Quando assaggiare un pezzettino di fantasy si può, con una ricetta dalle infinite possibilità.
Tolkien ha negato un sacco di cose. Ha negato che Frodo fosse una figura cristica. Ha negato che nei suoi testi vi fossero riferimenti alla coeva situazione politica. Ha negato di essersi mai rifatto a una tradizione celtica (termine opinabile, anzichenò…). E, probabilmente, avrebbe anche negato che il pan di via era apertamente ispirato ai burrosissimi scottish shortbread, allora come oggi diffusi in tutta la Gran Bretagna e dintorni, tanto che sotto Natale arrivano pure qui. Sempre negare, cribbio!
E’ vero, il fantasyweb è ingolfato di creative ricette ispirate a pietanze citate di sfuggita nei più disparati romanzi. Ma ammettiamolo, un pizzico di curiosità circa il gusto tanto odiato da quell’anticipatore della moda dilagante del sushi che è Smeagol è venuta a tutti.
Eppure le ricette in circolazione mi hanno sempre lasciata un po’ perplessa, avendo annoverato tra gli ingredienti esotiche banane, direttamente dai rigogliosi e celeberrimi palmeti di Lórien…anche se, a ben pensarci, il rammarico di Sam per la mancanza di patate per uno stufato di coniglio da manuale dovrebbe farmi desistere da ogni tentativo di ricostruzione filologica di alcunché.
Ma il pan di via mi pare appetitoso. Gli shortbread, allo stesso modo, sono appetitosi e rispondono a buona parte delle caratteristiche descritte da Tolkien, senza contare che con ogni probabilità se ne è pure pappati un bel po’ nelle sue cene con C.S. Lewis.

Una golosa variante al cioccolato.
Va fatto notare che l’origine dei biscotti in questione ci porta nel bel mezzo del medioevo scozzese, quando erano consumati nei giorni di festa, ai matrimoni e nelle tradizionali festività liturgiche, come cibo di lusso. Ebbene, questi deliziosi frollini si prestano ad essere anche un po’ modificati come suggerisce la propria fantasia, magari anche influenzata da una qualche atmosfera libraria e silvestre. Questa particolare frolla non contiene uova, il che, oltre ad essere in linea con la totale mancanza di pollastri razzolanti per i corridoi del palazzo di Re Elrond (con sommo dispiacere di Antonio Banderas e della sua amata Rosita, la fintissima gallina che rifornisce di uova l’intera produzione di Macine), dà anche un bel vantaggio: la pasta non “brucerà” mai. E potrete realizzarla anche in piena estate, senza timore di trovarvi poi altro che briciole nello zaino. La ricetta originale prevede la possibilità di sostituire parte della farina con farina di frutta secca (io vi consiglio nocciole, noci o pinoli), energetica e salutare ma anche tipico prodotto di bosco. Ultimo ingrediente che modificherà di molto la ricetta originale è la sostituzione dello zucchero semolato col più medievale miele (sceglietene uno dolce ed aromatico, di acacia o di tiglio, perché se ne metterete uno amaro.. vabbè, de gustibus, ma non è proprio il massimo).
Ingredienti (so bene che avevate fretta di mettervi all’opera, ma i consigli sugli ingredienti vengono prima di tutto…)
250 g di burro morbido a pezzetti
125 g di miele
250 g di farina
125 g di farina di frutta secca a scelta (noci, nocciole, pinoli): ottenuta tostando e frullando i semi
1 cucchiaino raso di sale fino (se non vi ispira non mettetelo)
Preparazione
Mescolate senza pietà tutti gli ingredienti. Ne risulterà un impasto molto morbido, che verserete in uno stampo foderato di carta forno (se avete quelli a cerniera è meglio). Lo spessore deve aggirarsi attorno ad un centimetro abbondante. Fate rassodare il tutto in frigorifero per mezz’ora. Presicaldate il forno a 180°C e infornate per trenta minuti. Nel caso l’impasto dovesse gonfiarsi in cottura (non serve a niente bucarlo prima credetemi…), dimenticate i dettami della nonna: aprite quel dannato forno e fermatelo! Bucatelo! Tanto non deve lievitare… Sfornate il vostro frollino gigante e prima che si raffreddi tagliatelo nelle forme desiderate. Una volta freddo risulterà molto più compatto, friabile, dorato all’esterno e all’interno di un bianco cremoso…

Bon appétit!
– Chiara Boem –