La serie animata di Avatar è una delle migliori saghe mai create in assoluto e, incredibilmente, anche una delle più sottovalutate. Analizziamola insieme.
In molti casi si sente parlare della serie animata di Avatar come “infantile”, o “fatta solo per bambini”. Che cosa ne penso io? Beh, non esiste menzogna più grande. Avatar è tutto meno che infantile. Dietro di esso c’è un percorso creativo, una filosofia e delle tematiche incredibilmente ben congegnate, e non ho alcun dubbio nel dire che è una delle serie animate, anzi, una delle serie TV più belle mai create. Il fattore che più sorprende è che non è una rappresentazione o un adattamento di alcun manga o libro: è tutta farina del sacco di grandi e creativi scrittori e registi . Ed il fatto che sia denigrata non fa altro che renderla una delle serie TV più sottovalutate di sempre.
Ambientazione e trama
La storia si svolge in un mondo fantastico, diviso in quattro Nazioni, che simboleggiano i quattro elementi: la Nazione del Fuoco, il Regno della Terra, le due Tribù dell’Acqua e i Nomadi dell’Aria. Ogni nazione è contraddistinta per usanze, cultura ed etnia, ed è interessante osservare come ognuna di esse simboleggi non solo un elemento, ma addirittura una specifica nazione, per la maggior parte orientale: la Nazione del Fuoco ricorda il Giappone, i Nomadi dell’Aria ricordano il Tibet, il Regno della Terra la Cina e le Tribù dell’Acqua gli Inuit, tutto ciò ovviamente legato all’ambito medievale. Ogni nazione è patria di uno specificato tipo di dominio elementale e ogni dominio corrisponde ad una specifica filosofia e arte marziale. Le persone in grado di dominare gli elementi sono detti appunto Dominatori, e possono ricoprire una posizione più privilegiata rispetto alle persone prive di dominio.
L’unica persona in grado di dominare tutti e quattro gli elementi è l’Avatar, che appare in diverse fasi della Storia per portare l’equilibrio nel mondo.
Un giorno, la Nazione del Fuoco attaccò i Nomadi dell’Aria, poiché, assetata di potere, aveva capito che il prossimo Avatar sarebbe nato tra loro, compiendo un genocidio. Da questo fatto nacque una lunga guerra, durante la quale la Nazione del Fuoco iniziò ad espandere il suo potere alle altre nazioni, al fine di ottenere il potere assoluto.
Cento anni dopo lo sterminio dei Nomadi dell’Aria, due fratelli della Tribù dell’Acqua del Sud, la tredicenne dominatrice dell’acqua Katara e il guerriero quindicenne Sokka, trovano congelato in un iceberg un dodicenne di nome Aang, che si scopre essere l’ultimo dominatore dell’aria rimasto nel mondo, nonché Avatar. Da quel momento, i tre iniziano un lungo viaggio che li porterà in giro per le Quattro Nazioni, affinché Aang possa imparare a dominare gli altri tre elementi e poter così sconfiggere lo spietato Signore del Fuoco Ozai e ripristinare l’equilibrio nel mondo, mentre sono inseguiti dal figlio del suddetto re, il Principe Zuko, che intende uccidere l’Avatar per riacquistare il suo onore perduto.
Caratteristiche e influenze
A lungo si è dibattuto riguardo al fatto che Avatar possa essere un anime o un cartone, poiché l’animazione, molto dinamica e colorata, l’aspetto tecnico e grafico e diversi fattori riguardante esso ricordano molto le serie animate giapponesi. Questo perché, ovviamente, i registi hanno voluto dare alla saga delle sfumature molto orientali. Nonostante tutto, Avatar non dovrebbe essere considerato anime per il semplice fatto che non è stato creato in Giappone, ma in America. Può essere considerato tuttavia un tributo agli anime, poiché non solo somiglia incredibilmente a loro, ma ci aggiunge anche qualcosa di nuovo.
L’umorismo
Riguardo ad altri elementi che caratterizzano questa serie, è doverosa una riflessione sul discorso del prodotto infantile di cui sopra, il quale pregiudizio è collegato al concetto dell‘umorismo. Diversamente da ciò che pensa la maggior parte della gente che NON ha visto questa serie, l’umorismo de “La Leggenda di Aang” non è per nulla infantile o demenziale: è invece perfettamente equilibrato in ogni singolo secondo di ogni singolo episodio. La serie riesce a mantenere perfettamente la serietà nei momenti giusti ed è capace di regalarci infinite risate nei momenti più divertenti, soprattutto grazie al personaggio di Sokka, “il ragazzo della carne e del sarcasmo”, e all’insolita e vivace personalità del giovane Aang. È un umorismo che ricalca molto quello dei manga e degli anime, ma che porta anche qualcosa di nuovo e incredibilmente allegro, ed è questo uno dei punti forti della serie animata.
Ma si, dai, diciamo pure che è per bambini! Sono certo che la storia di un genocidio di massa da parte di un tiranno assetato di potere e di persone che muoiono carbonizzate sia perfetto per i bambini prima di andare a dormire!
Il tema del viaggio
Come si è già potuto intuire, un altro degli elementi principali in cui s’incentra la serie è quello del viaggio: ogni puntata, anzi, ogni capitolo di ogni libro, è caratterizzato dalla scoperta di un nuovo luogo, nel quale la Squadra dell’Avatar scopre qualcosa di nuovo, si fanno nuove conoscenze, imparano nuove tecniche, intensificano il rapporto che esiste tra loro e vivono nuove avventure. Ogni puntata di ogni stagione ha una trama a sé stante, ergo, una morale e un insegnamento singolare, sia per i personaggi che per il pubblico. Tutto questo perché, per ogni posto nuovo che scoprono, l’Avatar e i suoi compagni imparano lezioni che saranno importanti per gli avvenimenti futuri, conoscono nuove persone che li aiuteranno o li ostacoleranno negli episodi o stagioni future, e a volte, mentre si ripercorre l’arco narrativo, è bello poter rivedere qualcuno che ritenevamo di aver lasciato per sempre.
Inoltre, è durante i viaggi che capiamo molto dei personaggi e della storia delle Quattro Nazioni: l’errore più grave de “l’Ultimo Dominatore dell’Aria”, trasposizione cinematografica del Primo Libro della serie, è che, oltre ad aver tolto l’umorismo, così come gran parte della spensieratezza che caratterizzava la serie, per rimpiazzarle con una recitazione imbarazzante e una scrittura per nulla curata, si è più concentrato a spiegare che cosa successe in passato piuttosto del perché successe, o di come i personaggi abbiano affrontato il suddetto fatto. Nella serie non succede questo: i fatti sono, sì, mostrati, ma contengono completamente il cambiamento psicologico che i nostri eroi hanno subito.
I rapporti tra i personaggi
Legati dall’avventura del viaggio sono ovviamente i rapporti che i personaggi hanno tra di loro, i quali si sviluppano e modificano completamente nel corso delle stagioni per via delle numerose esperienze passate insieme: il rapporto d’amore tra Aang e Katara, quello tra Katara e Sokka, oppure il conflittuale binomio Zuko e Ozai e tanti altri.
Tutti questi legami, vengono saggiamente analizzati, approfonditi e sviluppati nel corso di ogni singolo episodio e nulla viene lasciato al caso: se un personaggio subisce un torto da qualcuno, non lo dimenticherà, e questo potrebbe modificare di molto o di poco il rapporto che legava queste due persone.
Influenze orientali
È giusto ora spendere qualche parola sulla cultura e le credenze orientali che sono riportate in questa serie. Non solo sono prese come ispirazione da due geni dell’animazione giapponese, Shinichiro Watanabe e Hayao Miyazaki, ma anche elementi della religione buddhista, taoista e induista diventano i protagonisti di questa storia: la trasmigrazione dell’anima, il fattore di equilibrio e non di prevalenza tra bene e male, la reincarnazione e molti e molti altri elementi, danno alla serie animata di Avatar un qualcosa di profondo, che va oltre la canonicità delle normali serie animate, e che quasi tocca addirittura il misticismo, il quale dona ad Avatar una così grande bellezza che è impossibile non venire avvolti in essa. La storia del mondo in cui si ambientano le vicende narrate, le leggende che circolano riguardo a molti luoghi di esso, la cultura e le credenze dei singoli popoli, addirittura la critica alla società odierna, all’egoismo e alla brama di potere dell’essere umano e infiniti altri fattori potrebbero anche dare allo spettatore, anche solo per un secondo, l’illusione che le Quattro Nazioni siano realmente esistite.
A ciò legato, quasi si viene voglia di credere, di volere, anzi, purtroppo di sperare che i personaggi della serie siano reali, perché ormai abbiamo passato con loro talmente tante avventure, abbiamo riso, pianto, siamo caduti e ci siamo rialzati assieme a loro dopo una dura sconfitta, abbiamo perso per sempre una persona cara, ma abbiamo acquistato un valido compagno e abbiamo imparato infinite lezioni che ci possono aiutare a vivere nel terribile, ma al contempo magnifico mondo che ci circonda.
La serie continua con “La Leggenda di Korra”, che, sì, è più profonda e anche matura della prima, ma non perde un briciolo dell’ umorismo e della spensieratezza che caratterizzavano “La Leggenda di Aang”. È come un sogno che continua a vivere, e che sarà difficile dimenticare. Sono emozioni che ritornano a farsi sentire nuovamente e, come dice sempre Sokka: “Il boomerang torna sempre indietro”.
– Andrea De Venuto –