Dopo aver recensito il suo bel romanzo ecofantasy, Isola Illyon vi offre l’opportunità di conoscerne meglio l’autrice, Nicoletta Ricci!
Di romanzi che escano dai canoni cosiddetti “classici” del Fantasy, compreso il recente filone del Modern e dell’Urban Fantasy, ne contiamo pochissimi. Ecco perché può essere una buona idea andarsi a rinfrescare la memoria riguardo “L’Erede dei Quattro Elementi”, che trovate recensito qui. È quindi con molta curiosità che ci apprestiamo a fare quattro chiacchiere con la scrittrice Nicoletta Ricci, che incontriamo nel suo giardino incantato intenta a far crescere piante di fagiolo magico ed alberi di Mallorn.
Ciao Nicoletta, un caloroso benvenuto sulle nostre pagine! Prima di tuffarci nelle curiosità suscitate dal tuo romanzo, prendiamoci un attimo per farti conoscere meglio dai nostri lettori: dalle notizie sparse in giro per la rete si evince come tu sia una scrittrice dai molteplici interessi, raccontaci qualcosa di te.
Salve a tutti, e grazie per avermi accolto sulle vostre pagine, ne sono onorata. Provo a riassumermi così: sono un’autrice esordiente, una mamma, un’inguaribile ottimista con decine di interessi che cerco di seguire e praticare, con la conseguenza che alle nove di sera crollo svenuta subito dopo mia figlia, e anche prima se potessi. Sono curiosa e questo mi porta a voler conoscere, le passioni più forti che ho riguardano scrittura, lettura, musica, architettura e arredamento -il mio campo di studi-, viaggi e cucina, stare ai fornelli mi rilassa sempre ed è un altro canale per cimentarsi con fantasia. A riguardo gestisco un blog (www.golositandovi.blogspot.it) e quando riesco pubblico ricette, mi diverte sperimentare, fotografare e interagire con il pubblico. Il mio sogno più grande era quello di lavorare alla Disney…cosa da poco vero?! Per fortuna i sogni cambiano insieme a noi e ora ne ho di nuovi che spero di realizzare, intanto continuo a godermi cartoni animati e produzioni varie.
“L’Erede dei Quattro Elementi” è un romanzo che, al di là delle apparenze, per tematiche trattate, stile di scrittura e costruzione risulta molto incisivo, anticonvenzionale e a tratti spiazzante. Da cosa nasce il bisogno di scrivere un libro trattando temi così scottanti, e come mai hai deciso di accostarli al fantasy moderno?
L’esigenza nasce dalla consapevolezza di quello che mi circonda, sono stanca e delusa dall’atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente. Alcuni anni fa lessi in internet la notizia dell’inaugurazione dello “Svalbard Global Seed Vault” o Cassaforte mondiale dei Semi, un bunker immerso nei ghiacci delle isole Svalbard dove sono conservati i semi delle piante presenti sul pianeta, una risorsa per ricominciare in caso di catastrofe. Mi incuriosì al punto da ispirare la trama del romanzo e pur considerandola un’iniziativa utile e lungimirante, mi domandai se come sempre, invece di operare in maniera più attiva nel presente per evitare la “catastrofe”, non si pensasse già al dopo come ad un evento inevitabile. L’accostamento al genere fantasy è stato immediato; oltre ad essere il mio prediletto, mi ha permesso di rendere comprensibile a tutti, mi riferisco in particolare a bambini e ragazzi, il messaggio che volevo lanciare, ossia la salvaguardia del pianeta e il suo rispetto. Almeno, spero di esserci riuscita.
I “luoghi” del tuo romanzo, sia gli onirici Regni di Confine, sia la “realtà” corrispondente al nostro mondo ma assediata da ogni lato dall’elemento fantastico, come Cape Horizon, sono tratteggiati in maniera quasi tangibile e risultano, a mio parere, uno dei punti di forza della tua opera. E’ evidente come questi luoghi non siano un puro parto della tua fantasia, ma in qualche modo tu li abbia vissuti, ti appartengano: sei stata ispirata da qualche elemento di paesaggi o città reali che hai visto o che hai vissuto in particolare?
Grazie, lo considero un complimento prezioso. In realtà Cape Horizon, così ben delineato nella mia mente, è la descrizione del luogo in cui vorrei vivere (ciminiere della Malerbam a parte): non so se nella realtà esista un posto simile e in caso affermativo mi auguro prima o poi di raggiungerlo. Fino all’età di diciotto anni a causa del lavoro di mio padre ho visitato e vissuto in parecchi luoghi, località che all’epoca erano fuori dagli itinerari turistici, dove gli stranieri erano una curiosa presenza e le condizioni di vita non sempre facili, parlo di Egitto e Corea del Sud della fine anni settanta, per citarne qualcuno. All’epoca ero una bambina e vivevo il tutto con entusiasmo, le esperienze, le amicizie e i paesaggi sono rimasti impressi nella memoria con un vigore straordinario. Di certo ho attinto a questo forziere di vita, anche se in maniera inconsapevole e senza scegliere un episodio o una connotazione territoriale precisa. Guardo molti documentari, anche questo stimola la mia immaginazione favorendo il processo creativo.
I personaggi sono molto azzeccati, ben delineati pur non scadendo mai nella “maschera”, e funzionano davvero alla grande. Anche per loro hai potuto prendere spunto da qualche tratto della personalità di controparti “reali”?
Non posso negare che alcuni lati del carattere dei personaggi siano ispirati ad amici e conoscenti, tuttavia mi soffermo di frequente ad osservare le persone, anche quelle che incontro per strada, ogni gesto o parola possono scatenare l’inventiva e catapultarmi sulla linea di partenza di nuove avventure. Ad una delle ragazze del libro ho dato il nome di mia figlia Sofia, che all’epoca ancora si dondolava e scorrazzava nella pancia, ma già l’idea di chiamarla così aleggiava nell’aria, quindi ho pensato che un evento così meraviglioso come la nascita di una nuova vita non potesse che portare bene al libro e conseguentemente di legarli anche solo con un particolare piccolo, ma per me significativo. Diciamo che i protagonisti sia di genere umano che fantastico, riflettono quello che, forse in misura speranzosa e ingenua, mi auguro di trovare nel prossimo: onestà e rispetto tanto per cominciare. Sono molto esigente, lo so.
Una curiosità devi proprio togliercela, come è nato il mitico personaggio di Yake, la chiocciola gigante hippy?
Desideravo un personaggio che rendesse la missione dei protagonisti più “leggera”, che fosse in grado di sdrammatizzare e sorprendere al tempo stesso. Mi è venuta in mente la lumaca gigante di un vecchio film con Rex Harrison – Il favoloso Dottor Dolittle – e ho deciso di trasformarla in una figura di spicco, una personalità poliedrica e divertente, qualcuno la cui presenza cambia positivamente l’atmosfera. I capelli rasta, gli occhiali e la filosofia hippy li ho immaginati da subito, suscitano simpatia, rilassano e trasportano in atmosfere vacanziere e gioiose, almeno è così nel mio caso, mentre l’aver arredato l’interno del suo enorme guscio deriva da una deformazione professionale…temo.
Il tuo romanzo parla di temi eterni come la salvaguardia ambientale e il limite allo sfruttamento delle risorse del pianeta da parte dell’uomo. La filosofia del Progresso ( e bisogna vedere quale progresso) ad Ogni Costo, e quella di chi invece tenta di opporsi, sono rappresentate in vari personaggi in modo a parer mio magistrale. Uscendo per un attimo dall’ambito strettamente letterario, come vedi la situazione mondiale da questo punto di vista? Sei pessimista od ottimista riguardo la capacità umana di capire i propri errori e tornare sui propri passi?
Ritengo che l’uomo capisca benissimo gli errori che ha fatto e che continua a ripetere ai danni del pianeta, nonostante ciò lascia che scivolino via, gli interessi economici sono sempre e comunque al primo posto. Vi sono delle nazioni che investono tempo e denaro per sfruttare le risorse naturali in maniera produttiva e non nociva, e vi sono parecchie associazioni che si battono per la salvaguardia dell’ambiente, ma credo che il rapporto tra queste e coloro che hanno il potere di determinare l’andamento degli avvenimenti a livello mondiale sia di 1 a 100.000. Quello che stiamo facendo al pianeta Terra e a noi stessi è una colossale sconfitta, invece di prenderci cura di questa straordinaria nonnina, di coccolarla e imparare da essa, le stiamo togliendo l’ossigeno per respirare.
Il tuo libro ha una casa editrice alle spalle. Vorresti spiegare a chi, tra i nostri lettori, volesse mai cimentarsi nella stesura di un libro quali siano i canali da battere per trovare qualcuno disposto a credere nel proprio progetto? Ed invece a cosa prestare attenzione per evitare di incappare in sempre più frequenti truffe editoriali?
Io sono partita da sola e completamente senza esperienza, ho mandato una copia del romanzo alle case editrici che trattavano il genere e ho ricevuto diverse proposte di pubblicazione così come vari rifiuti, sempre cortesi, e anche critiche allo stile di scrittura utilizzato. La cosa migliore da fare è informarsi! Sono entrata nei forum, ho letto non so quante pagine di esperienze di altri scrittori esordienti con le differenti case editrici e questo mi ha aiutata a fare una selezione, anche perché un numero consistente di queste investono nella pubblicità in tv, nel web e sui quotidiani risultando molto attraenti, ma il “trattamento” riservato una volta firmato il contratto, soprattutto dopo la pubblicazione, è scandaloso…per non parlare poi delle truffe in termini economici. Io non avevo la possibilità di farlo ma, per chi ce l’abbia, ritengo sia utile affidarsi ad un’agenzia letteraria seria e competente, che guidi nella correzione di bozza, nell’individuazione dei punti deboli del testo e magari si occupi di presentare l’opera alle varie case editrici (tenete presente che parecchie prendono in considerazione solo manoscritti proposti secondo questa metodologia). Se avete domande a riguardo contattatemi pure su Facebook, a breve sarà online anche la pagina dedicata al romanzo.
Per concludere, hai intenzione di cimentarti in qualche altra opera? Magari pensi di dare un seguito alle avventure di Edran e soci o piuttosto di buttarti su qualche altro tema o addirittura qualche genere differente? Insomma, come vedi il tuo futuro di scrittrice?
Vorrei dare seguito alle avventure di Edran & Co, potrei mai rinunciare a degli amici così simpatici ed avventurosi? Inoltre, alcuni aspetti sono stati lasciati volutamente in sospeso, come l’identità del traditore alleato di Aspis, la natura dei poteri di Andrea o la scomparsa di Yake, ho già delle idee in mente. Scrivere di loro, creare ambientazioni e situazioni fantastiche mi piace e mi appaga. Sperimentare altri generi? Ho del materiale scritto nel corso degli anni, per ora sono solo situazioni di vita vissuta commentate in chiave ironica ma pensavo di trovare un filo conduttore per creare una trama. Quello che mi auguro con tutta me stessa è di riuscire a rendere questa straordinaria passione una professione, so che non è facile ma non mi arrendo, quindi, ringraziandovi per la piacevole chiacchierata, vi saluto con un promettente: “Alla prossima”.
Nel ricordare a tutti che il romanzo di Nicoletta è acquistabile a questo link, le ricambiamo i saluti augurandole un immenso in bocca al lupo, la ringraziamo per la disponibilità e la aspettiamo, sempre sulle pagine di Isola Illyon, “alla prossima” fatica letteraria!
– Luca Tersigni –