Andiamo a confutare un po’ di miti che siamo soliti incontrare sui set fantascientifici: dalle improponibili teorie agli strafalcioni più evidenti!
Quante volte in film di fantascienza (e qualche volta anche in opere cartacee) abbiamo riscontrato cose che vanno al di là della pura fantasia e ci hanno lasciato un po’ stizziti? Non sarà mai capitato ai più ignorantelli, che forse di Fisica e delle sue leggi ne masticano meno di zero, ma visto che son ben consapevole che qui nessuno sia etichettabile in tal maniera, allora sono sicuro di parlare con chi mi capisce. Anche perché di Fisica vera e propria, per accorgersi di questi piccoli errori, non bisogna certo esser dei geni.
Partiamo con il dire, prima di sparar sentenze, che non siamo né dei fisici acclamati né dei mega criticoni: il compito di un film di fantascienza, infatti, è il semplice intrattenere, e non il divulgare verità matematiche e scientifiche. Quindi non incolperemo nessuno, semplicemente elencheremo qualche buffa trovata per ovviare alle varie esigenze registiche.
Iniziamo con il famoso “audio” nello spazio: e va bene! Sì! Lo sappiamo tutti che nello spazio non può esserci rumore alcuno e che percepire le esplosioni lontane o i suoni di astronavi è impossibile. Ma se ragioniamo insieme forse potremo trovare una specie di compromesso a questo mito: il suono si propaga grazie al movimento delle particelle (che sulla Terra noi chiamiamo volgarmente “aria”), le quali comprimendosi e dilatandosi arrivano fin a noi in forma di rumore (esempio i tuoni). Ora, immaginiamo che nell’universo esploda una gigantesca cisterna di ossigeno in modo tale da spargere ovunque il gas. Se fossimo abbastanza vicini all’incidente, capaci di sopravvivere senza tute incredibili che attutiscano ogni stimolo esterno, e se ci trovassimo in tempo in quel luogo prima che il gas si diradi, allora forse potremmo udire il classico “BUM” (ammesso che la cisterna fosse esplosa facendo “BUM”, e non “BAM”…). Questo fatto è confermato anche da alcuni studi che riportano possibile udire sensibilmente (ma comunque in maniera ridotta) il suono ad altissime quote, dove l’atmosfera è quasi del tutto assente. Che ne dite? Potrebbe essere fattibile? Non ci resta che comprare una cisterna di tale fattura e provare: nel frattempo dichiariamo “possibilmente limitato” questo mito.
Nel medesimo modo si potrebbero confutare il “fuoco” e le esplosioni nell’universo. Sì, anche qui sappiamo tutti il fatto nostro: non può esistere fiamma o esplosione nel cosmo, perché necessita del combustibile noto come Ossigeno per produrre una fiamma. Anche se, rifornendoci di un’altra incredibile cisterna come quella citata precedentemente e appiccando un bell’incendio, con una conseguente fuoriuscita improvvisa del gas, qualche fiamma potrebbe benissimo fuoriuscire dai limiti strutturali imposti del veicolo (seppur per un breve lasso di tempo). Se dovesse sembrare un po’ ostico crederci, si potrebbe fare un esempio forzato ricordando che qualche fiamma/esplosione può avvenire anche sott’acqua (e ne son accadute!) dove le condizioni non sono così ottimali per chi ha voglia di piromanzie. Di certo stare sott’acqua non è come passeggiare sulle stelle (anche se gli astronauti della NASA usano grandi vasche per simulare gli ambienti extraterrestri), quindi diciamo che è più impossibile che fattibile. No alle fiamme nel cosmo.
Altra cosa che mi ha sempre turbato è la forma delle astronavi utilizzate per i viaggi spaziali: che motivo c’è di fornire loro forme aerodinamiche se di aria nello spazio non ce n’è? Ok, i più furbetti potranno dire che la forma aerodinamica è essenziale per ridurre al minimo l’attrito provocato dall’atmosfera terrestre. Ma io mi riferisco a quelle usate per i viaggi spaziali: come astronavi madri enormi (obbligatoriamente costruite direttamente in orbita, quindi senza la necessità di forme affusolate) e soprattutto le maledettissime navette di salvataggio! Che senso ha farle quadrate, rettangolari, con il muso a punta simil-treno? Non è più utile farle a forma di sfere visto che una sfera, in generale, è quella che occupa meno spazio tra tutte le forme geometriche? Parlando ovviamente di forme aventi tutte lo stesso volume, questo è da sottolineare! L’elemento comodità dei passeggeri forse ne risentirebbe un pochino, ma penso che nessuno, in prossimità di morte, si lamenterebbe di non avere un posto confortevole.
Ultima cosa, ma non meno importante – e forse la più affascinante –, è il cosiddetto “Quo Vadis?“. Mi spiego meglio: lo spazio è sconfinato, immenso e antico. Le stelle che lo compongono possono sia essere delle giovincelle allegre di giusto qualche milione di anni, che tanto delle veterane da miliardi di anni. Questo è a discrezione della loro composizione, è ovvio, ma è certo che seguendo l’accreditata teoria del “Big Bang“, le stelle che si trovano al margine dell’universo sono certamente le più antiche, così antiche che molte sono già morte. Ebbene sì, persino alcune di quelle che si trovano ancora nel nostro cielo stellato, in questo momento, sono già passate a miglior vita. Vi starete chiedendo voi: ma come diavolo è possibile? Ma che va biascicando costui? Purtroppo è la triste verità (e di certo non l’ho scoperta io). Tutto ciò che ci resta di quegli incredibili ammassi stellari è la semplice luce, ancora in viaggio verso il nostro sistema solare. Anche la velocità della luce non può nulla in confronto alle immense distese dell’universo e deve prendersi il tempo che le serve. Tralasciando questo piccolo concetto, tanto scientifico quanto filosofico, incappiamo in un altro guaio: abbiamo parlato di “Big Bang”. Il simpatico evento che diede vita al nostro piano della realtà ha fatto in modo che ogni cosa sia in costante movimento dall’ipotetico centro universale (anche se la questione dell’esistenza di un possibile centro dell’universo è ancora in dubbio). Come se non bastasse, nello spazio le cose che sono più lontane da noi hanno velocità sempre maggiori (del resto, chi le può fermare, no?) e alcune hanno già raggiunto velocità relativistiche (comprese galassie e tutto il loro contenuto). Se questo è vero, gli scienziati hanno stabilito che tutto ciò che si trova oltre i 13,5 miliardi di anni-luce (che corrisponde più o meno all’età stimata del nostro cosmo) per noi è come se non esistesse, né esisterà mai. Infatti la loro luce non potrebbe mai raggiungerci per via del costante allontanamento e del progressivo aumento dello spazio che intercorre tra arrivo e partenza. La cosa ben più grave, inoltre, è che non sono le semplici cose a muoversi, come se noi spostassimo una pallina da un punto ad un altro, ma è lo spazio stesso ad espandersi, quindi non c’è per niente da stare allegri.
Detto tutto questo eccoci di ritorno al nostro “Quo Vadis”: dove cavolo vanno gli astronauti quando si teletrasportano “verso l’infinito e oltre”? Che ci vanno a fare se molti punti luminosi da noi, all’apparenza ancora in vita, in realtà non esistono più? E chi lo sa… Ma notate quanto sia affascinante porsi questa domanda: fa quasi sembrare che da qualche parte è già futuro, perché semplicemente è più lontano.
Una domanda che ci avvicina molto al capire la relatività del tempo, e della trama spazio-temporale che tanto ci riesce difficile immaginare come un tutt’uno. Solo la risposta sembra rimanere un’incognita.
Finito tutto questo monologo (forse vi ho annoiato? Spero di no!) e decretato che gli astronauti sono proprio alla deriva senza una meta, torniamo a noi con un ultimissimo strafalcione da film fantascientifico: il raggio laser. Porca vacca, il raggio laser! Se ne sono visti a milioni in questi film, eppure fanno tutti gli stessi errori. È un raggio laser diamine! È fatto di luce ed energia, quindi come è possibile vederlo ad occhio nudo come se fosse un simpatico rettangolino che fuoriesce dal nostro dispositivo? Ma soprattutto, come è possibile che una volta sparato non arrivi nell’immediato (o in una piccolissima frazione di tempo, per come avviene per ogni fascio di fotoni) a destinazione? È come se io accendessi una lampadina in una stanza buia, proiettandola su un muro, e prima che essa arrivi ad illuminare la parete ne veda fuoriuscire un fascio che viaggia nella stanza.
Anche se tutto questo non ha senso, nei film può averlo proprio perché sono tali e proprio perché si avvalgono di essere innanzitutto “Fanta-” (ma senza bollicine eh!). Non è affatto mia intenzione insultare le scelte di regia che hanno portato comunque grandi capolavori (Star Wars ad esempio, di cui sono un grandissimo fan, ma che è comunque stato eletto il film con più errori scientifici in assoluto).
Che dire, per oggi è tutto, e spero vi siate divertiti con me in questa singolare attività di ricerca e sbeffeggiamento degli strafalcioni, se così li vogliamo chiamare, cinematografici. Spero di avervi divertito e suscitato in voi interesse e domande, che potrete fare nei commenti tranquillamente. Potrete anche commentare la mia carenza in materia qualora abbia scritto baggianate, o qualora le mie reminiscenze in ambito fisico si siano dimostrate lacunose.
Buona vita a tutti, e non andate oltre i 13,5 miliardi di anni-luce!
– Giulio Marciello –