Andiamo a scoprire il primo numero di una nuova miniserie urban fantasy tutta italiana, creata da Gianfranco Staltari!
Il fumetto fantasy italiano è in netta ascesa, è un dato di fatto: negli ultimi anni il genere sta trovando – e provando –nuovi territori di conquista e nuove armate di fedeli, pronte a far garrire al vento il suo argenteo ed immortale vessillo. È il caso, ad esempio, della giovane 7age Entertainment, casa editrice di cui, ahimé, pare siano andate perse le tracce, o di Dragonero, la serie bonelliana che aspettiamo con trepidazione ogni mese (circa…tranquilli, che arriverà presto la recensione del numero 7!). Ed essendo noi di Illyon sempre pronti a dare man forte alle produzioni di casa nostra, potevamo mai lasciarci sfuggire Shapeshifter?
La serie, o meglio, mini-serie, lanciata lo scorso Lucca Comics & Games, nasce dalla mente di Gianfranco Staltari, curatore di Horror Magazine e già sceneggiatore di Schegge, raccolta di short stories a sfondo orrorifico, edita in Italia da EF Edizioni.
Tre sono le storie che si vanno a intrecciare nel corso di questo primo numero: sullo sfondo metropolitano di una notturna e deserta Darkan City, scopriremo, in apertura, le vicende dell’affascinante Eva, divenuta cacciatrice di demoni dopo lo sterminio, da parte di uno di loro, della sua intera famiglia. La sua maledizione è data dall’essere in grado di riconoscerli, mimetizzati sotto le spoglie umane, abilità che l’ha portata ad essere sola e raminga, estraniata dalla società civilizzata. La vendetta di Eva farà da trait d’union con l’origine e la repentina fine, narrata nei due episodi successivi, di Christian, che da povero nerd sfigato si trasforma in una creatura sovraumana, dotata di poteri vampireschi, che lo porteranno al faccia a faccia finale con Eric, il belloccio della serie, quello che una volta poteva considerare come migliore amico. Se possibile, Christian è una figura ancora più solitaria e tormentata di Eva, un ragazzo ostracizzato dalle solite convenzioni sociali che neppure grazie al supporto di Eric riesce ad integrarsi appieno nel mondo reale. Il morso del pipistrello, per quanto possa sembrare banale e iperabusata come meccanica di trasmissione dei poteri vampireschi, e per quanto la trasformazione avvenga, per motivi di trama, in maniera fulminea, andrà a liberare la parte più recondita e repressa del proprio Io, donandogli non solo un potere infinito ma, soprattutto, un senso di sicurezza e di appagamento che mai aveva provato prima. Sfido chiunque a non sentirsi esaltato ed invincibile, semmai dovesse capitarvi tra le mani un potere simile.
Quello che non mi ha convinto del tutto è la figura di Eric, il piacionico capitano della squadra di basket, che prende Christian sotto la sua ala protettiva ma che, senza alcun rimorso, prenderà la decisione di sterminare il suo compare di una volta. Ecco, qui, forse, avrei approfondito di più le sue motivazioni. Il suo gesto, la trasformazione di Christian, sono tutte conseguenza delle macchinazioni diaboliche e degli esperimenti di una sinistra società farmaceutica, intenzionata a dominare il mercato mondiale, e non solo…ehi, vi ho sentito, laggiù! Chi ha detto Umbrella Corporation?
Sul lato grafico, i tre artisti rispecchiano perfettamente lo stato d’animo dei protagonisti, dalle tavole di Francesca Ciregia, dal tratto veloce, quasi inquieto, arrivando a quelle più sofisticate di Marco Dominici, dalla regia quasi hollywoodiana, direi, anche se devo ammettere di aver apprezzato über alles il lavoro di Dario Viotti, con i suoi giochi di luce ed ombra, di milleriana memoria.
Shapeshifter strizza l’occhio svariate volte ai capisaldi del genere fantasy-orrorifico prima, fumettistico-cinematografico poi, che, nelle sue pagine, l’autore ha voluto omaggiare: si va dal poster di Kill Bill, alla già citata Umbrella Corp., a Misfits, senza dimenticare l’impronta che quel mostro sacro di Devilman dà al secondo episodio, nella trasformazione di Christian in discoteca, preso da una rabbia cieca, che sfocerà poi nel massacro dei demoni, capaci di confondersi sotto l’aspetto umano e pronti a fargli la festa.
Nel complesso, l’opera di Staltari si pone come un urban fantasy interessante ed accattivante, da leggere tutto d’un fiato. I risvolti della storyline anticipano un secondo numero che, siamo certi, non deluderà le aspettative.
Come sempre, restate collegati con noi, isolani, perché vi terremo aggiornati, non appena ci saranno succulente (è il caso di dirlo) news sulle prossime uscite della serie!
– Mario Venezia –