E se scopriste di riuscire a comandare Fuoco, Aria, Terra e Acqua? È ciò che succede nel romanzo di Nicoletta Ricci, denso di significati che vanno anche oltre il fantasy!
Un romanzo fantasy-naturalistico? Già di per sé appare un’idea originale, ma densa di trappole e disseminata di interrogativi come un campo minato….vediamo se Nicoletta Ricci, scrittrice brianzola che ha firmato quest’opera, è riuscita ad attraversarlo portando a casa il risultato, o quantomeno incolume!
L’inizio della storia
Edran è un ragazzo con una vita normalissima, come milioni di suoi coetanei. Ha una famiglia felice ed unita, un fratellino discretamente originale ma tutto sommato sopportabile, una vicina di casa molto carina della quale è segretamente innamorato, nonché una decisa propensione per le Scienze Naturali. Insomma, tutto come da copione per un ragazzo adolescente. Quello che però Edran in parte intuisce, ma di cui non è assolutamente consapevole, è che lo strano legame che avverte con la natura non è solo frutto di una banale predisposizione accademica, ma qualcosa che risiede nelle profondità del proprio essere. In un susseguirsi di eventi vorticosi che accelereranno follemente la vita fino allora tranquilla di Edran, il ragazzo scoprirà di avere degli straordinari poteri elementali che solo lui possiede, e che gli sono stati messi a disposizione per uno scopo ben preciso. Scoprirà anche di essere l’ultima speranza per il già compromesso equilibrio tra l’Uomo e Madre Natura, e che Aspis, produttore di diserbanti corrotto e senza scrupoli, sta cercando di compromettere definitivamente per il suo bieco tornaconto. A Edran non resterà che tentare di impedirgli di impossessarsi del Seme Universale, imbarcandosi in un folle viaggio in compagnia di amici vecchi e nuovi attraverso I Regni di Confine, Realtà alternativa dove Magia e Natura si fondono dietro il velo di normalità della realtà apparente…..
I quattro elementi funzionano
Lo so, lo so… un ragazzino apparentemente normale che però cela immensi poteri, un Cattivo da antologia che lo vuole morto sapendo che rappresenta il principale ostacolo per la sua volontà di dominio, una simpatica combriccola di amici che accompagnano il ragazzo cercando di aiutarlo… qualcuno potrebbe pensare a libri ben più famosi. Eppure, ve lo assicuro, le coincidenze finiscono qui, perché questo romanzo possiede una freschezza ed un’originalità che è davvero raro trovare in un’opera di questo tipo, per di più affrontando temi davvero importanti e di scottante attualità come lo sfruttamento e l’impoverimento ambientale, il tutto senza traccia di supponenza e banalità, come è rischio sin troppo concreto parlando di argomenti di questa portata. L’Erede dei Quattro Elementi, mi sento di tranquillizzare fin da subito, non è assolutamente un Urban Fantasy per adolescenti frustrati, anzi. Pur essendo rivolto principalmente a quella fascia di età, offre comunque al lettore con qualche anno in più il piacere di leggere un secondo livello narrativo composto da citazioni e allegorie per la maggior parte azzeccate.
Probabilmente è per via del fatto che Nicoletta Ricci sa scrivere eccome. I luoghi del suo immaginario fantastico sono tratteggiati con molta delicatezza e con una qualità onirica particolare: li maneggia con molto rispetto, segno che hanno un significato particolare per l’autrice. In particolare ho trovato emozionanti i luoghi della “normalità” dalla quale prende il via il romanzo, come Cape Horizon, placida cittadina di mare dove abita Edran con la sua famiglia. Nicoletta riesce a far “trasfigurare” questi luoghi “reali” in luoghi nei quali il velo della realtà è molto sottile e il magico e il meraviglioso affiorano e vi si travasano fino a non poterli più distinguere l’uno dall’altro. Nel romanzo Cape Horizon, cittadina immaginaria adiacente al Mar Mediterraneo, mi ha evocato certe descrizioni di Kingsport o Arkham, città fantastiche nel sognante New England di Lovecraft (e chiedo scusa per l’ardire). A questo proposito un piccolissimo appunto che si può fare all’autrice è che non ha assolutamente bisogno di aggettivare ogni sostantivo (specie all’inizio del libro), considerando che è capace di evocare senza descrivere, come i veri scrittori sanno fare.
Probabilmente è per via del fatto che molti personaggi sono davvero caratterizzati e divertenti. Nonostante siano molto ben definiti, l’autrice riesce a non scadere mai nella macchietta o nei facili luoghi comuni, anzi riesce a renderli molto verosimili e a costruire per loro un background e una psicologia reali e mai banali, rendendo molto semplice il processo di sospensione della credulità e l’accettazione di tali personaggi. Presto ci si abitua a prendere in considerazione anche i personaggi più strambi con naturalezza e senza forzature da parte di chi legge, e questo è un altro grosso merito della scrittrice (ditemi se Yake, il dragochiocciola, non è un grande e non sparge carisma a piene mani!). Una delle poche annotazioni negative che si possono fare è che i dialoghi tra i protagonisti, specie all’inizio del libro, risultano un po’ stucchevoli e scadono a volte nel cliché del gioco delle parti.
Probabilmente è per via del fatto che il romanzo riesce a trattare, come si diceva prima, di temi spinosi ma importantissimi, facendo passare al lettore i giusti messaggi in modo non saccente né calato dall’alto. Si parla di salvaguardia del pianeta, di sfruttamento sostenibile delle risorse naturali e di autodistruzione dell’umanità stessa facendo anche ricorso a metafore e a costruzioni allegoriche, in modo delicato, fiabesco e poco sostenuto, come forse solo una sensibilità femminile può rendere. Utile secondo me anche a scopo didattico, facendo intuire meccanismi anche molto complessi a chi non ha ancora l’età per comprenderli. Verità ecologiche lampanti presentate come una fiaba, depurate dalla loro intrinseca difficoltà di comprensione e quindi ancora più vere. In un’epoca come la nostra nella quale Scuole intere di economisti, contro ogni evidenza, ancora delirano di Crescita Economica Infinita su un pianeta dalle risorse finite (allo stesso modo del buon Aspis), non pare poco.
Probabilmente sarà per tutte queste cose o per il giusto mix nel quale Nicoletta Ricci ha saputo fonderle, ma in definitiva “L’Erede dei Quattro Elementi” è un romanzo di circa trecento pagine che si fa leggere tutto d’un fiato, divertente, avventuroso e quasi sempre godibile. Un romanzo per tutta la famiglia che ha il grande pregio di non essere convenzionale e di stimolare riflessioni e, soprattutto, stati d’animo e sentimenti su temi dai quali dipende l’equilibrio ecologico del nostro pianeta e, in ultima istanza, la sopravvivenza del genere umano.
Revisione e lettering
Per quanto riguarda la revisione, lettering ed impaginazione sono quasi sempre di buona qualità. Sono presenti pochi errori, a parte una generale poca attenzione ai refusi della punteggiatura concentrati in determinate pagine del libro. Niente di grave, ma si poteva sicuramente fare di meglio da questo punto di vista, considerato che non si tratta di un’autopubblicazione avendo il romanzo un editore alle spalle.
La settimana prossima avremo modo di fare una bella chiacchierata con l’autrice di questo gustoso romanzo, per adesso vi lascio il link tramite il quale è possibile acquistare la sua opera.
– Luca Tersigni –