Nei decenni, l’immagine del “nerd” è andata a modificarsi seguendo molteplici percorsi. Cosa rappresenta il termine al giorno d’oggi?
Per comprendere appieno la condizione attuale è indispensabile determinare cosa sia etichettabile come nerd e con quali estremi poterlo definire, ma già a questo punto ci si imbatte in uno scoglio sorprendentemente ingombrante. Ipersemplificando la questione, limitandola alla passione per il fantasy e lo sci-fi, per esempio, ci ritroveremmo ad affrontare un viaggio sconclusionato; potremmo scavare nel passato fino ad arrivare a Star Wars, continuare imperterriti nella ricerca ed incontrare quel mattacchione di Orson Wells, indietro ancora si scorgerebbe Jules Verne con la sua passione per razzi e dinosauri, poi a ritroso fino a giungere da Lucianus Samosatensis e le sue satire feroci culminanti con esplorazioni “extraterrestri” oltre le colonne d’Ercole.
Una ricerca così approfondita e accurata, seppure encomiabile, richiederebbe anni e si concretizzerebbe in una massa di appunti tale da poter vergare un intero saggio – sentitevi liberi di sfruttare l’idea e di ringraziarmi con una lauta percentuale dei ricavi- quindi limiteremo l’analisi storica orientandoci in base alle origini etimologiche. Il termine “geek” – volendo qui considerare i geek/dork/nerd come appartenenti ad una medesima macrocategoria – vede le sue origini nell’Ottocento come contrazione di “gecken” o di “geck”, termine di origine tedesca che, imbastardito dagli anglosassoni, è andato a delineare quei fenomeni-da-baraccone che intrattenevano le folle recidendo a morsi le teste di polli vivi. Sebbene, per estensione, la cosa possa essere interpretabile come “quel tizio strambo con abitudini insolite e col quale non ti vorresti far vedere in giro”, non vi è un collegamento sufficientemente solido su cui lavorare e siamo costretti a fare un salto nel 1950. Il termine “nerd” viene riportato per la prima volta su carta dal Dr. Seuss che, in If I Ran the Zoo, lo riconduce ad un esserino peloso e dal carattere difficile. Anche in questo caso non abbiamo un riscontro diretto sulle origini dell’archetipo – anche se sapremmo fare diversi nomi di nerd irsuti e iracondi- ma la popolarità del romanzo ha diffuso questo particolare neologismo al punto che, nel giro di un anno, il Newsweek lo segnalava come sinonimo gergale di “noioso” e “banale”.
Gli anni ’50 hanno visto un periodo particolare della storia statunitense: finita la Seconda Guerra Mondiale vi era stato un boom di crescita delle occupazioni manifatturiere e il benessere si era diffuso a tutti i ceti sociali. È proprio in questa peculiare epoca di lusso e nuova tecnologia che sorgono dal brodo primordiale i primi nerd nel senso contemporaneo del termine; additati con fare ingiurioso, vi facevano parte tutti quegli individui i cui interessi non erano condivisi dall‘uomo di strada e che, di conseguenza, erano considerati strani o, quantomeno, insoliti. In un mondo dove l’industria dava poca importanza alle nozioni accademiche e gli hobby diffusi erano, causa mancanza di vere alternative, tutti legati ad attività sportive, gli intellettuali, i creativi e gli appassionati delle scienze erano classificati come esseri alieni degni di vessazioni; di contro, questi stessi individui fondarono, alla ricerca di accettazione e comprensione, un sottogruppo sociale rassegnato all’isolamento che sopravviveva grazie ad un filtraggio fortemente elitario (basti vedere l’iconografia degli imbranati radunati al medesimo desco che discutono usando termini matematici). Ecco qui convogliati tutti i tratti esemplari tramandati dai mezzi di comunicazione: personaggi anomali, rigettati dalla società, intelligenti, con passatempi insoliti e con una forma di snobbismo nei confronti del prossimo.
Negli anni ’70 gli U.S.A. iniziarono a concedere un merito maggiore ai valori culturali/educativi e il mondo si aprì a nuove possibilità: Wonder Woman e Hulk venivano proiettati in televisione, Star Trek era sulla bocca di tutti e il dimostrare apertamente un estremo interesse per la letteratura aveva perso la valenza negativa del periodo precedente. La pessima percezione della nomea di nerd, tuttavia, iniziò ad affievolirsi solo negli anni ’80, con la nascita del concetto di Orgoglio Nerd e fu stravolto nei ’90, quando la tecnologia e le scienze hanno acquisito nel mondo occidentale una predominanza non indifferente.
Dal periodo in cui ammettere di essere nerd era visto come un coming out – vi ricordate il finale della Rivincitá dei Nerd? – si é passati velocemente ad un mondo dove anche le “persone comuni” sono obbligate a sottostare alle regole informatiche. La transizione è stata graduale, per quanto rapida, e ha visto un’immensità di step intermedi che ne hanno mitigato il corso; ripescando solo negli ultimi 30 anni possiamo ricordare come il fantacalcio si sia insinuato nella abitudini degli stessi individui che canzonavano i giochi di ruolo, vediamo come anche i gradassi finiscano col ricorrere a YouTube per mettersi in mostra e, più recentemente, come gli smartphone stiano convertendo chiunque al mondo videoludico – settore considerato comunemente come apice del mondo nerd.
Con queste premesse, dunque, cos’è un “nerd” al giorno d’oggi? Ufficialmente, il nerd è oggi visto come un essere intelligente, interessante, socialmente accettato e, oramai, capita raramente che i genitori si disperino se la loro prole si rivela incline a queste tendenze… ma è forse più onesto ammettere che i mass media ne stiano traviando l’immagine e che, almeno per ora, la popolarità del movimento nerd sia dettata dalle leggi modaiole. Dalla televisione, infatti, notiamo che il disegno tipico del “secchione” venga spesso utilizzato in contrasto ad un concetto di stile auspicabile (comuni sono gli spot che mostrano come gli “sfigati” possano fare colpo su una donna utilizzando il prodotto reclamizzato); Allo stesso tempo, quando è necessario mostrare un geek interessante, il mondo cinematografico ci propone attori e attrici oggettivamente sensuali che dimostrano talenti tecnici senza eguali (magari un’Angelina Jolie hacker o una Megan Fox meccanica). Napoleon Dynamite, Sheldon Cooper, Louis Tully si trovano costantemente a combattere per essere visti e apprezzati dalla norma sociale – e spesso i film con personaggi simili vertono proprio su questa battaglia, ma almeno le loro passioni, prese singolarmente, non vengono più additate con la severità dei tempi andati.
L’archetipo geek mostra persino oggi una valenza intrisa di preconcetti e un tocco di diffidenza, ma l’astio con cui viene denigrato va placandosi gradualmente. Il fatto stesso che in questi anni sia di tendenza definirsi nerd – con hipster e gamers che infoltiscono i ranghi – dimostra come il mondo si stia aprendo a certe sfaccettature, accettandole e integrandole per intero. Si crea chiptune, al bar si sostituisce la briscola con Munchkin e si può discutere de Lo Hobbit senza sentirsi condannare, ma i bambini occhialuti che frequentano le elementari sono ancora costretti ad aggirarsi con fare circospetto per i corridoi delle scuole, temendo gli agguati dei prepotenti – almeno per ora.
–Walter Ferri–