È una nuova, nuovissima alba per le scimmie più intelligenti della storia cinematografica: parliamo del seguito de L‘Alba del Pianeta delle Scimmie!
Salve a tutti cari isolani, oggi ci ritroviamo per parlare ancora un po’ di film e di cinema. Non lo facciamo per caso, né per buttar giù semplici parole, ma perché è giusto che si approfondisca uno degli anni più prolifici sotto questo punto di vista: il 2014 regalerà belle sorpresine agli amanti di fantasy e di sci-fi come noi. Ma bando alle ciance e veniamo subito a svelare il protagonista di oggi, il nuovo film de “L’Alba del Pianeta delle Scimmie“. Chi ha visto il primo lungometraggio già si aspettava una cosa del genere, visto che il finale lasciava irrisolti molti quesiti. Ed ecco esauditi i vostri desideri: la pellicola vedrà la luce sul suolo americano intorno l’11 luglio 2014, quindi in quel periodo (mese più, mese meno) potremo gustarcelo anche noi. Ma vi starete chiedendo come mai ne vogliamo parlare proprio adesso, visto che manca ancora un po’ di tempo alla sua uscita, e l’unica cosa certa fin ora è il trailer pubblicato lo scorso dicembre (lo trovate in fondo all’articolo). Ve lo state chiedendo?
Ebbene, già questo ha suscitato qualche disguido e qualche bufera (e non è la prima volta che capita). La colpa stavolta non è da far ricadere sulla qualità del film, né su attori, effetti speciali o altro, ma sul titolo e sulla sua traduzione. Incredibile a credersi, ma il casino è al 100% colpa dei traduttori italiani, che non hanno saputo seguire un minimo di regole inglesi e hanno incominciato a fantasticare su traduzioni e nuovi titoli. Ma andiamo con ordine, vi spiegherò tutto dall’inizio.
Come saprete, il primo film in lingua originale ha come titolo “Rise of the Planet of the Apes”. Ora, visto che in Italia non esiste proprio che un titolo, di qualsiasi prodotto si stia parlando, venga lasciato intatto, è stato liberamente tradotto con “Alba del Pianeta delle Scimmie”. Ok, visto che “Rise” significa “sorgere“, “crescere”, “ascendere” o “alzarsi”, ci poteva pure stare un poetico “alba di qualcosa”, che all’apparenza fa anche più fico. Ma di certo non si aspettavano che il seguito sarebbe stato intitolato proprio “Dawn of the Planet of the Apes“. “Dawn”, per chi non mastica l’inglese, sta a significare proprio “alba”, e per coloro che hanno il compito di stravolgere tradurre i titoli dei film in uscita è stato un vero e proprio guaio, visto che avevano già usato la parola “alba” per il primo film. Come uscire da questo cavillo linguistico creato dalle loro stesse mani? Semplice! Affibbiando al nuovo film un titolo terribilmente scabroso che riprende in parte il nome del lungometraggio del 1968 (quindi del romanzo originale), e in parte vi aggiunge una parola che fa ganzo e che invoglia i ragazzini sempliciotti a comprare il biglietto, ma che non ha nulla a che vedere con la storia del film:
Il pianeta delle Scimmie – Revolution
Revolution? Ma che significa quel “Revolution” se il titolo originale vuol fare intendere che il Pianeta delle Scimmie stia appena vedendo la luce? Come può esserci una rivoluzione se prima non c’è nemmeno il pianeta? È vero anche, però, che nel film assisteremo alla guerra tra Umani e Scimmie, che fino a quel momento avevano coesistito in pace (il motivo scatenante della rivolta è ancora da chiarire), quindi la rivoluzione potrebbe essere questa. Ma poi perché lasciarlo in inglese e non tradurlo come tutto il resto? Fa più fico leggere una parola inglese?
Comunque “Rivoluzione” io l’avrei dato magari al terzo o al quarto film (Dio non voglia), facendo intendere che dopo l’assoluto dominio dei nostri lontani parenti fosse ora che i pochi manipoli di uomini ancora in vita si riprendessero ciò che era giusto: la libertà. Non lo credete anche voi? Che ne pensate di questo fantastico lavoro di traduzione? Non c’è forse troppa libertà di traduzione in Italia?
Detto ciò, facciamo finta che ci sia passata la rabbia: possiamo constatare di avere di fronte un ottimo film con una qualità di effetti speciali davvero notevole. Ho apprezzato tantissimo il primo episodio, in cui il pathos regnava sovrano (per chi lo ha visionato come me, voglio ricordare la mitica scena in cui Cesare urla quel “NO” incredibile, dimostrando la sua evoluzione cognitiva e l’incredibile capacità di parlare). Anche in questo seguito, da quanto si può scorgere dal trailer, sembra che l’intrattenimento emotivo sia molto ben curato, per non parlare poi della parte visiva. Sono contento che il filone de “Il pianeta delle Scimmie” sia stato ripreso, perché non parliamo assolutamente di remake, ma di una sorta di prequel/approfondimento che non guasta l’incredibile emozione che ha saputo lasciarci il romanzo o il primo film tanto acclamato e tanto insuperabile.
Sarà promettente? O forse l’arte di creare trailer è ormai migliore di quella stessa di fare i film? Di certo non stiamo parlando di una nuova, sconcertante verità, ma di una concreta realtà con la quale stiamo vivendo questi ultimi anni con forte sofferenza. Troppe delusioni in giro.
C’è solo da sperare che questo non sia avvenuto e che il bel vedere che ci hanno propinato lo scorso dicembre sia frutto di una totale bellezza, e non di una parte per il tutto.
A farci sperare bene è anche la presenza di un cast eccezionale, con il nostro affezionatissimo Andy Serkis (nei panni/peli di Cesare), Gary Oldman, Jason Clarke e altri. Unica nota dolente è che per strada, insieme al regista del primo film, ci siamo persi anche la partecipazione del grande James Franco, al quale non è andata proprio giù la riscrittura della sceneggiatura e l’abbandono del regista Rupert Wyatt.
Non ci resta che attendere l’imminente estate e l’uscita nelle nostre sale cinematografiche di questa pellicola. Come promesso, a voi il trailer e a voi le conclusioni!
A presto!
– Giulio Marciello –