainstream”, a pubblicare delle serie “sperimentali”. Secondo voi “Orfani” rientra in questa casistica?
Franco Busatta: Ciao a voi! Io non farei una divisione così netta, da un lato serie “mainstream” e dall’altro scommesse editoriali. La storia della Bonelli è lì a dimostrare che spesso in serie consolidate fanno capolino tematiche e stili inusuali. Inoltre, molte serie che adesso sono considerate grandi classici Bonelli, all’epoca del loro lancio erano tutto fuorché mainstream in Italia, per temi e impostazioni: basti pensare a Dylan Dog. Inoltre, l’impostazione che abbiamo scelto per Orfani, ovvero pubblicare un ciclo di albi in continuità narrativa tra loro, e poi chiuderlo e ricominciare da capo con un altro, rimanendo nella stessa ambientazione, può richiamare il meccanismo a “stagioni” delle serie televisive. In realtà ci si dimentica che nell’immediato dopoguerra era una scelta editoriale abbastanza comune per il fumetto italiano.
Com’è nata l’idea di una serie di fantascienza bellica, abbastanza inusuale come genere in Italia, e quali sono state le fonti di ispirazione, note e meno note?
FB: In realtà come Bonelli non è la prima volta che trattiamo il tema, se vogliamo. In Nathan Never e nei suoi spin-off è un genere spesso presente: avevamo diverse opzioni per una nuova serie, sul piatto. Poi, in ossequio anche alla tradizione bonelliana della passione per il fumetto di genere, la scelta è caduta su questo progetto di fantascienza bellica. Le ispirazioni sono davvero svariate e molteplici: non è forse nemmeno il caso di citare “Fanteria dello Spazio” di Robert Heinlein, ma visivamente anche il film di Paul Verhoeven; ma anche Guerra Eterna di Haldeman, che da soli hanno praticamente inventato un genere. Recchioni dice sempre che la Sci-Fi è il genere che più si adatta a certe metafore politiche e sociali, a come chi governa sia sempre interessato mantenere un certo livello di violenza nella società per i suoi fini, e quindi puoi pensare ai temi di “Arancia Meccanica”, ma anche alla ferocia intrinseca dell’essere umano e quindi “Il Signore delle Mosche” e “Battle Royale” o “Stand by Me”. Poi c’è tutto l’immaginario del cinema bellico e di fantascienza, da “Alien” a “Full Metal Jacket”, richiamo quest’ultimo particolarmente significativo anche nella struttura di ogni albo, diviso tra l’addestramento e l’azione sul pianeta nemico, allo stesso modo della struttura narrativa del film di Kubrick.
Parlando di tematiche politiche e sociali, sicuramente quelle presenti nella serie sono molto “forti”. Avevate paura, come purtroppo successo in passato, di scatenare reazioni nei cosiddetti “benpensanti”?
FB: Ti confesso che il timore un po’ c’era. Ci è già successo di essere sottoposti a una pressione incredibile e a campagne di stampa che addebitavano a dei semplici albi a fumetti la responsabilità delle peggiori perversioni giovanili. Ricordiamo tutti in Bonelli il periodo terribile delle polemiche su Dylan Dog, culminato con un albo apposito di denuncia di questa campagna denigratoria.
Il celeberrimo “Caccia alle Streghe”.
FB: Esatto. Quindi da parte di Roberto, Emiliano e mia c’era timore soprattutto per il fatto di prendere una serie di ragazzini e portarli in situazioni estreme di disagio, farli morire, fargli uccidere qualcun altro, applicare loro i rigori estremi di un campo di addestramento militare. Al di là della violenza, che magari in serie come Dampyr o Lilith è anche più estrema, avevamo timore di come potessero essere prese tutte queste cose applicate a dei minori. Eravamo però anche abbastanza tranquillizzati dal fatto che ormai in Bonelli purtroppo abbiamo una certa esperienza nel gestire dinamiche di questo tipo.
Passando al disegno vero e proprio, volevo chiedere a Davide quali difficoltà ha trovato come disegnatore, in particolare riguardo al colore, e come si è trovato a lavorare per un progetto che vede coinvolti così tanti fumettisti?
Davide Gianfelice: La difficoltà maggiore è stata disegnare e caratterizzare i singoli personaggi nella prima linea narrativa, durante l’addestramento. I ragazzini sono l’incubo di ogni fumettista, specialmente quando l’arco narrativo della serie si sviluppa nel corso dei mesi e anche degli anni e i ragazzini in questione crescono, anche fisicamente, albo dopo albo. In più, ognuno di noi doveva basarsi, sempre per dare l’indispensabile senso di continuità alla serie, sugli albi e sui disegni precedenti di diversi altri colleghi. In questo senso è stato indispensabile interfacciarsi gli uni con gli altri tramite dropbox, dove mettevamo a confronto i nostri lavori e le nostre sequenze quasi giornalmente, per velocizzare quel lavoro di coordinamento indispensabile in una serie con una continuity ma disegnato di volta in volta da persone diverse.
E per quanto riguarda il colore? Ti sei divertito complessivamente a disegnare questa serie?
DG: Molto! Un po’ faticoso, specie perché ci sono molte scene di massa da disegnare e, per scelta editoriale, si è deciso di tenere al minimo i dialoghi, quindi non ci sono nemmeno troppi “balloon” a coprire aree della singola vignetta. Ma mi sono divertito molto. Per quanto riguarda il colore bisogna solo imparare a pensare che dopo di te passerà il colorista. Sapere che il colore non perdona e quindi, se nel bianco e nero puoi abbozzare o tenere sfumati i contorni dell’eventuale sfondo della vignetta, il colore definisce invece sempre i volumi e nemmeno sullo sfondo ci si può permettere di non delineare tutto nei minimi dettagli.
FB: All’inizio prevedevamo la serie in un classico bianco e nero, poi abbiamo deciso di provare a fare l’albo pilota a colori, e poi ci siamo chiesti: perché non provare a procedere così per tutti gli albi? Quindi abbiamo dovuto adattare la lavorazione in corsa per farla diventare la prima serie bonelliana interamente a colori.
Nel ringraziarvi per la disponibilità, chiedo a Franco se hanno già dei riscontri significativi a livello commerciale e quale futuro c’è per “Orfani” (ATTENZIONE – Spoiler!)
FB: Anzitutto sono già usciti i primi tre albi riuniti in un unico volume cartonato oversize edito dalla BAO, nota per questo tipo di pubblicazioni. Si tratta di un volume di altissima qualità dove il colore si può dispiegare in tutta la sua potenzialità, e presto usciranno anche gli altri episodi in questo formato. Per quanto riguarda gli albi, abbiamo avuto un buon riscontro di pubblico, forse leggermente sotto le aspettative, probabilmente a causa del prezzo maggiorato del singolo albo dovuto al colore. Ti posso dire che la seconda serie sarà uno spin-off della prima (forse rivedrete qualche volto noto ma i protagonisti non saranno gli stessi), e che la serie sarà ambientata principalmente in Italia, coi protagonisti che risaliranno la Penisola da Sud a Nord. Infine, in Bonelli stiamo ragionando di una terza serie.
Ringraziamo Franco Busatta e Davide Gianfelice per il tempo che ci hanno concesso e vi salutiamo, prima di indossare la nostra armatura d’assalto e infilarci nelle navette da sbarco diretti sulle spiagge di Isola Illyon, con la promessa di seguire la serie nei suoi sviluppi futuri!
– Luca Tersigni –