Un pluripremiato, avvincente e giustamente fortunato fumetto fantasy, che però in Italia giace dimenticato: scopriamo l’universo delle Due Lune!
Alla fine degli anni settanta, i coniugi Wendy e Richard Pini, immaginarono una grande avventura.
Quella di un popolo di elfi, i Wolfriders, abitanti da millenni il Mondo delle Due Lune, determinati a difendere la loro stirpe dagli attacchi di barbari umani armati fino ai denti con l’intento di sterminarli. Perché diversi da loro, “figli dei demoni”.
Da quando, diecimila anni prima, i loro avi Elfi Alti si incagliarono con la propria astronave a forma di palazzo in quel Mondo, ebbero inizio le disavventure del fiero popolo dalle orecchie a punta.
La continua ricerca di popolazioni elfiche amiche spinge i silvani Wolfriders, capeggiati da Cutter, oltre il deserto… e le avventure da qui si dipanano per le più distanti terre di un mondo disegnato con fantasia inestinguibile dai coniugi Pini, nei paesaggi e nelle razze che vengono incontro al lettore, in viaggio con Cutter ed il suo popolo a cavallo di lupi.
La storia editoriale di Elfquest non fu meno travagliata: dopo il fallimento della casa editrice che ne aveva pubblicato il primo numero, ‘Fire and Flight’, i Pini, più inarrestabili degli agguerriti Wolfriders, fondarono la WaRP (dalle loro iniziali).
E autoproducendosi, crearono le tre serie principali della saga, ‘Elfquest‘, ‘Assedio alla Montagna Azzurra‘, ‘I sovrani della Ruota Spezzata‘, e una nutrita lista di prequels, sequels e spin-offs, che allargarono l’orizzonte narrativo anche temporale, mentre il fumetto riscuoteva un successo di vendite e di premi (più di una dozzina!) sempre crescente.
Nel 2003 la cessione di tutti i diritti alla DC comics, mentre in Italia il fumetto ebbe una breve parabola editoriale, e la pubblicazione si arrestò dopo ‘Anni Nascosti’, la prima delle serie successive.
Forse i tempi non erano ancora maturi per accogliere una novità che da un lato si affiancava alle storie che Tolkien aveva estratto dal suo magico forziere di mito e fantasia, dall’altro creava un universo del tutto distinto dalla Terra di Mezzo.
Insomma Elfquest non arrivava primo, né saliva dietro i bastioni del vincitore, che conduceva con sé creature epiche ed incanti nordici, pronti a farsi sì modello classico ed ineguagliato di letteratura fantasy, ma anche, per contro, a colpire con strali infuocati gli sparuti drappelli della concorrenza.
Perdura dunque l’attesa dei Wolfriders e dei coniugi Pini d’essere riscoperti oltre il pubblico di nicchia che li segue con affetto da trentasei anni, nicchia anglofona e dotata di tutta la pazienza sufficiente a mandar giù testi curati con dedizione certosina direttamente dal monitor del PC, dato che questo è il modo più rapido ed economico per reperire tutti i numeri delle serie finora pubblicate.
La cura del lessico, il susseguirsi d’ immagini d’impatto, l‘intreccio avvincente (di qui l’ispirazione per il GdR omonimo, anch’esso reperibile solo in inglese) sono dunque i punti di forza del fumetto: la storia (e presumibilmente il grosso seguito di fan che ha raggiunto) ha attirato il fiuto della Warner Bros, interessata alla realizzazione di un film per il 2012. Il progetto è però sfortunatamente sfumato.
Guarda caso, perché proprio nel 2012 la Warner era impegnata con l’uscita nelle sale di una creatura tolkeniana, lo Hobbit.
– Lorena Di Somma –